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 2014  agosto 06 Mercoledì calendario

GAZA UN MESE DI GUERRA TRENTA ANNI PER RICOSTRUIRE

Gerusalemme
Forse questa è la volta buona. Dopo un mese di bombardamenti, quasi 2mila morti e 9mila feriti Hamas e Israele stanno dialogando. Il governo israeliano avrebbe respinto, in linea di principio, tre dei sette punti contenuti in un documento unitario delle fazioni palestinesi proposto tramite l’Egitto per arrivare, durante le 72 ore della tregua, ad un accordo di cessate il fuoco duraturo. Lo riferisce l’emittente libanese al Mayadeen citando fonti diplomatiche al Cairo, secondo le quali i punti non accettati dagli israeliani prevedono la costruzione del porto e l’aeroporto a Gaza e un collegamento tra la Striscia e Cisgiordania. Il governo dello Stato ebraico avrebbe accettato invece le richieste palestinesi che riguardano la fine delle operazioni militari e la revoca dell’assedio a Gaza, il rilascio dei detenuti e l’estensione della attività di pesca nella Striscia entro 12 miglia nelle acque territoriali.
In queste prime ore di tregua sono centinaia le famiglie gazawi che hanno lasciato i rifugi di fortuna per tornare alle loro case, o a cosa rimane di esse. La devastazione è totale. Interi edifici sono stati rasi al suolo. L’Idf ha pubblicato una lunga lista di obiettivi che sono stati colpiti, circa 4800 a Beit Hanoun, Jabalia, Khan Jounis, Kuzaa, Rafah.
Botole di accesso ai tunnel, depositi, piattaforme di lancio dei razzi, tutto è stato pesantemente bombardato. Secondo i dati dell’Ocha, l’ufficio delle Nazioni Unite che si occupa degli affari umanitari, per la ricostruzione ci vorranno 30 anni. I dati sono ancora incompleti, ma a una prima stima si contano oltre 1700 case completamente distrutte, mentre quasi 9000 sono inabitabili. L’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei profughi palestinesi, ha accolto in 90 strutture circa 270mila persone. Ma il numero degli sfollati è molto più alto, fonti non governative parlano di mezzo milione di persone. Nei raid aerei israeliani è stata colpita l’unica centrale elettrica della Striscia. Da oltre una settimana il 90% della popolazione è senza corrente elettrica. Le fogne sono state danneggiate provocando l’inquinamento dei pozzi, dai quali i gazawi ottengono la maggior parte dell’acqua. Negli ultimi attacchi su Rafah è stato bombardato anche l’impianto di desalinizzazione dell’acqua. Anche i presidi sanitari sono stati colpiti, tra questi sette ospedali, almeno in due di essi sono morti dei pazienti e del personale medico. Nulla si è salvato alla forza di Tsahal: diverse strutture delle Nazioni Unite sono state bombardate, nelle esplosioni sono morti, oltre a decine di civili, anche alcuni dipendenti dell’Onu. Il conto più grave è quello delle vittime palestinesi: 1867 persone, di cui 429 bambini, 243 donne e 70 uomini sopra i sessant’anni.
Su Israele sono stati lanciati oltre 3300 razzi, con una media giornaliera di 120. Circa 2500 ordigni sparati da Hamas sono caduti in zone aperte, senza causare danni, mentre 115 sono arrivati su aree popolate. L’Iron dome ne ha intercettati quasi 600. Grazie a questo il costo in vite umane per i civili in Israele è stato contenuto: due civili sono morti nel sud del Paese e ha perso la vita anche un bracciante thailandese. Molto più alto il prezzo pagato dall’esercito, sono infatti 64 i militari uccisi, negli scontri con i miliziani. La guerra forse finirà con un accordo nei prossimi giorni, ma il costo della ricostruzione è ancora incalcolabile. Intanto lo Shin Bet (Servizi segreti israeliani) ha arrestato il mandante del rapimento e dell’uccisione dei tre ragazzi ebrei, avvenuto a giugno in Cisgiordania. Secondo il servizio di sicurezza interno Hussam Kawasmeh era finanziato da membri di Hamas a Gaza. Il rapimento dei tre ragazzi – Ghilad Shaer, Eyal Yifrach e Naftali Frenkel – si era concluso col ritrovamento dei loro cadaveri nella zona di Hebron. Dagli interrogatori di Kawasmeh, lo Shin Bet è giunto alla conclusione che il rapimento non è stato un’iniziativa privata di una cellula di Hamas attiva a Hebron, ma ha coinvolto anche quadri dell’organizzazione a Gaza.
Cosimo Caridi, il Fatto Quotidiano 6/8/2014