G.Tr., Il Sole 24 Ore 21/7/2014, 21 luglio 2014
SEMESTRE IN NEGATIVO PER GLI INCASSI DEGLI ENTI LOCALI
Per le multe la frenata degli incassi che si è registrata nei primi sei mesi di quest’anno è in larga parte temporanea, legata al blocco della riscossione che ha accompagnato la sanatoria delle vecchie cartelle (si vedano i servizi a pagina 3). Quando però si allarga lo sguardo alle altre entrate degli enti locali, e si nota che il segno meno domina praticamente tutte le voci più importanti, c’è da farsi qualche domanda in più. Certo, il quadro riguarda solo i primi sei mesi, e la seconda parte dell’anno può dare qualche inversione di tendenza, ma due numeri aiutano a capire le dimensioni del problema: dal 1° gennaio al 30 giugno, nelle casse dei Comuni sono entrati tra tasse, trasferimenti e tariffe 19,3 miliardi, il 19,9% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre il totale delle spese correnti è rimasto praticamente immutato: 24,1 miliardi, con un micro-aumento dello 0,6 per cento rispetto a dodici mesi fa.
Prima di invocare spending review e razionalizzazioni, sicuramente indispensabili, o parlare di "buchi" nei conti è bene usare qualche cautela. I dati, presi dal sistema ufficiale (Siope) con cui il ministero dell’Economia monitora entrate e uscite pubbliche, riguardano la cassa, mentre i bilanci locali funzionano per competenza. La realtà però, come sanno bene per esempio i fornitori quando aspettano di essere pagati per le loro prestazioni, guarda alla cassa più che alla competenza. Seconda precisazione, prima di andare nei numeri: a frenare le entrate concorrono diversi fattori, dal caos continuo sui tributi (che ha fatto slittare in molti Comuni i pagamenti di Tasi e Imu) alla crisi economica, che diminuisce anche i "consumi" di alcuni servizi e soprattutto ferma i pagamenti da parte delle famiglie. Fatto sta che le casse soffrono, e insieme alla loro febbre è salita l’intensità delle richieste degli amministratori di vedersi riconosciute nuove quote del «fondo di solidarietà» (gli ex trasferimenti) nell’eterna attesa che vengano definiti i criteri di distribuzione.
Anche perché a zoppicare sono prima di tutto le «entrate extratributarie», cioè prima di tutto le tariffe dei servizi che in questi anni sono stati la prima leva utilizzata per compensare i tagli imposti dalle varie manovre. Le mense scolastiche, solo per fare qualche esempio, nei primi sei mesi del 2014 hanno portato in cassa il 10% in meno di quanto avevano prodotto nello stesso periodo dell’anno scorso, lo stesso è accaduto ai canoni per l’occupazione di aree pubbliche, mentre negli asili nido la flessione è del 13% e nelle residenze per gli anziani si registra un meno 20 per cento. Migliorano di poco rispetto allo scorso anno solo i conti di teatri, spettacoli e servizi turistici, ma le loro entrate sono così leggere da non spostare di una virgola i termini del problema.
La stessa dinamica non si incontra sul lato delle spese dei Comuni, dove invece i pagamenti per mense e servizi scolastici crescono rispetto ai primi sei mesi del 2013, quelli per il personale continuano la loro discesa ma l’insieme di questi fattori in pratica pareggia i conti con lo scorso anno. Il grosso della spending review, del resto, nei Comuni è arrivato proprio l’anno scorso, mentre i parametri per quest’anno sono ancora da definire: e nella nebbia che continua a circondare i conti locali le difficoltà della cassa crescono.