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 2014  luglio 23 Mercoledì calendario

I PIANI ECONOMICI DI HITLER. UN SOLO OBIETTIVO: LA GUERRA

Un lettore le ha recentemente scritto chiedendole quale Paese avesse maggiormente contribuito alla sconfitta della Germania in occasione dell’ultimo conflitto. La sua risposta, da me pienamente condivisa, è stata quella che i giudizi sul passato sono molto spesso influenzati dalle operazioni del presente, con un evidente accenno alla potenza americana. E già che siamo in argomento, vorrei chiederle come è stato possibile per la Germania avere creato in pochi anni, e cioè dal 1933 al 1938, l’esercito più potente del mondo dopo che la potenza militare, e anche economica, di quel Paese erano state quasi completamente distrutte.
Nicodemo Settembrini
neda.r@alice.it

Caro Settembrini,
La Grande guerra non fu mai combattuta sul suolo tedesco e i bombardamenti aerei non ebbero il ruolo che avrebbero avuto durante la Seconda guerra mondiale. Quando terminò il conflitto, quindi, lo straordinario apparato industriale della Germania era intatto. Il maggiore handicap tedesco, negli anni successivi, fu il pagamento dei danni di guerra: un debito colossale inflitto da vincitori che non vollero capire quali effetti avrebbe avuto sull’economia e sulla psicologia del Paese sconfitto. Sopraggiunse poi, mentre la Germania accennava a uscire dalla crisi, la lunga recessione provocata dal crac di Wall Street. Nel gennaio del 1933, quando il partito nazista vinse le elezioni, la Repubblica di Weimar, con una popolazione di 62 milioni, aveva quattro milioni e mezzo di disoccupati.
Hitler non aveva competenze economiche, ma capì che non avrebbe potuto conservare il potere se non avesse riacceso il motore dell’economia tedesca. Lo fece con due piani quadriennali. Il primo, lanciato nel 1934, prevedeva la costruzione, con finanziamenti agevolati, di canali, edifici pubblici e una grande rete autostradale. Il piano ebbe molte ricadute positive soprattutto nel settore automobilistico, in quelli delle macchine utensili e della meccanizzazione dell’agricoltura. Fu una politica keynesiana non diversa, per molti aspetti, da quella realizzata allora negli Stati Uniti con la creazione tra l’altro di una Autorità per lo sviluppo della Valle del Tennessee, nei Paesi Bassi con le grandi dighe per il controllo delle maree, in Italia con l’edilizia pubblica e la costruzione di nuove città. In Germania il risultato più importante fu la piena occupazione: un traguardo che ebbe l’effetto di attenuare il malumore della classe operaia per la soppressione delle organizzazioni sindacali indipendenti.
Non meno decisive per l’economia tedesca furono altre due decisioni strettamente collegate ai progetti politici e militari di Hitler. Memore del blocco marittimo con cui la Gran Bretagna aveva cercato di soffocare l’economia tedesca durante la guerra, Hitler creò una Agenzia a cui fu affidato il compito di produrre gomma sintetica e surrogati dei carburanti liquidi e solidi necessari al Paese durante un conflitto. La seconda decisione fu il riarmo: tutte le maggiori industrie tedesche lavorarono a pieno regime per le forze armate.
Questo ambizioso programma aumentò il deficit e il saldo passivo della bilancia dei pagamenti. Nel 1935 il ministro dell’Economia Hjalmar Schacht suggerì a Hitler di rallentare il riarmo, ma non fu ascoltato. Il secondo piano quadriennale venne affidato a Hermann Goering, maresciallo dell’aria e delfino di Hitler. Aveva un solo obiettivo: la preparazione del Paese al conflitto.