Paolo Mastrolilli, La Stampa 6/8/2014, 6 agosto 2014
“SULLA CRESCITA STIAMO CON L’ITALIA LA UE SIA COMPATTA CONTRO MOSCA”
[Intervista a John Kerry] –
Gli Stati Uniti sostengono l’agenda economica per la crescita che l’Italia sta promuovendo in Europa, chiedono alla Ue di restare compatta nel fronteggiare la Russia in Ucraina, e aiutare la popolazione a Gaza. Lo fanno attraverso il segretario di Stato John Kerry, che in questa intervista esclusiva con «La Stampa» discute le priorità nel rapporto fra Usa e Ue durante il semestre italiano.
Signor segretario, quali sono le questioni più pressanti su cui gli Stati Uniti vogliono lavorare con l’Europa nei prossimi mesi?
«Abbiamo molti temi in agenda, e siamo felici di lavorare con l’Italia durante la sua presidenza dell’Unione europea. Puntiamo ad una partnership ambiziosa con la nuova leadership della Ue, nel Consiglio, la Commissione e il Parlamento. Oggi non c’è una regione o un tema su cui gli Stati Uniti e la Ue non siano strettamente coordinati. Una delle sfide più grandi è la crisi in Ucraina. Il tragico abbattimento dell’aereo malese che ha tolto la vita a così tante persone innocenti, la maggior parte cittadini dell’Ue, sottolinea il pericolo che la situazione attuale presenta per tutti noi. Dobbiamo mettere fine a questa crisi ora, e dobbiamo impedire che questo genere di eventi terribili possa accadere ancora. Tutti abbiamo detto le cose giuste, Stati Uniti, Unione Europea, e Russia: i separatisti devono impegnarsi ad accettare un cessate il fuoco, restituire i posti di frontiera che hanno preso, e rilasciare tutti gli ostaggi. Ma mentre gli Stati Uniti, la Ue e gli ucraini hanno dato seguito alle loro parole forti con azioni concrete, la Russia ha semplicemente evitato di farlo. Come ha detto lo stesso ministro degli Esteri italiano Mogherini, abbiamo bisogno di una “forte e unitaria risposta della Ue”, per far capire che questo comportamento è inaccettabile. Dobbiamo mantenere alta la pressione, come noi abbiamo fatto imponendo sanzioni di livello crescente. Durante la leadership italiana della Ue vogliamo lavorare a stretto contatto con le autorità ucraine e i nostri alleati europei, per portare entrambe le parti del conflitto al tavolo del negoziato, far diminuire le tensioni con la Russia e con i separatisti appoggiati dalla Russia, difendere la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, e sostenere il suo popolo mentre lavora per rafforzare la democrazia e prende le decisioni riguardo il proprio futuro. Questo è un diritto basilare, che noi che viviamo nelle democrazie occidentali certe volte possiamo dare per scontato, ma è la ragione per cui gli ucraini hanno resistito insieme per mesi sul Maidan, attraverso tutte le intemperie e le minacce di violenza. Hanno resistito per il diritto di determinare il futuro del proprio paese e di loro stessi».
Gli alleati europei hanno collaborato con gli Usa nell’imporre sanzioni alla Russia, ma in una recente intervista con «La Stampa» il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ha detto che non dovremmo compromettere i risultati raggiunti nel dialogo con Mosca dopo la fine della Guerra Fredda. Quale messaggio vorrebbe mandare agli alleati europei, riguardo le future azioni che potrebbero essere necessarie per prevenire ulteriori aggressioni da parte russa?
«La tragedia del volo MH17 ha reso chiaro ciò che avevamo a lungo paventato: ci sono conseguenze per l’escalation del conflitto nell’Ucraina orientale che vanno ben oltre i confini dell’Ucraina. Il loro impatto non potrà essere localizzato o contenuto. Gli Stati Uniti e l’Europa lavoreranno con il governo ucraino e gli investigatori internazionali per portare davanti alla giustizia i responsabili dell’abbattimento del volo MH17. Il presidente Putin e il governo russo hanno la responsabilità del supporto fornito ai separatisti, le armi e l’addestramento che hanno dato loro, e che continuano a dare, incredibilmente, anche dopo l’abbattimento dell’aereo malese».
Le sanzioni saranno sufficienti per convincere Mosca?
«Le sanzioni hanno avuto un impatto sulla Russia, e quando gli Usa e l’Europa sono uniti, l’impatto può essere profondo. Noi tutti siamo d’accordo nella preferenza per una soluzione diplomatica, ma quando la Russia continua l’escalation del suo sostegno per i militanti violenti nell’Ucraina orientale, incluso il tipo di armi che hanno abbattuto il volo MH17, noi dobbiamo imporre dei costi. Accogliamo con favore la recente decisione dell’Unione europea di aggiungere 15 nomi e 18 enti alla sua lista delle sanzioni, mettendo davanti alle loro responsabilità coloro che hanno compiuto azioni contro l’integrità territoriale dell’Ucraina, incluse quelle per ottenere l’annessione della Crimea attraverso la forza. Gli Stati Uniti sono pronti a considerare ulteriori passi, e ci stiamo coordinando con gli alleati del G7 ed europei. Il nostro obiettivo è convincere il presidente Putin a sostenere le sue parole con azioni concrete, in modo che possiamo unirci nel perseguire un cammino per la pace».
Il Medio Oriente è di nuovo nel disordine. Le tensioni sono alte dopo le operazioni di terra lanciate da Israele a Gaza, e molti osservatori europei hanno sperato che gli Usa convincessero lo Stato ebraico a fermarsi. La Ue e l’Italia cosa potrebbero fare per aiutare a fermare le violenze?
«Noi siamo tutti profondamente preoccupati per l’escalation degli eventi in Israele e a Gaza, e per la continua perdita di vite innocenti da entrambe le parti. Stiamo lavorando per trovare una via d’uscita. Abbiamo apprezzato l’iniziativa presa il 22 luglio scorso dal Consiglio dei ministri degli Esteri della Ue, per sollecitare tutte le parti ad applicare in buona fede un cessate il fuoco immediato, e abbiamo apprezzato anche la recente visita del ministro Mogherini nella regione. L’Egitto è stato storicamente un mediatore di pace, e noi speriamo che la Ue e gli altri promuovano l’iniziativa egiziana per il cessate il fuoco, evitando giudizi di parte che aumentano solo le tensioni. Incoraggiamo anche tutti i partner e la comunità internazionale a rispondere alle necessità umanitarie della gente di Gaza».
Il negoziato nucleare con l’Iran è stato esteso: come può favorirlo l’Europa?
«Sull’Iran, come ho notato a Vienna, la Ue rimane un partner indispensabile nelle trattative. Io elogio la superba guida di questi negoziati condotta da Cathy Ashton. La Ue nel suo insieme, e i singoli stati membri, restano profondamente scettici sulle intenzioni nucleari dell’Iran, e sono anche altamente critici sugli abusi dei diritti umani da parte di Teheran, e sul sostegno al regime siriano. I nostri partner nella Ue hanno preso anche seriamente l’applicazione del Joint Plan of Action on Iran, e noi siamo ansiosi di lavorare con loro durante il periodo di estensione delle trattative».
Ha citato la Siria, che resta una crisi aperta.
«Sulla Siria, gli Stati Uniti e l’Europa continueranno l’impegno per eliminare le armi chimiche in maniera sicura e rispettosa dell’ambiente. L’Italia ha giocato un ruolo importante in questo sforzo. La rimozione di oltre 1.300 tonnellate di armi e materiali chimici siriani è stata una pietra miliare che ha fatto progredire la sicurezza internazionale. Ha rimosso un’arma orribile dall’arsenale del governo di Damasco, e ha mandato un segnale chiaro al mondo che l’uso di queste armi ha conseguenze e non sarà tollerato dalla comunità internazionale».
Il ritiro dall’Afghanistan procederà come previsto nel 2014?
«Questo sarà un anno fondamentale per l’Afghanistan. Insieme ai nostri alleati e al governo afghano abbiamo concordato di concludere la missione di combattimento e cominciare la transizione verso una missione “train, advise and assist”, focalizzata sulle forze di sicurezza afghane».
Che contributo chiedete all’Italia dopo il 2014?
«Noi condividiamo con l’Italia lo stesso obiettivo per la transizione politica attualmente in corso: un Afghanistan stabile, sovrano e unito, che non possa mai più essere un paradiso da cui i terroristi operano nell’impunità. L’Italia è stata un leader straordinario, nella Nato e globalmente. Noi siamo orgogliosi della nostra partnership nel costruire un futuro solido per l’Afghanistan. L’Italia ha il quarto contingente più grande, con 2.000 soldati nell’Isaf, ed è responsabile per la sicurezza e lo sviluppo ad Herat. Gli italiani dovrebbero essere orgogliosi degli sforzi compiuti dal loro paese per favorire una transizione morbida nell’Afghanistan occidentale. Noi apprezziamo enormemente anche l’impegno dell’Italia a finanziare le Forze di sicurezza nazionali afghane dopo il 2014».
L’Italia e l’Europa hanno un serio problema di immigrazione dall’Africa; gli Usa dal Messico. Le nazioni sviluppate come dovrebbero affrontare la pressante questione delle migrazioni in arrivo da quelle povere?
«La realtà e le sfide nell’assicurare i nostri confini e gestire il flusso delle persone che emigrano fuori dai canali regolari sono incredibilmente complesse. Noi sappiamo che molti cercano migliori opportunità economiche, o scappano dalla paura di persecuzioni e violenze nelle loro patrie. Gli Stati Uniti sono impegnati a lavorare con i partner internazionali per affrontarne le cause alla radice, sviluppando risposte che scoraggino la pericolosa migrazione irregolare, e assicurino la protezione di coloro che ne hanno bisogno. Dobbiamo migliorare i canali sicuri e ordinati dell’immigrazione, mentre colpiamo il contrabbando illecito e il traffico di esseri umani».
L’Italia propone all’Europa una politica economica concentrata sulla crescita più che sull’austerità. Condividete questa agenda?
«Noi sosteniamo gli sforzi dell’Italia per potenziare la crescita, attraverso riforme strutturali difficili ma necessarie, come quella della pubblica amministrazione, la spesa statale e i mercati del lavoro. Simili sforzi hanno potenziato la produttività e la competitività altrove nell’Eurozona».
L’accordo Ttip per i commerci come può aiutare gli Usa e la Ue?
«Noi vogliamo portare la nostra partnership economica e commerciale con l’Europa a un livello superiore, per promuovere l’innovazione e la creazione dinamica del lavoro nel ventunesimo secolo. La Transatlantic Trade and Investment Partnership è essenziale per creare la crescita, e posti di lavoro che libereranno opportunità per i giovani e gli imprenditori su entrambe le sponde dell’Atlantico. Le piccole e medie aziende sono le nuove guide nella creazione del lavoro nel mondo d’oggi. Esse beneficeranno dall’eliminazione delle tariffe e delle barriere in aree come l’agricoltura, il settore manifatturiero e quello farmaceutico. Armonizzare gli standard significa che giocheremo tutti con le stesse regole. Allargare i corridoi del commercio e delle opportunità economiche su entrambe le sponde dell’Atlantico aprirà le porte per posti di lavoro di alto reddito e alta qualità per molti anni a venire».
Paolo Mastrolilli, La Stampa 6/8/2014