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 2014  agosto 04 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - ABOLITI I SENATORI A VITA


REPUBBLICA.IT
ROMA - Dopo l’approvazione dell’articolo 2, il "cuore" della riforma del Senato disegnata dal ddl Boschi, che riduce a 100 i membri della nuova assemblea e incarna il superamento del bicameralismo, proseguono i lavori dell’Aula di Palazzo Madama per arrivare a completare la disamina e il voto dei restanti articoli del provvedimento e dei suoi emendamenti.
L’attenzione ormai è rivolta al raggiungimento, o meno, dell’obiettivo finale: l’approvazione della riforma del Senato entro l’8 agosto, ultimo giorno utile prima della sospensione estiva, secondo gli auspici del premier Matteo Renzi e del presidente del Senato, Pietro Grasso. Ma anche alla trattativa sulle modifiche alla nuova legge elettorale, con cui si completerebbe il pacchetto delle riforme concordato nel Patto del Nazareno. Renzi in settimana vedrà Berlusconi, ha dichiarato il capogruppo al Senato di Forza Italia Paolo Romani. Ma intanto il premier avrebbe individuato con il "plenipotenziario" forzista Denis Verdini i tre punti d’intervento sull’Italicum: soglie più basse, al 4 o 5%; sì alle preferenze, ma con i capolista bloccati; premio di maggioranza al raggiungimento del 40% del consenso elettorale.
Al Senato gli intoppi non mancano, anche dopo il passaggio delle misure più qualificanti della riforma nonostante l’argine delle opposizioni. Stamane la seduta è stata sospesa per la momentanea assenza di Anna Finocchiaro, relatrice del ddl sulle riforme, mentre l’altro relatore, Roberto Calderoli, non è presente perché colpito da un lutto, la morte della madre. Nel frattempo il Movimento 5 stelle, per bocca del capogruppo Vito Petrocelli, conferma che non sarebbe rientrato in Aula e quindi non avrebbe partecipato all’esame del testo, definito una "porcata". Anche la Lega diserta l’Aula e conferma la sua decisione dopo una riunione con il ministro Boschi. Il capogruppo Gian Marco Centinaio: "Le risposte del governo sono insoddisfacenti".
Superata l’impasse, alla ripresa della seduta il Senato ha impresso una grande accelerazione. All’ordine del giorno l’articolo 3 della riforma Boschi che prevede che il presidente della Repubblica possa nominare cinque senatori, per "altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario". I senatori non dureranno più in carica a vita ma sette anni, ossia quanto dura la carica del capo dello Stato, e non potranno essere nuovamente nominati. L’articolo 3 è approvato con 184 voti a favore, 12 contrari e 11 astenuti.
L’aula del Senato ha quindi approvato l’articolo 4 della riforma costituzionale, modificando l’art. 60 della Carta: si distingue la durata della Camera dei Deputati, l’unica elettiva, in cinque anni, separandola dal Senato. Con la riforma Boschi il mandato dei senatori sarà legato alla durata dei Consigli regionali che li eleggeranno. "La Camera dei Deputati è eletta per cinque anni" e la durata "non può essere prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra" è la nuova formulazione del’articolo 60, che nella versione attualmente in vigore prevede che "la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono eletti per cinque anni". Ancora 184 i voti a favore, 14 i contrari, 9 gli astenuti.
Approvato anche l’articolo 5 del ddl riforme, che modificando l’articolo 63 della Costituzione stabilisce che è il regolamento a stabilire in quali casi le nomine alle cariche del futuro Senato possano essere limitate in ragione dell’esercizio di funzioni di governo regionali o locali. Il sì dell’Aula giunge con 188 voti favorevoli, 14 contrari, 7 astenuti.
La relatrice Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari Costituzionali, ha chiesto all’Aula di continuare l’esame fino all’articolo 9 del ddl Boschi, per aspettare il ritorno del relatore di minoranza, Roberto Calderoli. La richiesta è stata accolta dai gruppi. "Calderoli non può essere in Aula - ha detto Finocchiaro - poiché incontreremo il cuore del provvedimento sulle funzioni legislative del Senato chiederei all’Aula di poter finire le votazioni di oggi fino all’articolo 9 compreso per aspettare Calderoli". L’articolo 10 del ddl riguarda le funzioni del nuovo Senato.
A seguire, disco verde anche per l’articolo 6 del ddl riforme, relativo alle prerogative dei parlamentari. I voti favorevoli sono stati 195, 10 i contrari. L’articolo 6 del ddl, coordina le previsioni sul regolamento della Camera con la struttura del nuovo bicameralismo e prevede che i regolamenti di entrambi i rami del Parlamento debbano garantire "i diritti delle minoranze parlamentari", oltre a regolare la presenza dei componenti dell’esecutivo nelle sedute parlamentari.
Approvato l’articolo 7 del ddl Boschi, che regola i titoli di ammissione dei componenti del Senato: 189 sì, 13 no e 11 astenuti.
Durante la discussione dell’articolo 8, sul vincolo di mandato, Anna Finocchiaro ha proposto di accantonare gli emendamenti di governo e relatori sull’immunità dei parlamentari e discuterli con il ritorno del corelatore Calderoli. Finocchiaro ha comunque spiegato che sull’immunita’ "i relatori restano al testo introdotto dalla commissione e lì approvato, ovvero la restaurazione del regime vigente".
L’Aula dà quindi il via libera all’articolo 8: 194 sì, 10 contrari e 4 astenuti. "I membri del Parlamento esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato", recita il nuovo testo dell’articolo 67 della Costituzione. Con questo articolo si introduce anche la distinzione di ruolo tra deputati e senatori: i primi continueranno a "rappresentare la nazione", i secondi invece rappresentano "le istituzioni territoriali".
Si passa alla discussione dell’art.9, l’ultimo per questa seduta, relativo alla previsione dell’indennità parlamentare per la sola Camera dei deputati, esclusi i futuri senatori. L’Aula approva con 193 voti favorevoli, 9 contrari e 8 astenuti.
Subito dopo ha inizio il dibattito sull’immunità, il nodo contenuto negli emendamenti aggiuntivi all’articolo 8 del testo della commissione Affari Costituzionali. "Difendo la soluzione uscita dalla Commissione - spiega Finocchiaro -, che è allo stato quella che meglio garantisce, dove nessuna delle soluzioni estreme vincono, una soluzione ragionevole, equilibrata che salvaguarda un principio a cui i relatori tengono moltissimo ossia l’uguale trattamento di deputati e senatori". Poi la relatrice ha aggiunto: "Il superamento del bicameralismo nulla toglie al prestigio del Senato".

REPUBBLICA.IT
ROMA - Seppur a rilento, l’Aula di Palazzo Madama ha approvato l’articolo 2 del ddl di riforma costituzionale Boschi. E’ il cuore della riforma, che modifica la composizione del Senato e prevede che i membri siano in tutto cento: 95 scelti dai consigli regionali e cinque di nomina presidenziale. I sì sono stati 194, i no 26, otto gli astenuti. Assenti M5S e Lega, che hanno abbandonato i lavori in protesta contro il governo e il presidente di Palazzo Madama. Pietro Grasso, ancora una volta, ha applicato la tecnica del ’canguro’ che ha permesso di far decadere altri 1300 emendamenti. Sono già state votate o accantonate con il ’canguro’ 4504 proposte di modifica, su un totale di poco meno di ottomila. L’esame del dl dovrebbe proseguire domani e potrebbe anche essere posta, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, la fiducia.
La rivolta delle opposizioni. Ma dopo la bagarre di ieri in Aula, con la senatrice Ncd Laura Bianconi portata in ospedale per un infortunio alla spalla (foto), le opposizioni restano sul piede di guerra, nonostante il governo abbia aperto a modifiche concordate per gli articoli dal 3 al 40, che riguardano principalmente gli strumenti di democrazia diretta (referendum e leggi di iniziativa popolare) e l’ampliamento della platea per l’elezione del presidente della Repubblica. "Non si possono decidere le regole di convivenza, violando sistematicamente le regole parlamentari. Da un orrore istituzionale non può nascere una Costituzione", hanno scritto un centinaio di senatori - tra cui la grande maggioranza degli esponenti di Sel, Lega, M5S e "ribelli" di Forza Italia come Augusto Minzolini - in una lettera in cui denunciano "la conduzione incerta dei lavori" e le "ingerenze e provocazioni" di Renzi. E all’orizzonte c’è un nuovo incontro tra il premier Renzi e Silvio Berlusconi, che dovrebbe tenersi la settimana prossima "per fare un check sullo stato di salute dell’accordo", come spiegato dal capogruppo di Forza Italia al Senato Paolo Romani.
Governo avvia dialogo. Intanto, si lavora per porre fine al muro contro muro tra maggioranza e opposizione. Il premier Matteo Renzi ha ricevuto a palazzo Chigi i capigruppo di maggioranza al Senato. L’obiettivo è quello di arrivare al varo definitivo entro l’8 agosto. Renzi avrebbe concordato con i capigruppo di maggioranza di aprire a modifiche sull’immunità e sulla platea per eleggere il Capo dello Stato, purché le opposizioni pongano fine all’ostruzionismo. "Le riforme stanno andando avanti, sono molto soddisfatto e spero che il clima di dialogo consenta di recuperare e duri anche la prossima settimana che sarà conclusiva" ha affermato il premier in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, presentando lo "sblocca-Italia". "Noi siamo disponibili a dialogare con tutti, partendo dal presupposto che l’Italia deve realizzare le riforme per acquisire credibilità all’estero. E poi la politica che riforma se stessa ha l’autorevolezza per chiedere agli altri attori sociali di non chiudersi in una difesa corporativista" ha detto il presidente del Consiglio. Che poi ha twittato:
Boschi: "Pronti al dialogo". In Aula è arrivata l’importante apertura del ministro Maria Elena Boschi, che ha dichiarato la disponibilità "a un dialogo e a un confronto su alcuni temi rimasti aperti". "Con l’impegno di tutti - ha specificato - di proseguire poi i lavori con questa serenità". L’obiettivo, come auspicato da alcuni senatori come il ’dissidente’ dem Walter Tocci e Pierferdinando Casini, è quello di trovare una mediazione su alcuni temi, quelli che vanno dall’articolo 3 all’articolo 40 e principalmente incentrati su strumenti di democrazia diretta (referendum e leggi di iniziativa popolare) e ampliamento della platea per l’elezione del presidente della Repubblica. Per Sel si tratta "di un primo segnale di disponibilità da parte del Governo" e si dicono aperti al confronto.
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Referendum confermativo in ogni caso. Le riforme, comunque, saranno giudicate dai cittadini. L’assicurazione è stata rinnovata anche oggi dal premier che per ’blindare’ il referendum confermativo ha spiegato che "siamo disposti anche a prendere un impegno scritto in Parlamento. La maggioranza che sostiene questa riforma è disponibile, anche se avesse i numeri (ovvero il consenso dei 2/3 del Parlamento, ndr), a far mancare qualche numero" per lasciare l’ultima parola ai cittadini. Il ministro Boschi, intanto, ha incontrato i capogruppo di Sel e Lega e ha avuto un contatto via sms con i Cinque Stelle per verificare la disponibilità delle opposizioni. La Lega, che non sta partecipando ai lavori, resta però sulle barricate. "Se questo è il nuovo Senato meglio abolirlo", dice il capogruppo Centinaio, che ha aggiunto: "Finalmente, dopo 17 giorni, hanno letto le nostre dieci proposte. Nei prossimi giorni ci daranno risposte concrete".
SCHEDA/COME SARA’ IL NUOVO SENATO
La protesta contro Grasso. La mattinata ha visto una nuova protesta delle opposizioni che hanno contestato il presidente del Senato Pietro Grasso, "colpevole" secondo loro di non aver assegnato loro tempo per intervenire in Aula. Lega, Sel e M5s hanno così deciso di abbandonare i lavori, lasciando i loro banchi vuoti. Lo stesso Grasso ha poi effettuato una mediazione e convinto le opposizioni a rientrare. Invito accolto da M5S e Sel, ma non dalla Lega Nord. Successivamente il M5S ha nuovamente abbandonato l’Aula poiché il ministro per le Riforme Boschi si sarebbe rifiutato di incontrare i senatori pentastellati. "Non parteciperemo mai più ai lavori sul ddl riforme" ha annunciato il capogruppo Petrocelli, che però ha specificato che non si tratta di un nuovo Aventino.
Dai Cinque Stelle parole dure contro il governo e la riforma: la senatrice Paola Taverna ha parlato di "leggi maledette" tese a "fregare i cittadini". Un discorso che ha "commosso" Beppe Grillo: in un tweet ha definito "da brividi" l’intervento. In apertura dei lavori il presidente Pietro Grasso aveva stigmatizzato il comportamento dei senatori della Lega Nord, protagonisti dei tumulti di ieri a Palazzo Madama, annunciando un’istruttoria in merito. "L’ostruzionismo in atto al Senato non è contro le riforme, ma è contro l’Italia" ha affermato da Caserta il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che ha aggiunto: "Chi vuole praticarlo sappia, però, che gli italiani se ne stanno accorgendo".
Grasso contro la Lega: "Condotte inaccettabili". Appena cominciata la nuova giornata di lavori, Grasso ha nuovamente stigmatizzato quelle che ha definito "condotte del tutto inaccettabili" che vanno "contro il decoro, minano la dignità" e sono "lesive" del Senato. Il presidente ha annunciato che il consiglio di presidenza ha "stigmatizzato e censurato" il comportamento di diversi senatori della Lega, a partire dal capogruppo, Gian Marco Centinaio. "Simili comportamenti - ha aggiunto Grasso - non saranno più consentiti". E annuncia un’istruttoria sui fatti di ieri. I senatori questori individueranno le responsabilità dei singoli e irrogheranno "le più gravi sanzioni" previste dall’articolo 67 del regolamento. Il presidente del Senato ha salutato la senatrice Bianconi che questa mattina era già presente in Aula nonostante l’infortunio di ieri, "meno grave di quanto sembrava". Ed ha annunciato la linea dura contro chi contesterà il suo operato: "Ho tollerato fin troppo, la mia gestione sarà giudicata non certo con queste modalità. Non accetto più allusioni alla conduzione della presidenza".
Torna in aula Laura Bianconi, ferita nella bagarre in Senato
Clima incandescente. In mattinata era ripresa la discussione sugli emendamenti al ddl Boschi. Terminato l’esame degli emendamenti all’articolo 1, l’Aula è passata a illustrare gli emendamenti all’articolo 2, relativo alla composizione ed elezione del Senato. E subito scatta il ’canguro’, la tecnica che permette di far ’cadere’ emendamenti analoghi a quelli già bocciati: questa volta sono stati soppressi 1.295 emendamenti con un salto di oltre 560 pagine, cosa che ha provocato la reazione del M5s: "Di fronte a questa conduzione dei lavori non parteciperemo più a nessuna votazione e ai lavori dell’Aula" ha annunciato il capogruppo 5 Stelle, Vito Petrocelli, indossando subito dopo sulla bocca un bavaglio tricolore. I senatori pentastellati stanno protestando silenziosamente in Aula estraendo la scheda al momento del voto "per rimarcare la mancata corretta applicazione del regolamento da parte del Presidente Grasso sull’emendamento per la riduzione dei parlamentari".
Alla protesta dei pentastellati si è aggiunta quella di Lega e Sel, che hanno deciso di abbandonare i lavori. "Il presidente del Senato Grasso mi ha tolto la parola come relatrice di minoranza sulla riforma. E’ un fatto gravissimo e inaccettabile", ha denunciato la capogruppo di Sel, Loredana De Petris, annunciando che "se Grasso non ripristina un clima di confronto democratico, Sel lascerà subito i lavori dell’Aula". Grazie però ad una mediazione portata avanti dallo stesso presidente Grasso la protesta di Sel e M5s è terminata dopo circa un’ora. "Per le riforme costituzionali c’è bisogno di tutti, naturalmente nei tempi consentiti" ha detto la seconda carica dello Stato rientrando in Aula. La Lega invece ha scelto di non rientrare, come spiegato in Aula dalla senatrice leghista Patrizia Bisinella, che resterà in Aula solo "per appoggiare gli emendamenti".
Grillo contro Grasso: "E’ un grigio funzionario". E Beppe Grillo dal blog rincara la dose contro il presidente di Palazzo Madama. Grasso "è un grigio funzionario governativo incaricato di fare del regolamento stracci per la polvere. Un qualsiasi Oblomov (il personaggio di Goncharov) dimessosi dal suo posto di funzionario per timore del rimprovero del suo capoufficio a causa di un piccolo errore commesso". Questo si legge in un post dal titolo "il funzionario Grasso" a firma Aldo Giannuli. Durissimi gli attacchi a Grasso: "Se il presidente di una società per azioni gestisse così una assemblea avrebbe ottime probabilità di finire in galera, per il Senato questo non vale. Fanno bene a tenersi l’immunità..." scrive ironicamente Giannulli, che conclude: "Ma vi rendete conto che uno con questo rispetto delle norme, oltre che essere presidente del Senato, è stato capo della Procura nazionale antimafia?!".