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 2014  agosto 05 Martedì calendario

PIZZAROTTI DIVENTA LICENZIATORE

Il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, più volte è stato sul punto di essere espulso da Beppe Grillo, a causa dei suoi richiami alla diversa responsabilità di chi amministra rispetto a chi fa politica nelle piazze. Invece, a sorpresa, ora è Pizzarotti che dimissiona il più grillino tra i grillini di Parma, Mauro Nuzzo, pentastellato della prima ora, attivissimo nei movimenti e consigliere comunale.
Egli ritiene che il sindaco un tempo movimentista sia diventato poltronista, ormai lontano da quel ribaltamento della politica predicato da Grillo tanto da essersi impegnato in una politica di austerità in Comune proprio come Matteo Renzi sta provando a fare dal governo.
Insomma, dov’è quella discontinuità per la quale i 5stelle si sono fatti votare a Parma? Nuzzo ha tratto le sue conclusioni e siccome Grillo non s’è deciso a cacciare Pizzarotti ha attuato un gesto eclatante sul bilancio di previsione, non votando a favore.
Il sindaco, alla faccia della tutela del dissenso e temendo che la fronda capeggiata da Nuzzo si ampliasse, lo ha messo alla porta. Non senza prima avere attivato il rito della consultazione online. Siete d’accordo con l’espulsione del consigliere? Hanno risposto in 40, sparuto gruppetto di militanti in una città di 185 mila. In 36 hanno votato per l’espulsione, solo in 4 hanno trasgredito e tentato di salvare il soldato Nuzzo.
Da notare che tra i 40 votanti ci sono i 19 consiglieri comunali grillini. Il fatto che, in pratica, quasi nessuno degli attivisti abbia partecipato al killeraggio fa ritenere che, in realtà, le posizioni di Nuzzo tra i 5stelle siano piuttosto diffuse.
L’interrogativo è che cosa farà adesso il duo Grillo-Casaleggio, che ha sempre dimostrato poca simpatia per il sindaco non completamente allineato e ai quali si è rivolto il castigato: «Il Movimento 5 Stelle a Parma è ben altro rispetto ai 40 che si sono espressi nella consultazione on line. In ogni caso solo Beppe Grillo può dire che non sono più nel movimento. Sarebbe il primo caso in Italia in cui i Cinque stelle sono in maggioranza e anche in opposizione». Ovvero: intervenite voi oppure il movimento si squaglia proprio in quella che è la sua città-simbolo. Lo strappo coinvolge non solo i 5stelle locali: l’Emilia-Romagna è alla vigilia delle elezioni regionali (in novembre) e i grillini dovranno decidere chi presentare in lista. Alle ultime regionali ottennero due consiglieri (uno di essi, Giovanni Favia, fu poi espulso da Grillo perché in un fuorionda aveva criticato l’autoritarismo nella gestione del movimento). I gruppi e le correnti si stanno fronteggiando e l’affaire-Nuzzo potrebbe rimescolare le carte.
Il processo è incominciato, com’è d’uso tra i grillini, su Facebook, con un post firmato dal capogruppo in consiglio comunale, Marco Bosi: «Voi cosa fareste con una persona che infrange ripetutamente le regole del gruppo di cui fa parte? Cosa fareste se sapeste di avere la responsabilità di una città e un consigliere non comunica al resto del gruppo come voterà?.... Ma soprattutto, a che scopo tenere formalmente nel gruppo una persona che nei fatti si è automaticamente posta al di fuori di esso dal momento che ha deciso di non dover condividere con nessuno le sue posizioni? In un gruppo ciò che conta è la formalità di farne parte o piuttosto la collaborazione con gli altri elementi nel rispetto delle regole che ci si è dati?... . Perché credere nella democrazia è anche questo: all’interno di un sistema basato su delle regole decidere di partecipare per portare il proprio punto di vista, ma alla fine accettare che sia la maggioranza a decidere».
Bosi e Pizzarotti hanno espulso Nuzzo solo dal gruppo consiliare (su cui hanno giurisdizione) ma la consultazione online lo ha di fatto messo alla porta anche dal movimento, senza attendere una delibera dell’assemblea degli iscritti. Del resto nessuna assemblea è stata convocata entro il 9 agosto, la data in cui egli, secondo il regolamento comunale, deve dichiarare se intende entrare in un gruppo già esistente oppure aderire al gruppo misto. Lui si difende: «Mi sono confrontato dagli inizi e fino alle assemblee dello scorso aprile, occasioni nelle quali il confronto ha perso la sua base di civiltà minima necessaria per essere considerato tale. In assenza di adeguate riflessioni e commisurate scuse agli attivisti (critici su alcune azioni dell’amministrazione) che hanno ricevuto un trattamento non condivisibile, il confronto è privo di elementi sostanziali necessari al suo svolgimento. Non mi sento fuori dal movimento, semmai distante da alcune scelte del sindaco su argomenti vari, e non ho atteso il consiglio comunale per metterlo a conoscenza delle mie considerazioni».
«Quando la maggioranza», conclude Nuzzo, «si pone pochi dubbi sulle scelte e sulle modalità con cui in diversi casi ci si rapporta con la città ritengo sia necessario rispettare il programma elettorale, al netto delle poche parti non applicabili. Richiamo con la mia critica al rispetto dei principi del Movimento 5 Stelle e non sento di esserne parte estranea».
Il dissidente spiega poi così la sua decisione di non votare il bilancio, con un’astensione che ha fatto esplodere il caso: «Il bilancio», sostiene, «riguarda tutti i settori dell’amministrazione, sono i numeri che descrivono lo svolgersi del complesso lavoro amministrativo. La mia critica è stata che un bilancio della politica amministrativa non può essere considerata parte distinta rispetto a una votazione sul bilancio come atto contabile. Siamo quasi a metà mandato, non sono certo che un silenzio ulteriore sarebbe stato un comportamento costruttivo. Non credo avrebbe fatto bene a questa amministrazione né al movimento».
La difesa non è servita. Pizzarotti & Co hanno deciso per l’allontanamento del reprobo. Il sindaco perde una pedina della sua maggioranza. Altri consiglieri stanno manifestando qualche dubbio su questa prima parte di mandato del sindaco. Ma per ora il dissenso rimane all’interno, anche se la vicenda-Nuzzo sta creando imbarazzi e maldipancia. Anche in città. Luigi Boschi cura il più popolare blog di commento ai fatti locali, e a proposito del teatro Regio, l’istituzione più blasonata, scrive: «La trasparenza gestionale del teatro Regio da parte di Pizzarotti è direttamente proporzionale alla sua ipocrisia amministrativa. Dopo il cda di fine luglio nulla è stato comunicato ai cittadini. Eppure almeno alcune decisioni dopo le dimissioni del sovrintendente Carlo Fontana e del direttore artistico Paolo Arcà, le avranno prese. Nonostante Pizzarotti abbia due uffici stampa a disposizione, quello del teatro e quello del Comune, nulla è trapelato, alla faccia della trasparenza e partecipazione declamata da Pizzarotti in campagna elettorale».
A Parma c’è maretta. Ma la maggioranza pentastellata in consiglio è schiacciante: 19 rappresentanti su 32. Una situazione che tarpa le ali ai frondisti, poiché impedisce loro di incidere su Pizzarotti. Nuzzo però ha deciso di rompere gli indugi e di uscire allo scoperto. Quando in consiglio comunale Bosi ha annunciato che «oggi si vota il previsionale 2014, principale documento di programmazione per un’amministrazione. Capiremo chi sta in maggioranza e chi no», lui ha alzato la mano e motivato l’astensione. Uno schiaffo al sindaco, che non ha porto l’altra guancia, anzi ha dato mandato al capogruppo di organizzare il plotone d’esecuzione. E ha scritto su Facebook: «No agli individualismi. Non lo sottolineo mai, ma ho degli splendidi consiglieri che lavorano col sorriso, dedicandosi tutti i giorni a Parma. Le persone che credono nello stesso ideale sono unite da un patto sincero ed inossidabile, che è il principio di ogni comunità. C’è un vantaggio ad essere uniti e a non creare individualismi: al centro resta sempre la città. Quando c’è onestà intellettuale la critica non preoccupa. Scelte difficili? Si, ma sempre alla luce del sole e contro la malafede». Rimane il fatto che Mauro Nuzzo è il primo espulso dal movimento per troppa fedeltà a Grillo.
Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 5/8/2014