Roberta Amoruso, Il Messaggero 8/8/2014, 8 agosto 2014
COSÌ LA NUOVA SOCIETÀ PUNTA OLTRE OCEANO
IL PROGETTO
ROMA Metti insieme le «best pratice» degli arabi, capaci di 62 milioni di dollari di profitti, con la potenza dei nuovi aerei già ordinati da tempo dalla stessa Etihad e con le potenzialità di una compagnia, Alitalia, che, seppure in perdita può contare su un hub strategico in Europa con 48 milioni di turisti all’anno. Si capisce subito dalle 40 slides che sintetizzano i piani di Etihad per la nuova Alitalia quali sono le chiavi che intendono girare gli arabi per costruire «una nuova globale partnership di successo». Roma è destinata, di fatto a diventare un hub gemello di Abu Dhabi in Europa. E la sua missione sarà quella di spingere con Alitalia (titolare dei diritti di open skies che liberalizzano il traffico tra Europa, Usa e Canada) sui voli atlantici, Nord e Sud America, proprio mentre Abu Dhabi si concentrerà su Oriente e Oceania. La governance snella con un cda di soli 5 membri, compreso il presidente che dovrà essere rigorosamente indipendente, fa parte delle best practice che saranno importare dagli arabi nel nuovo modello di Alitalia, se vorrà davvero passare dai 300 milioni di perdite attese per il 2014 all’utile previsto nel 2017 (108 milioni),
IL MODELLO ARABO
La «complementarietà» tra i due gruppi è tutto per il piano di Etihad. Ma nei prossimi cinque anni Alitalia dovrà diventare qualcosa di molto diverso per integrarsi in quello che sarà un network di 95 milioni di passeggeri in tutto il mondo (Air Berlin in testa). Andranno dunque tagliate le rotte brevi point to point in perdita. Per puntare tutto sul lungo raggio, tanto trascurato negli ultimi anni dalla compagnia di bandiera. Ci saranno, infatti, 10 nuove rotte da sviluppare in cinque anni. E un ruolo chiave sarà giocato appunto da Fiumicino come hub intercontinentale, con cinque nuove rotte nei prossimi quattro anni. A Malpensa la missione di potenziare il traffico cargo, con rotte di lungo raggio che passeranno da 11 a 25 a settimana. Soprattutto verso Usa e Messico, ma anche verso Brasile, Ecuador, Argentina e verso l’Africa, mentre in Asia gli obiettivi saranno India, Pakistan e Bangladesh. Ma saliranno anche i collegamenti internazionali da Linate. L’intenzione è anche aumentare le connessioni tra città come Venezia, Catania e Bologna verso Abu Dhabi. Ma naturalmente la forza dell’accordo è l’integrazione del network da 95 milioni di passeggeri.
Tutto questo passerà da una riduzione della capacità di Alitalia nel breve periodo, necessaria per posizionare Alitalia per la crescita futura, spiega il piano. Il risultato sarà un incremento del 32% degli aerei «a doppio corridoio», con un taglio del 13% per quelli a corto raggio. In quest’ottica la compagnia di bandiera potrà contare anche sugli ordini di aerei fatti nel 2013 dagli arabi.
Ma sinergie e benefici dovranno essere anche commerciali. Un capitolo dove saranno sfruttate largamente le «best practice» degli arabi, da quelle nelle offerte per le imprese, alle vendite on-line. In questa direzione sarà cruciale una piattaforma comune di prenotazione e saranno massimizzate le vendite attraverso le Poste. Ma l’upgrade a cinque stelle sarà anche per i servizi per i clienti MilleMiglia. Un tassello in più per riposizionare il brand Alitalia già nel 2015. Si tratta di avere «la giusta forma per il futuro», dice il piano, ma l’impegno è «sostenere anche i dipendenti di Alitalia nell’accesso alle opportunità della partership». C’è «una lunga strada davanti», ammette Etihad, ma il progetto è di quelli a tripla «W» («Win-Win-Win), per i passeggeri, per i lavoratori Alitalia e per gli italiani.