Carlo Di Foggia, il Fatto Quotidiano 5/8/2014, 5 agosto 2014
TUTTI I GUFI CHE GIRANO SULLA TESTA DEL PREMIER
Scripta manent. E feriscono anche di più. Oltre la cortina della tassonomia renziana - “gufi professori, gufi brontoloni e gufi indovini” - per disegnare i confini del potente mondo in rotta di collisione con il premier serve un’esegesi dei grandi giornali. Perché sarà anche vero che “gli editoriali agostani sono prevedibili come le occupazioni studentesche nei primi giorni di scuola” – come ha spiegato ieri Matteo Renzi in un’intervista riparatoria a Repubblica (domenica scorsa il fondatore, Eugenio Scalfari aveva invocato la Troika) – ma è altrettanto vero che si stanno ripetendo un po troppo. “C’è una parte dell’Establishment che non sopporta il mio stile – ha ammesso Renzi - Ma verrà il giorno in cui si potrà essere finalmente liberi di parlare delle responsabilità delle élite culturali nella crisi italiana”. A chi si riferiva? A “professori, editorialisti e opinionisti”, che “non possono ritenersi senza colpe”. Eccone un elenco.
ECONOMIA E CRESCITA
Eugenio Scalfari: “L’economia non va affatto bene (...) L’operazione 80 euro è dunque fallita e rivela la ragione per la quale fu fatta: suscitare simpatia elettorale a favore del Pd renziano”. (Repubblica, 3 agosto)
Luca Ricolfi: “Pensare che problemi di enorme complessità, come la riforma del mercato del lavoro e la riorganizzazione della Pa, si possano affrontare (...) senza un disegno coerente e meditato, significa non avere la minima idea degli enormi limiti cognitivi della politica”.
(La Stampa, 3 agosto)
Alberto Alesina: Renzi ha sbagliato la sequenza delle sue mosse (...) Avrebbe dovuto approfittare della vittoria elettorale alle Europee per presentare un coraggioso piano economico”.
(Corriere della Sera, 2 agosto)
Giuseppe De Rita: “Tempo fa per andare oltre chi dissentiva, Matteo Renzi usò un orgoglioso “ce ne faremo una ragione”. Se la ripresa, l’occupazione e i consumi non tornano a crescere, ce ne faremo una ragione (...) se la tecnoburocrazia europea ci commissaria ce ne faremo una ragione (...)”.
(Corriere della Sera, 1 agosto)
Francesco Giavazzi: “Sui tagli alla spesa, dove in molti casi il governo potrebbe procedere senza il consenso del Parlamento, non c’è ancora nulla”.
(Corriere della Sera, 30 luglio 2014)
Antonio Polito: “Nessun altro primo ministro avrebbe mai detto: “Che la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5%, non cambia niente dal punto di vista della vita quotidiana delle persone”. La differenza di un punto di crescita è la differenza tra la vita e la morte per l’economia italiana, e dunque anche per le famiglie (...) L’idea era di accendere una scintilla di ottimismo in un Paese troppo depresso: una crescita autogenerata (...) ma non sembra aver funzionato”.
(Corriere della Sera, 27 luglio)
RobertoNapoletano: “La fiducia si costruisce con il coraggio della verità (sui conti pubblici, ndr) (...) Si renda però conto il premier che la sua partita si gioca in patria e non si può vincere in tempi stretti (...)”.
(Il Sole 24ore, 31 luglio)
DERIVA AUTORITARIA
Piero Ostellino: “Il premier parla, parla, spacciando per una riforma l’inutile e dannosa eliminazione del Senato (...) che esautora il Parlamento e giova solo ai partiti. È un’involuzione autoritaria del governo (...) con una copia, fortunatamente minore, del tragico “Uomo della Provvidenza”, cui una folla esultante dà il suo consenso, non avendo ancora capito di cha pasta sia fatto. Che Dio ce la mandi buona”.
(Corriere della Sera, 2 agosto)
Stefano Folli: “Una riscrittura della Carta fatta in un clima esasperato lascia perplessi”.
(Il Sole 24ore, 30 luglio)
Massimo Franco: “La riforma del Senato è solo il paravento del conflitto sull’Italicum (...) qualcosa si è inceppato (...) Sarebbe paradossale se si diffondesse l’impressione che la strategia della velocità scelta per rivoluzionare l’Italia, per ora rischia di far perdere altro tempo prezioso.
(Corriere della Sera, 30 luglio)
Diego Della Valle: “Se lei mi chiede se la Costituzione, scritta da Einaudi, la farei riscrivere da qualche vecchio marpione (Denis Verdini, ndr) della politica, le dico solo che è una vergogna pensarlo (...) non la facciamo cambiare dall’ultimo arrivato seduto in un bar con un gelato in mano (Maria Elena Boschi, ndr). Il patto del Nazareno? Noi dovremmo sapere quello che succede prima di chiunque altro e non supporre, immaginare accordi, accordini. Questo non fa onore a chi lo fa”
(Il Fatto Quotidiano, 30 luglio)
Michele Ainis: “Con questo Senato al partito che incassa il premio di maggioranza alla Camera basteranno 26 senatori per spedire un proprio fiduciario al Quirinale (...) E il fiduciario nominerà a sua volta 5 persone di fiducia alla Consulta, e dispenserà grazie e medaglie ai fedeli del partito, ne eseguirà ogni ordine da uomo fidato. E no, non ci fidiamo”
(Corriere della Sera, 23 luglio)
Carlo Di Foggia, il Fatto Quotidiano 5/8/2014