21 maggio 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - LA RUSSIA VENDE IL GAS ALLA CINA
REPUBBLICA.IT
MILANO - A vendere gas alla Cina ci hanno provato da almeno dieci anni. Ma questa volta ce l’hanno fatta. Il colosso russo Gazprom e la compagnia petrolifera pubblica cinese Cnpc hanno firmato a Shanghai uno storico accordo destinato a cambiare gli assetti geopolitici dell’energia mondiale. Il contratto, sottoscritto al termine di due giorni di incontri ad alto livello, alla presenza del presidente russo Valdimir Putin e del numero uno cinese Xi Jinping, prevede un contratto di fornitura trentennale di metano, pari a 38 miliardi di metri cubi all’anno (la metà dei consumi italiani), garantito da un gasdotto lungo 2.200 chilometri dalla Siberia alla Cina orientale ancora da costruire.
In realtà, nonostante la fornitura trentennale sia stimata dagli esperti attorno a 456 milioni di dollari, il prezzo è uno degli ostacoli che ancora dividono i fornitori dagli acquirenti. Così come è stata molto complessa la trattativa sulle condizioni per le eventuali rinegoziazioni, procedure cui i cinesi sono abbastanza allergici. E come avviene sempre nelle trattative per la fornitura di idrocarburi il prezzo finale a cui verrà cenduta la materia prima non è stata rivelata nemmeno questa volta.
La mossa di Putin è strategica. Cercare di spostare l’asse economico verso est per non dipendere più esclusivamente dall’Europa, principale mercato di sbocco del gas siberiano. Per lanciare un messaggio all’Europa dopo i fatti dell’Ucraina, ma anche per trovare altri sbocchi in un momento in cui
tra rinnovabili, crisi economica e rivoluzione dello shale gas in America, l’Europa sembra avere meno bisogno di materia prima. Come noto, più di un terzo del metano che si consuma nell’Eurozona viene dalla Russia, con punte fino al 100 per cento nei paesi baltici, il 90 per cento della Bulgaria e l’80 di Slovacchia e Ungheria.
Fino al 2013 l’Europa è stato il primo cliente di Mosca con 160 miliardi di metri cubi acquistati ma la Cina da sola già da quest’anno sarà un mercato più grande. Pechino prevede di aumentare del 20% le importazioni di gas, per ridurre il peso dell’inquinantissimo carbone per produrre energia elettrica, e arrivare a 186 miliardi di metri cubi.
Non è un caso se Bruxelles si è subito preoccupata di lanciare un messaggio al Cremlino. "La fornitura di gas all’Europa non deve essere interrotta, conto sulla Russia perchè mantenga i suoi impegni, è responsabilità di Gazprom assicurare le consegne di gas come stabilito dai contratti con le società Ue": così il presidente della Commissione Josè Barroso in una lettera a Vladimir Putin. Il presidente della Commissione ricorda anche a Putin che "la Ue si aspetta che la Russia attivi un sistema di allerta" che avverta con largo anticipo semmai le forniture dovessero subire interruzioni. "La Ue si aspetta che tutte le parti restino affidabili fornitori e partner di transito, perchè è anche nel loro interesse".
I rapporti con economici tra Cina e Russia, invece, sono recenti. A differenza di quelli politici. L’interscambio commerciale ha raggiunto i 90 miliardi di dollari nel 2013, sette volte di più del 2003, ma ancora molto lontano dai 370 miliardi dell’interscambio tra Russia ed Europa.
L’accordo nasconde retroscena ancora più complessi. Come spiega Matteo Verda, ricercatore dell’Ispi, l’Istituto per gli studi internazionali di Milano. “Più che una minaccia all’Europa, si tratta di una diversificazione del business. Putin e Gazprom vogliono aprire un mercato parallelo, visto che, tra l’altro, i giacimenti che verrebbero usati per rifornire la Cina non sono gli stessi che servono l’Europa". Per l’analista, il fatto di aprire un mercato alternativo può portare dei vantaggi anche a Bruxelles: "Non è male se la Russia trova altri acquirenti del suo gas, perché questo significa dare più stabilità ai conti del Cremlino. Siccome l’Europa è il primo mercato per Mosca, in caso di instabilità economica, le ripercussioni sono immediate".
Dopo anni di trattative, Russa e Cina firmano l’accordo sulla base del quale Mosca venderà a Pechino 38 miliardi di metri cubi di metano all’anno con un gasdotto da 2.200 chiilometri. Immediato l’intervento di Bruxelles, con Barroso che chiede alla Russia di garantire i rifornimenti all’Ue. Ma la firma storica sposta di fatto a Est l’intero quadro geopolitico delle alleanze
SANCISCE ALLEANZA DI FATTO CHE SPOSTA ASSE GEO-POLITICA A ORIENTE. ALLEANZA MILITARE CON LA RUSSIA E DENTRO ANCHE L’IRAN. MANOVRE NAVALI CONGIUNTE RUSSIA CINA. DICHIARAZIONI DI JI.
LASTAMPA.IT
Dopo oltre un decennio di trattative la Russia ha firmato un’intesa di lungo termine (30) anni per fornire alla Cina 38 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Nei giorni passati si era parlato di un’intesa dal controvalore di 456 miliardi di dollari. Oggi Gazprom si è limitata a parlare di un accordo per oltre 400 miliardi di dollari.
L’accordo tra la russa Gazprom e la cinese CNPC partirà dal 2018. Il contratto è stato firmato dai presidenti dei due gruppi, Zhou Jiping, a capo di China National Petroleum Corporation (CNPC), e Alexei Miller, CEO di Gazprom, il cui titolo ha guadagnato il 2% subito dopo la notizia.
La firma arriva durante il secondo e ultimo giorno di permanenza in Cina del presidente russo, Vladimir Putin, che ieri ha firmato con il presidente cinese Xi Jinping altri 49 contratti di cooperazione bilaterale.
La firma dell’intesa, avvenuta alla presenza di Vladimir Putin e Xi Jinping, rappresenta un’importante sviluppo per Mosca che dall’inizio della crisi ucraina sta cercando sbocchi alternativi per vendere il suo gas. Fino al 2013 l’Europa è stato il primo cliente di Mosca con 160 miliardi di metri cubi acquistati ma la Cina da sola è già da quest’anno sarà un mercato più grande. Pechino prevede di aumentare del 20% le importazioni di gas, per ridurre il peso dell’inquinantissimo carbone per produrre energia elettrica, e arrivare a 186 miliardi di metri cubi.
Nonostante le trattative siano in corso da un decennio indubbiamente la crisi con Kiev e l’Occidente ha spinto Putin ad accelerare e forse a concedere uno sconto sul prezzo richiesto che nei gionri scorsi, secondo indiscrezioni, oscillava in un range tra i 350 e i 400 dollari per mille metri cubi.
In questo modo la pressione delle eventuali sanzioni economiche di Usa e Ue si depotenzia. Mosca, anche se tra 4 anni, avrà un grosso mercato alternativo all’Ue. Ue che salvo un’intesa dell’ultima ora tra Kiev e Mosca rischia dal 3 giugno di trovarsi senza gas dopo che Gazprom ha preteso il pagamento anticipato delle forniture per il mese di giugno (1,66 miliardi di dolati) e il saldo del pregresso pari a 3,5 miliardi.
Kiev si rifiuta e pretende che la Russia torni a praticare lo stesso prezzo di 265 dollari per mille metri cubi quando al potere c’era (fino a febbraio) il filo-russo Viktor Yanukovich, contro i 485 (la cifra più alta chiesta dal colosso ernegetico russo) dollari dal primo aprile.
Tecnicamente ora l’unico Mosca e Pechino dovranno mettersi d’accordo sulla costruzione della condotta dalla frontiera cinese porterà alla rete di Pechino il gas russo. Da parte sua Mosca ha completato la «Siberian pipeline» che si ferma al confine. Il tratto rimanente è stimato costerà tra i 22 e i 30 miliardi di dollari.