cen., La Gazzetta dello Sport 4/8/2014, 4 agosto 2014
LUCIA È LA RAGAZZA DELLA PORTINERIA. I DUE SOS DEL PIRATA, IL SILENZIO IRREALE
Provate a fare un esperimento: dopo aver preso alloggio in un albergo, chiamate la reception, chiedendo l’intervento dei carabinieri. Poi aspettate. Se per caso non accade nulla, rifate l’operazione con maggiore veemenza («C’è qualcuno che mi dà noia»).
Difficile non ascoltare un cliente di fronte a una situazione simile. Eppure nel giallo di Marco Pantani c’è anche questo incredibile passaggio avvenuto alle 10.50, poco prima di morire. La perizia medico-legale del professor Francesco Maria Avato, contenuta nell’esposto presentato dall’avvocato De Rensis alla Procura di Rimini, ha indicato l’orario del decesso molto a ridosso (addirittura la fascia di margine si sovrappone perché va dalle 10.45 alle 11.45) al doppio Sos del Pirata. Forse in camera c’erano le persone che lo hanno spinto sull’ultimo traguardo. Forse, quando il Pirata chiama, la lite non è ancora degenerata e proprio quella minaccia di rivolgersi ai carabinieri può aver scatenato l’aggressione finale. Ma perché la ragazza della portineria ha sottovalutato l’aiuto invocato dal ciclista? Lo ha spiegato alla polizia, ma soprattutto durante il processo.
Cliente particolare — La presenza di Pantani era ingombrante per un residence come il Le Rose. Il campione più amato dagli italiani, anche se ormai a fine carriera, doveva fermarsi una sola notte. Arriva senza bagaglio e quindi si presume un soggiorno breve. Il 9 febbraio 2004, al pomeriggio, chiede «una camera per un giorno». E invece anche a San Valentino non parte. Fa vita solitaria, poco confidenza.
Insomma, quando Lucia Dionigi sente la prima chiamata non sa come comportarsi. Aspetta. Poi arriva una seconda richiesta. E lei ribatte: «Si sente male?». Riceve una risposta seccata e decide di andare a vedere. Non da sola, ma con la signora delle pulizie. Un viso conosciuto a Pantani. Arriva davanti alla stanza, non sente nessun rumore. Anzi, definisce il silenzio irreale. Allora prova a entrare, avverte del movimento, si blocca quando da dentro si leva una parola biascicata. Ribatte: «Tutto ok». Di nuovo rumori poco comprensibili.
In aula — Durante l’udienza definirà il tono della voce alterato, ma a domanda precisa sul movimento udito e sulla possibilità che ci fossero altre persone, risponde: «Davo per scontato fosse solo». Non tornano diversi passaggi, eppure durante il dibattimento questa testimonianza scivola via come l’acqua.
Le domande — Restano molti interrogativi: ma se c’era un silenzio irreale, come faceva Pantani a mettere a soqquadro la stanza? E ancora: la voce del Pirata è normale quando chiede di chiamare i carabinieri, poi diventa alterata e incomprensibile? E quel movimento dentro la camera a pochi minuti dalla morte?