Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 06 Mercoledì calendario

ECCLESTONE SE LA CAVA PAGA UNA CIFRA RECORD ED EVITA LA PRIGIONE


DAL NOSTRO INVIATO BERLINO — «Non luogo a procedere — gli dice il giudice —: ha una settimana per versare 74 milioni d’euro». Fanno 100 milioni di dollari, gli sussurra l’avvocato: 99 al governo tedesco, uno in beneficenza ai bambini malati... «Intende pagare subito, signor Ecclestone?». Più rapido d’un pit-stop, il piccolo-grande patron dell’automobilismo capisce che la pioggia è finita, ora si può correre. «Sì — risponde secco —: Let’s go !». Quattro strette di mano al presidente, al pm, all’interprete e allo stenografo. Mister Bernie esce lesto dal tribunale di Monaco e da tre mesi di processo che l’angosciavano, per infilarsi nella limousine coi vetri oscurati e dire a tutti: «Bye-bye, vado a occuparmi di Formula 1...». La magistratura bavarese ha deciso di non decidere: né colpevole, né innocente. Stabilisce solo che non ci sono prove per continuare ad accusarlo di corruzione, tantomeno per metterlo in carcere. Cento milioni possono bastare, bye-bye.
Giustizia a oreficeria. Con pena cash. In Germania si può: l’ottennero l’ex cancelliere Helmut Kohl per i fondi neri Cdu e il ciclista Jan Ullrich che doveva ripulirsi dal doping. Nessuno però aveva mai pagato cifre simili. E nessuno era mai stato accusato d’avere girato (anno 2006) una tangente da 55 milioni al banchiere Gerhard Gribowsky, per corrompere un pubblico ufficiale e accaparrarsi i diritti sulla F1 che appartenevano alla banca BayernLB. «S’è lavato la fedina», è duro l’editoriale del Sueddeutsche Zei tung . «C’è l’amara sensazione che non tutti siano uguali davanti alla legge», scrive la Bild , osservando che lo stesso giudice aveva già condannato Gribowsky a otto anni: «Quando non puoi sistemare un problema coi soldi — il giornale cita una battuta del regista Emir Kusturica —, puoi sempre sistemarlo con altri soldi». «Quale che sia la situazione finanziaria e il posto nella società — dice l’ex ministra tedesca alla Giustizia, Sabine Leutheusser —, ciascuno dovrebbe rendere conto delle sue responsabilità».
L’incensurato Bernie scampa a dieci anni di galera e, ottantatreenne, può godersi gli 85 anni di diritti sulla Formula 1 che ancora gli restano da sfruttare. «Questo mondo l’ha costruito lui — esulta Niki Lauda — ed è l’unico che conosce tutto: business, problemi delle squadre, ha tutto in testa...». Sopravvissuto a tre costosi divorzi, a tre figli e a una giovanissima moglie brasiliana che gli rimproverano di non avere nemmeno uno yacht o un jet, il bianco Bernie se l’è cavata sostenendo d’avere subìto un’estorsione: ora dovrà affrontare la causa civile della BayernLB, che gli chiede 400 milioni di danni. L’ex venditore d’auto oggi ha un patrimonio personale di 4,5 miliardi di dollari e un potere enorme. A fine luglio, al Gp d’Ungheria, un giornalista gli aveva chiesto se fosse nervoso: «Quando sarò in prigione — aveva scherzato —, vieni a trovarmi: avremo tutto il tempo per una grande intervista...». Niente cella: si potrà fare ai box.