Paolo Salom, Corriere della Sera 4/8/2014, 4 agosto 2014
CINESI A LEZIONE DI FILANTROPIA DA BILL GATES
Fare soldi (tanti) è difficile. Ancora più complicato, almeno per i cinesi, è regalarli. Per questo il direttore dell’Istituto per la ricerca filantropica dell’Università Normale di Pechino, una delle più prestigiose del Paese, ha chiesto l’aiuto di Bill Gates, l’uomo più ricco d’America, da anni impegnato con la sua Fondazione a creare opportunità per chi non ha nulla. Secondo quanto ha dichiarato Wang Zhenyao al China Daily, Gates, dal prossimo anno accademico, dovrebbe condividere i suoi segreti con l’ateneo allo scopo di raccogliere cento milioni di yuan (poco più di 16 milioni di dollari) aprendo con regolarità le tasche dei multimiliardari della Repubblica Popolare (sono 122 al momento) e dei milionari (molti di più, tutti valutati secondo la moneta statunitense). Occuparsi dei bisognosi può essere una partita senza fine in un Paese che certo ha visto, negli ultimi decenni, aumentare il livello medio della vita dei cittadini, ma anche le differenze tra chi ha molto (o moltissimo) e chi nulla. Tuttavia, se esiste la domanda e anche l’offerta, cosa c’è che non funziona? Questione di mentalità. «Finora – dice Cheng Gang, presidente del China Foundation Center – spendere denaro in beneficenza è sempre stato visto, da noi, come un modo per mettersi in mostra, un mezzo poco gradito per vantarsi della propria ricchezza. Una mentalità che deve cambiare». Terra di immensi contrasti, la Cina è legata a paradigmi culturali che affondano nei millenni. Sulle metropolitane di Pechino pubblicità di costosi profumi o auto di lusso inondano gli sguardi di giovani che leggono bigini sul marxismo. Tutto si tiene. Anche che i miliardari non riescano a regalare un po’ della propria fortuna.