Bianca Lucia Mazzei, Il Sole 24 Ore 4/8/2014, 4 agosto 2014
LA «VIA» ARRIVA FUORI TEMPO MASSIMO
Quando si realizza un’opera di una certa importanza (che sia un ponte, un’autostrada, un gasdotto o una centrale termoelettrica) vanno sempre valutate le ripercussioni sull’ambiente. L’obiettivo è garantire uno sviluppo ecosostenibile, ossia l’equilibrio fra crescita e tutela del territorio.
Questo esame, previsto da norme europee e nazionali e denominato valutazione d’impatto ambientale (Via), dovrebbe richiedere circa un anno. Il Codice ambientale (Dlgs 152/2006) scandisce i tempi con precisione: la regola è centocinquanta giorni, cui si può aggiungere una proroga di sessanta giorni nel caso di indagini particolarmente complesse. Se poi c’è bisogno di integrare la documentazione (come quasi sempre accade), si può arrivare a dodici-tredici mesi dalla presentazione del progetto.
Nella realtà la situazione è molto diversa. Più del 70% dei progetti attualmente all’esame della commissione Via del ministero dell’Ambiente (l’autorità che valuta gli interventi) aspetta da oltre un anno: 91 dei 128 interventi in attesa di giudizio ha cominciato il proprio iter prima del 30 giugno 2013. E ben 73 prima del 31 dicembre 2012. Non hanno ancora concluso l’iter interventi presentati nel 2008 e nel 2009. Il più vecchio aspetta dal 2006.
Questo per la cosiddetta Via ordinaria. Ma per la Via speciale, la procedura "velocizzata" prevista per le infrastrutture strategiche, le cose non vanno molto meglio. Nel 2001 la legge obiettivo, fortemente voluta dal Governo Berlusconi, previde un iter a parte per gli interventi considerati prioritari: avrebbero goduto di finanziamenti certi e procedure veloci. Per queste opere la commissione Via esprime il proprio parere in 90 giorni e sul progetto preliminare (e non sul definitivo come succede per la Via ordinaria). Il decreto Via, varato dal ministero dell’Ambiente di concerto con quello dei Beni culturali, è inoltre sostituito dalla delibera Cipe che, in un sol colpo, contiene il nulla osta ambientale e approva il progetto preliminare.
Ma i tempi restano lunghi. Cinque dei dodici progetti di infrastrutture strategiche che attendono la Via hanno cominciato il loro iter nel 2009-2010 e non lo hanno ancora concluso.
Le ragioni di questi ritardi? Molteplici, dalla qualità dei progetti alle difficoltà territoriali. Anche perché ogni opera fa storia a sé. «La valutazione ambientale - spiega Antonio Venditti, responsabile della divisione Via-Vas del ministero dell’Ambiente - è un procedimento complesso che, come esplicitamente previsto dalle norme nazionali ed europee, prevede il coinvolgimento di moltissimi soggetti pubblici e non».
Venerdì scorso, nell’illustrare il pacchetto "Sblocca-Italia", il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha denunciato le lungaggini procedurali che bloccano «opere che valgono 30 miliardi di euro». Ha quindi annunciato una serie di misure capaci di ridurre iter e tempi. Non è però chiaro su quali autorizzazioni si interverrà e se la Via sarà una di queste. Per capirlo bisogna aspettare il varo dei provvedimenti che, come ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, avverrà a fine agosto.
Ma torniamo alla situazione attuale. Dalla commissione Via, fanno notare che i tempi scanditi dalla legge non sono «perentori» ma «acceleratori». Si tratta cioè di indicazioni che è possibile sforare, tant’è che, nella realtà, non vengono rispettate né dalla commissione né da chi propone il progetto. «Accettiamo sempre le integrazioni presentate dai proponenti oltre i termini di legge», continua Venditti.
Sta di fatto però, che la legge fissa anche i rimedi per i ritardi. L’articolo 26 del Dlgs 152/2006 prevede che, scaduti i termini, le parti possano chiedere l’intervento sostitutivo del Consiglio dei ministri. Ma si tratta di un’ipotesi rimasta praticamente sulla carta. L’intervento di Palazzo Chigi viene infatti richiesto non tanto per eliminare le lungaggini temporali quanto per risolvere i contrasti fra il ministero dei Beni culturali e quello dell’Ambiente. E non sempre è garanzia di rapidità: all’esame del Consiglio dei ministri c’è infatti l’opera che da più tempo attende la Via, ossia la centrale termoelettrica da 400 MWe che dovrebbe sorgere nei Comuni di Irsina e Grottole in provincia di Matera.
Alla fine, i verdetti sono, in gran parte positivi con prescrizioni, ossia con l’indicazione degli interventi necessari per ridurre l’impatto ambientale. Per la Via ordinaria è positivo con prescrizioni il 78% dei provvedimenti emessi dal 1989 ad oggi. Percentuale che sale all’88% nel caso di parere Via per le opere della legge obiettivo.
In un’ottica di contenimento dei costi, il Dl 91/2014 (che è all’esame del Parlamento) prevede di portare da 50 a 40 i membri della commissione Via. Interviene inoltre su alcuni aspetti tecnici al fine di superare una procedura di infrazione Ue e aumenta la pubblicità web.
Bianca Lucia Mazzei, Il Sole 24 Ore 4/8/2014