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 2014  maggio 21 Mercoledì calendario

LA COSA PIU’ DIFFICILE DEL MONDO

Nell’ambito del reale – se escludiamo cioè il teletrasporto, le isole rotanti o lo scudetto al Napoli – la cosa più difficile del mondo oggi è rendere interessante l’Europa. Dell’Europa – nel senso dell’Unione Europea – non gliene frega niente a nessuno, come si sa. Commentatori indignati protestano che i partiti in campagna elettorale europea non parlano di Europa, ma i loro giornali sono i primi a conoscere l’indifferenza dei lettori per quei temi e a comportarsi di conseguenza. Se oggi qualcuno volesse mettere alla prova la propria ambizione e la propria capacità di affrontare una vera grande sfida, come dicono quelli, dovrebbe provare a rendere interessante l’Europa agli europei.
La mancanza di attrattiva, l’assenza di qualunque coolness o glamour, il fallimento di comunicazione di un’istituzione che dovrebbe avere i mezzi per promuovere iniziative di comunicazioni creative, estese, efficaci, è un tema affascinante. Non mi piacessero le cose che faccio, oggi il mio desiderio sarebbe che qualcuno arrivasse e mi nominasse capo di un progetto di comunicazione dell’Unione Europea. Per fortuna non succederà, perché malgrado lo stimolo non sarei capace di combinare niente: è un obiettivo che ormai sta molto vicino al lotto che comprende lo scudetto del Napoli e il teletrasporto.
Un mio amico giornalista che si occupa di cose europee a Bruxelles e per la sua competenza viene spesso invitato a dibattiti e incontri, apre i suoi interventi annunciando: «Vorrei avvisare il pubblico che nel corso del mio intervento verrà usata più volte l’espressione “Unione Europea” e invitare quindi chi lo ritenga ad abbandonare la sala subito». La spessa patina di grigio e narcotico che circonda ogni cosa UE – non fatevi ingannare dalle dichiarazioni benintenzionate dei molti di noi sostenitori dell’europeismo che diciamo di amare l’Europa e la sua idea: al primo accenno di UE ne siamo annoiati anche noi, la nostra coscienza lo sa – è un fenomeno notevole e straordinario, che merita riflessioni che immagino a Bruxelles siano state fatte ampiamente. Il mio amico spiega che una cosa su tutte governa questo disastro e lo rende insuperabile: il rapporto di potere e comunicazione che c’è tra la UE e i singoli governi nazionali fa sì che questi ultimi diano alla UE tutte le colpe di ogni cosa indigesta ai cittadini e a se stessi tutti i meriti di qualunque buon risultato ottenuto dalla UE. In questo senso, la UE è un’istituzione utilissima per le politiche nazionali: funge contemporaneamente da capro espiatorio e da realizzatore a nome loro. Questa trasmissione di messaggio tra governi/partiti nazionali ed elettori taglia fuori la versione della UE, che non arriva mai, per debolezza e lontananza.
Ci vorrebbero interpreti locali del suo fare e del suo progetto – che pure hanno cospicue lacune e fallimenti, ci mancherebbe: quello della povertà di inventiva promozionale ne è soltanto uno – capaci delle stesse demagogie, comunicazioni sbrigative e ingannevoli, interessi privati, dei politici locali. Oppure una educazione degli elettori a diffidare di queste ultime e accogliere messaggi più concreti e affidabili: lavoro che dovremmo fare tutti, dai giornali in giù, se ci interessa l’Unione Europea, questa cosa invincibilmente noiosa.