Stefano Arcobelli, La Gazzetta dello Sport 5/8/2014, 5 agosto 2014
DIECI ANNI DI FEDE
Un compleanno prima degli Europei di Berlino. Come quel primo compleanno in nazionale prima di Atene nel 2004, in cui Federica Pellegrini entrò da «mascotte» e uscì da argento olimpico nei 200 sl, l’azzurra più precoce sul podio dei Giochi e nel giorno della prima (e unica) medaglia a cinque cerchi di una staffetta tricolore (4x200). La Pellegrini nacque il 5 agosto, si consacrò Fede d’Italia il 17 agosto.
Più forte dell’incrollabile scaramanzia...
«Ci sarà sempre, non faccio mai previsioni».
Suvvia, almeno ci confermi che a Berlino sacrificherà il dorso.
«No, sarà suspence sino all’ultimo...».
Allora un ricordo su quella notte greca...
«Castagnetti quando arrivai per il raduno preolimpico un mese e mezzo prima, mi sequestrò per fare un cambio: ai Giochi ci arrivai col 1° tempo nei 100 (54”40, ndr ) e mi proiettò invece sui 200, dove presi poi la medaglia. Alberto aveva già ben chiaro nel 2004 il mio percorso, sapeva esattamente cosa avrei potuto fare».
Ad Atene sul podio col futuro fidanzato.
«Di quell’epoca siamo rimasti in acqua solo io e Filo, il ricordo resta ancora più vivo 10 anni dopo. Ognuno nella vita ha le proprie priorità, c’è chi si accontenta di prendere una medaglia e poi molla, si accontenta, senza più stimoli, senza voglia di spaccarsi la schiena. Noi continuiamo ancora senza farci distrarre da altro: la priorità resta il nuoto, perciò resistiamo».
Dieci anni, sette vite, e magari un film?
«Ne sarei onorata, Angelina Jolie ne ha appena fatto uno sulla storia olimpica di Louis Zamperini. Mi piacerebbe scegliere io l’attrice che interpreta Federica».
La Jolie e Brad Pitt restano la coppia preferita? Il gossip non molla neanche lei e Magnini...
«Siamo usciti da una gioielleria di Milano e hanno scritto che avevamo comprato gli anelli di matrimonio, ci sono le agenzie di scommesse inglesi che parlano della data: ma io e Filippo nel 2015 siamo impegnati sui Mondiali di Kazan, non avremmo il tempo per i preparativi, e le nozze sono impegnative da preparare...».
I 16 anni in nazionale, invece i 26 stasera?
«Cena con pochi intimi a casa mia, ma sempre a Verona... e a letto presto».
Gli anni di Fede in una frase?
«Il 2005 fu l’anno del pianto, dell’argento che volevo buttare; il 2006 fu l’anno del dolore alla spalla; il 2007 l’anno della rinascita e del primo record del mondo; il 2008 l’anno dell’oro olimpico e quindi della consacrazione; ma solo nel 2009 mi sentii davvero campionessa, all’apice di tutto, mentre l’anno dopo con la morte di Castagnetti cercai solo di rimanere in piedi. Il 2011 ha solo un nome ed una spiegazione: Lucas. Il 2012 fu l’anno dell’amarezza olimpica e il 2013 l’anno della sorpresa di Barcellona, un argento mondiale veramente inatteso senza allenamenti».
Cosa resta di quella prima Fede?
«La vita mi ha cambiata, mi ha fatto crescere ma non ha tolto niente per determinazione alla prima Fede. Ho esperienza, sempre fame anche se ha la fama...».
Ma lei è sempre così pimpante la mattina?
«Una volta a settimana mi verrebbe voglia di mollare, la stanchezza la patisco il mercoledì e mi dico “come faccio ad arrivare a sabato”? Quando mi sveglio con i dolori, mi verrebbe di rimanere a letto: cavolo, anche io a volte non ho voglia! Ma poi prevale la passione».
Cosa manca per sentirsi la più forte duecentista della storia? Nessuna ha vinto 3 titoli europei, e lei può riuscirci anche di seguito...
«Serve tutto in prospettiva Giochi di Rio».
Cioè che il tempo e la posizione nei 400 di Berlino decideranno se mollarli per sempre?
«I 400 restano un punto di domanda. Io ho sempre preparato due gare in carriera, sarebbe bello concentrarsi per la prima volta soltanto su una. I 200 li ho nel cuore: lì sono me stessa, sono Fede a prescindere dai risultati. Mi piace proprio nuotarli, anche in allenamento. Ma su questo Lucas ha altre idee, perciò aspettiamo Berlino prima di tirare la riga: ma dobbiamo essere tutti allineati sull’obiettivo. Perché non voglio sbagliare assolutamente nulla».
A Berlino potrebbe finalmente centrare quella doppietta d’oro 200-400 realizzata 2 volte ai Mondiali e mai agli Europei.
«Ma questo non è un obiettivo assoluto, nei 400 sono arrivata terza in vasca corta e non sono la detentrice. Sarà una lotta dura anche nei 200 che però mi stimolano. Insomma non avrò le pressioni di dover vincere per forza. Berlino rappresenterà l’inizio del gran finale di carriera».
C’è chi come la Belmonte e la Hosszu si misurano anche sul fondo, lei è la specialista per eccellenza di una gara.
«E’ una questione di spirito giusto, a me piacciono le distanze medio-corte, in cui mi gioco tutti lì: serve la testa giusta per variare».
Super concentrata su una sola gara per battere davvero l’americana Franklin?
«Non solo lei, per Rio ho in mente una super gara, un sogno nei 200: farò di tutto per andare al massimo e poi accetterò qualsiasi risultato, dopo tanti vorrei chiedere un’ultima medaglia».
Un po’ come successe a Franziska Van Almsick nella sua Berlino: un oro con record del mondo, che poi lei le sfilò nel 2007.
«Spero che Franzi possa premiarmi a Berlino, per me lei è sempre stata un punto di riferimento, la sua ultima gara in carriera è coincisa con il mio argento di Atene, averle preso il record a Berlino è stato un grande onore per me, e a Roma mi fece una dedica bellissima: “rimani sempre te stessa” spero mi porti ancora fortuna».