Matteo Prioschi, Il Sole 24 Ore 5/8/2014, 5 agosto 2014
SE L’ESODATO HA ANCORA UN LAVORO
Con il termine esodati spesso si indicano, erroneamente, tutte le persone penalizzate dalla riforma previdenziale Monti-Fornero di fine 2011. In realtà gli esodati sono una categoria ben precisa, costituita da quei lavoratori che prima della riforma hanno sottoscritto un accordo di incentivo all’esodo, accettando quindi di lasciare il posto a fronte di un bonus economico con la previsione di andare in pensione nell’arco di qualche mese.
Le nuove regole, però, hanno comportato requisiti più elevati e quindi queste persone si sono trovate senza lavoro e con la prospettiva di dover maturare più anni di contributi prima di poter incassare l’assegno previdenziale. Secondo le stime iniziali gli appartenenti a questa categoria erano oltre 140mila, ma i posti previsti con la prima salvaguardia furono meno di 7mila. Con successive integrazioni sono ora arrivati a oltre 30mila.
Anche se tecnicamente non sono "esodati", si sono trovati in questa situazione, cioè senza impiego e senza la prospettiva di pensione in tempi brevi, altre categorie di lavoratori, oggetto dei sei interventi di salvaguardia che si sono susseguiti in due anni e mezzo (l’ultimo deve ancora essere approvato dal Senato). Si tratta di lavoratori in mobilità ordinaria o lunga, di quelli a carico dei fondi di solidarietà di settore (principalmente bancari) e di quelli autorizzati al versamento volontario dei contributi. In quest’ultima macro categoria (116.650 persone stimate inizialmente) rientrano persone che hanno perso il lavoro di recente e non hanno più trovato occupazione, ma anche chi magari ha versato qualche contributo volontario in passato, fino a maturare i vecchi requisiti per il pensionamento, e poi ha ripreso senza più interruzioni l’attività e magari non si trova attualmente in condizioni di difficoltà. Non a caso i primi interventi di salvaguardia hanno tutelato chi dopo l’autorizzazione al versamento volontario non ha più lavorato e poi via via sono stati "ammorbiditi" i requisiti in modo da consentire l’accesso alla pensione con le vecchie regole anche a chi ha intervallato periodi di lavoro e di inattività.
Già dal primo intervento si è inoltre provveduto a tutelare quelle poche migliaia di lavoratori in congedo per assistere figli con gravi disabilità.
Nel corso del tempo si sono aggiunte nuove categorie tra cui i licenziati (non più solo gli esodati quindi) e chi ha concluso un contratto a tempo determinato tra il 2007 e il 2011, non ha più trovato un impiego a tempo indeterminato e matura la decorrenza della pensione con le vecchie regole entro il 6 gennaio 2016. Rispetto ai primi interventi, la mancanza di impiego in quanto tale non ha più costituito un requisito necessario alla salvaguardia, sostituito dalla mancanza di occupazione a tempo indeterminato.
Ci sono poi altre categorie di lavoratori penalizzati dalla riforma previdenziale, ma non obbligatoriamente senza lavoro a tempo indeterminato, che alcune componenti del Parlamento vorrebbero comunque tutelare. Tra questi gli insegnanti che, come hanno ricordato i deputati del Pd Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi, non sono andati in pensione con le vecchie regole perché calcolano i contributi con la cadenza dell’anno scolastico (entro il mese di agosto) e quindi non rientravano nella scadenza generale di fine 2011.
Ci sono i macchinisti delle ferrovie che dovranno lavorare fino a 67 anni e non sono ricompresi tra chi esercita attività usuranti, le donne che per evitare l’innalzamento dei requisiti possono andare in pensione con 57 anni e tre mesi (58 e tre mesi se lavoratrici autonome) di età e 35 di contributi ma con l’applicazione del sistema contributivo che comporta penalizzazioni di almeno il 20% dell’assegno, chi aveva il requisito minimo di 15 anni di contribuzione da lavoro (non volontaria) al 31 dicembre 1992.
Già graziati dagli effetti delle nuove regole, invece, i dipendenti pubblici dei comparti sicurezza e difesa che sono stati esclusi dal decreto di armonizzazione.
Matteo Prioschi, Il Sole 24 Ore 5/8/2014