Francesco Battistini, Corriere della Sera 6/08/2014, 6 agosto 2014
LE MAIL CI INSEGUONO ANCHE IN VACANZA BERLINO: VIETIAMOLE
DAL NOSTRO INVIATO BERLINO — Ogni volta che da Berlino va in Polonia a trovare i parenti nel weekend, Herr S. C. ha un incubo che l’insegue: lo smartphone aziendale. «Il mio ufficio sta aperto tre volte la settimana — ha raccontato alla Dgb, il maggiore sindacato tedesco, in una ricerca del 2013 su “Lavoratori e reperibilità” —, ma poi arriva sempre un’email: puoi fare questo, puoi controllare quella cosa?... Non c’è pace. Io non dico mai di no, ovvio. Un giorno però mi ha convocato la mia capa: aveva in mano la bolletta telefonica e voleva spiegazioni per tutte quelle spese di roaming! Non solo non ti pagano lo straordinario: pretendono anche d’essere rimborsati!...». Quante email di lavoro ricevete sotto l’ombrellone? Siete obbligati a leggerle anche in queste settimane di ferie? E se state scalando una roccia, vi arrivano sms o chiamate dai vostri superiori? Sehr Gut, anzi no: foste in Germania, fra qualche mese potreste fare una bella causa. E magari chiedere i danni da stress. Perché se il settimo giorno pure Dio si riposò, non si capisce perché l’Homo Informaticus debba stare sempre lì a connettersi, cliccare, dimostrare efficienza. Da Porsche a Deutsche Telekom, i grandi gruppi tedeschi hanno calcolato che, leggere la posta elettronica mentre si «svacanza», è un danno per chi lavora e per chi fa lavorare: a settembre, si torna in azienda meno riposati e si rende di meno. Di più: i manager di Volkswagen, dal 2011, hanno messo nero su bianco che il dipendente non può (pena sanzioni) usare email aziendali mezz’ora dopo la fine della giornata lavorativa. Alla Daimler, c’è una casella postale («mail on holiday») che fa da filtro al lavoratore fuori servizio. E buoni ultimi anche i politici, ora, si stanno convincendo: «Bisogna fare una legge antistress — propone Ursula von der Leyen, già ministra della Merkel per la Famiglia —, nel tempo libero ci si deve dedicare al partner, ai figli o a se stessi: non al telefonino». «Al datore dev’essere vietato di contattare il lavoratore in vacanza — s’è detta d’accordo ieri la Spd attraverso il ministro d’un Land, Guntram Schneider —. Non vogliamo l’inquisizione spagnola sulla reperibilità. Ma qualche restrizione, sì. Proporremo nuove regole sulla posta elettronica: chi riposa, ha diritto d’essere rispettato».
2014, fuga dalle email. Il primo messaggio comparve in Germania trent’anni fa e secondo una recente indagine del governo — considerando che un tedesco su due riceve almeno 50 email al giorno, mentre uno su dieci supera le cento; appurato che il 60% dei dipendenti sta sempre collegato all’azienda e il 33% dice di farlo molto spesso — quest’arma di distrazione di massa ha distrutto milioni d’ore di riposo, provocando seri danni, specie fra i giovani e le donne dai 30 ai 44 anni. I primi a capirlo furono i giapponesi, all’epoca del toyotismo sfrenato che imponeva al dipendente di lasciare il computer acceso anche nella camera da letto. Oggi le assicurazioni dicono che solo il 20% dei tedeschi stacca completamente, quand’è in ferie. «L’immensa quantità di email — commenta lo psichiatra Claudio Mencacci, direttore di Neuroscienze al Fatebenefratelli — tiene il lavoratore in continua allerta, provocando i sintomi più vari, dal disturbo del sonno a forme di depressione, ansia, ipertensione, disturbi cardiovascolari e del metabolismo. Il punto è che lo stress da lavoro non dipende tanto dalle ore, quanto dall’ambiente in cui si svolge e dalla complessità delle sue relazioni: è interessante che ora in Germania si provi a creare una serenità non solo in azienda, ma anche al di fuori. Rispetto ad altre dipendenze come il fumo o l’alcol, quella da internet è più impalpabile, perché è priva d’una sostanza che la stimoli: richiede un’attenzione soprattutto allo stile di vita». Stop al web-aholism. In Italia ci sarebbe una legge del 2008, rimasta per lo più sulla carta, che impone la valutazione dei rischi anche da stress elettronico. I tedeschi vogliono andare molto più in là, però, e nel progetto Spd fissano punti irrinunciabili: il dipendente non è obbligato a rispondere all’email fuori orario e, in caso contrario, deve farsi pagare lo straordinario; il datore non può usare email nel dopolavoro, se non per emergenze; il dipendente non deve fornire all’azienda il cellulare privato; il telefonino aziendale può stare spento fuori dall’orario di lavoro; se vessato da email aziendali, il dipendente può rivolgersi al giudice e chiedere i danni. «Riceviamo molte proteste da lavoratori che non reggono questo stress da continua connessione — dice Jan Jurczyk, del sindacato Ver.Di —. È una zona grigia dov’è ancora possibile ogni abuso». Ma non è un lusso, occuparsi di queste cose in anni di crisi nerissima? «L’altissima produttività dei tedeschi dipende proprio dal rigoroso rispetto del loro riposo. Le aziende lo sanno. Per questo lo difendono».