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 2014  agosto 05 Martedì calendario

I PECCATI DEL PROFESSORE TUTTO SCUOLA, ARTE E CULTURA

Forse non c’è niente che unisce i peccati di due professori accusati dello stesso reato, «atti sessuali su minori», a un anno di distanza l’uno dall’altro, se non questi stessi posti, questo andare lento nel sole dell’estate, questi colori di campagna e questo benessere diffuso, qui a Saluzzo, nella provincia più cattolica d’Italia. Quello dell’anno scorso si chiamava Valter Giordano. Questo, Fabrizio Pellegrino.
Professore alle medie inferiori di Costigliole, 50 anni e un prestigio intellettuale accumulato nel tempo anche grazie all’associazione Marcovaldo di Caraglio, è appena finito nel girone dei sospetti e del tormento, fra la processione di ragazzini in lacrime che si vergognano a denunciarlo e le voci dei paesi, che tagliano le storie come nei racconti amari e beffardi di Andrea Vitali o Piero Chiara. Sullo sfondo, c’è una visione distorta della cultura, che abbiamo noi in Italia, come di un potere ascendente, quasi esclusivo, che si esercita sugli altri e non li abbraccia, perchè, come ci dice Sandro S., insegnante anche lui, questo è in fondo Pellegrino, «un uomo di potere, che faceva girare un mucchio di soldi, che offriva lavoro e decideva carriere». Lui, Pellegrino, è distrutto: “Sono un uomo finito”.
Valter Giordano, il professore di Saluzzo che recitava Dante a memoria commuovendo le sue allieve, ha appena patteggiato due anni per violenza sessuale con abuso di autorità su due minorenni. Tutt’e due, in maniera diversa, potrebbero aver usato la loro cultura per costringere degli indifesi. Ed è come se il peccato più grande fosse nella nostra storia, nella nostra incapacità di insegnare qualcosa agli altri senza far sopruso. Davvero stiamo finendo così?
Il professor Pellegrino adesso s’è subito dimesso dai suoi incarichi alla Marcovaldo, sottolineando come questa sia una grande associazione «che deve continuare a vivere». A leggere il suo programma, dall’ottobre 2013 a oggi, non ha solo riempito di mostre e iniziative importanti la provincia, da Busca a Caraglio o a Costigliole, ma ha anche avviato la ricerca «di nuovi collaboratori giovani per organizzare attività destinate a giovani tra i 14 e 20 anni». In tutto, 7 progetti in dieci mesi, tutti finanziati dall’Unione Europea, la Regione Piemonte e la Provincia di Cuneo. Un bel mucchio di soldi. Come ci spiega un noto politico del Pd piemontese che vuole mantenere l’anonimato, «la Marcovaldo non ha mai avuto problemi di danaro, nonostante i tagli che tutte le giunte, di destra e di sinistra sono state costrette a fare. Dalla Bresso a Cota e anche adesso, i fondi a lui sono sempre arrivati». La Marcovaldo è stata soprattutto la vetrina dell’arte povera e dell’arte concettuale, due filoni di gran moda a Torino. Certo, non solo questo. Qui da noi, dice ancora Sandro S., «si dice che non si muove foglia che Pellegrino non voglia». Politicamente indecifrabile, come tutti i veri poteri. Qualcuno lo vedeva vicino alla giunta Cota. Ma a Costigliole alle ultime elezioni l’hanno visto spendersi in piazza «per Milva Rinaudo, che viene dal Pd, e che poi è stata eletta». Rinaudo è anche una sua collega che adesso versa tutto il suo stupore per questa storia: «Mai sentito voci, mai avuto un pensiero che potesse essere coinvolto in qualcosa di simile». Però, non c’entrerà magari niente, ma quasi tutti quelli che lo conoscevano almeno di fama, non hanno vergogna a dire che «la sua omosessualità era abbastanza acclarata», a Costigliole come a Cuneo.
In ogni caso, l’indagine in mano adesso alla procura di Torino, era nata dal lavoro della Polizia Postale di Catania su un traffico di video pedopornografici, che aveva poi smistato nelle varie sedi di competenza i diversi filoni. In Piemonte era arrivato anche il nome del professore, scoprendo in fretta che sul tavolo c’erano alcune denunce che lo riguardavano, l’ultima di un genitore preoccupato dello strano comportamento del figlio. Un’altra accusa risaliva a dieci anni fa ma era stata ritirata. I carabinieri hanno fatto partire intercettazioni ambientali e telefoniche coperte dal segreto istruttorio. Molte cose sembrano uguali alla vicenda del professore di Saluzzo: là erano ragazzine, qui maschi. Ma se un anno fa, lo stupore e la stima della città aveva finito per creare un velario di copertura, questa volta non è così. Molti ragazzi, come M., confessano in modo anonimo che lui li invitava «nella sua splendida casa con il giardino e le piante, e con la scusa di fare lezioni, cominciava a molestarci...». Dentro a queste accuse, dai toni vergognosi ma anche liberatori, c’è di nuovo il senso dell’altro peccato, quello della cultura che diventa un sopruso. E chissà cosa c’entrano poi questi posti, con frutteti e la più alta concentrazione di milionari della provincia di Cuneo, il night club vicino a Verzuolo, e i cinesi e le ballerine che riempiono le case medioevali di Costigliole, come se il suo peccato si potesse rappresentare con questi incroci senza senso, fra modernità e passato. Non ci resta che chiedercelo. Anche se sappiamo - lo sappiamo già - che oggi non troveremo una risposta.
Pierangelo Sapegno, La Stampa 5/8/2014