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 2014  agosto 07 Giovedì calendario

ECCO PERCHÉ HO FATTO L’ETEROLOGA E HO SCELTO IL COLORE DI MIO FIGLIO»


«Io e mio marito non abbiamo perso tempo. Il 10 giugno la Corte costituzionale ha tolto di mezzo il divieto di eseguire la fecondazione eterologa in Italia. Due settimane: il tempo di sottopormi ai dovuti controlli e dalla Puglia siamo andati a Milano, nella clinica del professore Severino Antinori».
Avete fatto la fecondazione eterologa?
«Mio marito è sterile. Il 25 giugno ho espiantato gli ovuli, 13 in tutto. Sono stati fecondati con il seme di un donatore che non conosciamo, ma che sappiamo essere di etnia uguale alla nostra. L’inseminazione è riuscita in 3 ovuli. Due, di 8 cellule ciascuno, mi sono stati impiantati. Uno ha attecchito. E il 9 luglio ho finalmente saputo di essere incinta. Nostro figlio (o nostra figlia) nascerà a marzo».
Un figlio concepito col seme di un donatore esterno.
«Certo, ma nostro. A tutti gli effetti».
Ci mancherebbe.
«Abbiamo Saputo dell’infertilità di mio marito un anno dopo il matrimonio. È stato devastante. Soprattutto per lui. Io ho 28 anni. Il mio uomo mi ha proposto l’eterologa. È cresciuto senza padre e il pensiero di non diventare mai padre a sua volta era inaccettabile. Così ho accettato di ricorrere all’eterologa, per amore nei suoi confronti e del figlio o dei figli che nasceranno. Perché noi proveremo a mettere al mondo anche un fratellino o una sorellina. Ma a una condizione».
Quale condizione?
«Avere il diritto non soltanto di sapere che il donatore sia sano, ma anche che questi sia compatibile».
In che senso un donatore compatibile?
«Uguale nella razza, nel colore della pelle. Ovvio. Mi scusi, il ministro dice che questa prerogativa non deve rientrare nelle norme che regolano l’eterologa. Ma le pare? Non è giusto. Altro che discriminazione razziale, come sostiene la Lorenzin. Nel nostro caso è così. E chissà quanti altri milioni di miliardi di casi ci sono simili al nostro».
Quale caso è, il vostro?
«È il caso di una coppia disperata, come molte a cui la natura ha posto l’ostacolo di non poter procreare in modo normale. Prima che la legge sull’eterologa passasse in Italia siamo andati all’estero. Abbiamo fatto infiniti tentativi di inseminazione. In Svizzera mi sono sottoposta a tre interventi di fecondazione eterologa. Nulla è andato a buon fine. Abbiamo sofferto moltissimo. Stress psicologico, fisico, enorme dispendio di soldi. Per I viaggi, i pernottamenti negli alberghi, le terapie, gli ormoni, le ecografie eccetera. Senza trascurare che i costi della fecondazione eterologa, all’estero, sono tre volte superiori che in Italia. Gli ospedali stranieri poi... come non bastasse, ci guardavano storto, trattandoci come pazienti di second’ordine. Questa legge ci ha salvato. Ma anche altri diritti sono sacrosanti e vanno rispettati».
Che il donatore sia della stessa razza della coppia che riceve i gameti, è secondo voi un diritto?
«Non solo per noi, ma anche per il nascituro. Mi spiego: io e mio marito non intendiamo rivelare a tutto il mondo la sua infertilità. È un fatto personale, doloroso. Che preferiamo dividere solo con chi riteniamo. Questa nostra scelta, libera, non può essere impedita. Ma è ovvio che se io e mio marito siamo bianchi ed europei e nostro figlio nasce nero o con gli occhi a mandorla perché il donatore è africano o cinese, a noi che abbiamo diritto a non rivelare che abbiamo avuto un figlio con l’eterologa, questo non può stare bene».
Conoscete il vostro donatore?
«Sappiamo che è sano. Di razza uguale alla nostra. E sappiamo che siamo liberi di dire oppure no al nostro bambino che viene dal seme di un uomo che non è quello del padre che lo crescerà, lo educherà e lo amerà».
Glielo direte, un giorno?
«Non abbiamo preso alcuna decisione in questo senso. E pretendiamo di poter scegliere se mantenere il segreto. Anche per lui e non soltanto per noi. O per me...».
Perché per lei?
«Mi sembra evidente che se io sono bianca come mio marito e metto al mondo un figlio nero, chi non mi conosce è legittimato a pensare che sia una moglie infedele. Non sono tenuta a dire o giustificare che mio marito è sterile e perciò ho fatto l’eterologa. Chiaro alla Lorenzin? E non finisce qui: se mio figlio scoprisse di essere stato concepito da un uomo che non è suo padre e per questo decidesse di andare dal padre naturale? Chi lo fermerebbe? Il ministro che teme di essere razzista e per questo distribuisce gameti alla cieca?».
Vero che un vostro ovulo inseminato è stato sequestrato?
«Sì, un fatto gravissimo. È successo sabato, quando i Nas sono andati nella clinica di Antinori. Hanno portato via il mio ovulo con 7 cellule. Quell’ovulo è mio, è stato concepito dallo stesso donatore di mio figlio e in futuro mi dovrà essere impiantato. Lì c’è una vita, la nostra vita. E se si dovesse spezzare, qualcuno dovrà rispondere».