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 2014  agosto 06 Mercoledì calendario

«UNICREDIT È FORTE, CONFERMATI I TARGET»

[Intervista a Federico Ghizzoni] –
Il quadro è peggiorato,in Italia la ripresa stenta. Ma UniCredit è forte, e gli obiettivi del piano restano tutti alla nostra portata». In attesa che l’Istat oggi dia il responso sul secondo trimestre, il ceo di UniCredit, Federico Ghizzoni, per il 2014 non si fa grosse illusioni: «Ci attendiamo al massimo una crescita del Pil pari allo 0,3%». Meno dello 0,4-0,5% posto alla base del piano industriale approvato a marzo, che però è confermato: «La banca ha dimostrato di sapersi muovere nella direzione giusta: nella prima metà del 2014 abbiamo migliorato la nostra posizione di liquidità e accelerato sui nuovi impieghi, ma al tempo stesso siamo riusciti a rafforzare il capitale di 90 punti base. Stiamo raccogliendo tutti i frutti del lavoro fatto negli ultimi anni».
In Italia la banca commerciale ha registrato 574 milioni di profitti nel secondo trimestre, il 16,6% in più del primo. Fino a quando UniCredit potrà crescere in un Paese fermo?
Il trend è sostenibile, ma non dobbiamo illuderci di poter fare a meno della ripresa: il dato sicuramente non esaltante di oggi ci deve ricordare che l’Italia non può viaggiare al traino di chi corre più veloce di noi.
È confermato anche l’obiettivo di redditività, che prevede 2 miliardi di utili nel 2014?
I risultati del primo semestre ci avvicinano a quell’obiettivo, che comunque rappresenta una sfida importante. Detto questo, per il futuro dobbiamo essere in grado di dare soddisfazioni ancora più grandi ai nostri azionisti.
Il 2014 potrebbe riservare loro maggiori soddisfazioni del 2013, quando avete staccato una cedola di 10 centesimi?
Per il momento stiamo accantonando un importo pari a quello dello scorso anno. Se ci saranno le condizioni, potremo rivederlo.
L’anno scorso avete optato per la formula dello scrip dividend, che consentiva ai soci di incassare la cedola cash o in azioni. Com’è andata?
Il 69% dei soci ha optato per le azioni, sia tra i privati che tra gli istituzionali. È un segnale di fiducia nella banca, e in più ci ha consentito di poter contare su 9 punti base in più di capitale.
Nel primo semestre sono calati dell’1,4% gli accantonamenti sui crediti. Prevede che si continuerà su questa linea anche nella seconda parte dell’anno?
Sono ottimista, perché i flussi dei crediti in entrata sono molto al di sotto della media di sistema: se guardiamo ai soli deteriorati, nel primo semestre di quest’anno rispetto al primo semestre dell’anno scorso UniCredit ha registrato un calo del 3,1%, contro un aumento medio di sistema dell’11,1%; significa che la qualità del nostro credito è buona, che dal 2010-2011 in questa banca si è lavorato bene. Anche per questo siamo stati in grado di aumentare del 52,3% i nuovi crediti a medio-lungo termine in Italia.
A ottobre arriveranno le pagelle Bce. Che cosa vi aspettate?
Non percepiamo particolari criticità, pensiamo di aver svolto un ottimo lavoro: all’unione bancaria guardiamo più con attesa che con ansia.
Perché?
Avremo evidenti vantaggi nella gestione del capitale e della liquidità, ma anche dell’organizzazione interna: l’unione bancaria ci consentirà di integrare molto di più le nostre banche a cui attualmente è richiesto invece di operare in completa autonomia. Avete quantificato i risparmi?
Non ancora, ma saranno importanti: penso ad esempio ai 250 milioni che ogni anno spendiamo fra extratasse,contributi e costi relativi all’attuazione delle normative locali.
Come reagiranno i mercati ad Aqr e Stress test?
Credo che ci sarà nervosismo soprattutto nelle settimane precedenti: dal rientro delle ferie mi aspetto una fase di volatilità accentuata.
Come se la caveranno le banche italiane?
Grazie anche all’azione della Vigilanza, gli istituti italiani hanno fatto molto in questi mesi: anche nel caso in cui capitasse che qualche istituto si trovi sotto la soglia minima di capitale richiesto non mi aspetterei alcun rischio sistemico.
Chi sarà in difficoltà, guarderà al mercato: che ruolo avrà UniCredit?
In Italia, dove credo che il regolatore non eserciterà pressioni perché banche sane si facciano carico di banche con problemi, abbiamo una strategia che non si concilia con acquisizioni di alcun tipo.
E in Europa?
Vedremo che cosa ci sarà di disponibile. Valuteremo eventuali operazioni mirate, come quelle che nelle ultime settimane ci hanno portato ad acquistare portafogli corporate in Romania e in Repubblica Ceca. Anche in Germania, seppure per linee interne, siamo interessati a crescere nel corporate.
Avete ricevuto diverse offerte per Pioneer, di cui una – non confermata – arriverebbe dal Santander. Ma è pensabile che il partner per la crescita sia una banca concorrente?
La priorità sono le prospettive di sviluppo offerte da chi si fa avanti. Da un fondo mi aspetto risorse che consentano nel tempo di crescere in termini di dimensioni attraverso acquisizioni. Da una società di asset management mi aspetto un immediato contributo in termini di masse, ma allo stesso tempo non andrebbe sottovalutata la complessità di una eventuale fusione.
La cessione di Uccmb sta richiedendo più tempo del previsto. Perché?
L’operazione è complessa, perché le opzioni riguardano sia la vendita della banca sia di una parte solo dei suoi crediti. Si tratta di valutare e calibrare offerte diverse.
Avete già deciso l’ammontare dei crediti che venderete?
No.
Come procede l’operazione sui crediti ristrutturati con Intesa e Kkr?
Si stanno definendo le tecnicalità. Una volta concluso il processo si inizierà, insieme a Kkr, a selezionare le imprese su cui investire.
Su Alitalia si dice fiducioso. Ma è certo che non servano, in futuro, nuovi aumenti?
Per forza: è per evitare questa eventualità, d’altronde, che si è portato a 300 milioni l’aumento attuale.
In Italia si ragiona della possibilità di introdurre il voto multiplo per gli azionisti fedeli. Che ne pensa?
Se non la viviamo con i soliti isterismi, è un’innovazione che può aiutare a stabilizzare l’azionariato e premiare gli azionisti di lungo termine.
@marcoferrando77
Marco Ferrando, Il Sole 24 Ore 6/8/2014