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 2014  maggio 21 Mercoledì calendario

LA FIAT TORNA AD ASSUMERE. IN POLONIA


La Fiat investirà 560 milioni in Polonia per la costruzione della nuova Topolino. Verranno assunti altri 420 dipendenti che si aggiungeranno ai 3.000 che già lavorano nell’impianto di Tychy, il più efficiente di tutto il gruppo. La notizia, diffusa dall’agenzia Reuters citando fonti del governo di Varsavia ha suscitato qualche risentimento a Torino. Un secco comunicato diffuso nel pomeriggio ribadisce che tempi e modi di comunicazione dei nuovi investimenti fanno parte della responsabilità dei vertici aziendali. Nessun altro è autorizzato a dare anticipazioni.
Un gioco delle parti che niente toglie alla sostanza del problema. La Fiat ha definitivamente abbandonato Termini preferendo investire all’estero. Una situazione che la dice lunga sull’attrattività dell’Italia. Le nostre multinazionali guardano sempre più volentieri fuori dai confini nazionali e gli stranieri restano alla finestra. Nelle settimane scorse l’Aibe (Associazione delle banche estere) ha commissionato all’Ispo (la società di indagini demoscopiche fondata da Renato Mennehimer) un’indagine sul grado di interesse che i capi delle aziende straniere hanno verso l’Italia. È venuta fuori una votazione assolutamente insufficiente: 33 su una scala che arrivava a cento. Le lamentele messe in luce sono le stesse da anni: una pubblica amministrazione lenta e inefficiente, una giustizia che impiega anni a emettere una sentenza, un quadro normativo che non offre alcuna garanzia vista la rapidità con cui cambiano le leggi. Infine un fisco oppressivo e un mercato del lavoro fin troppo rigido. Né, a quanto pare, il recente decreto Poletti è riuscito a diradare tutte le perplessità. Soprattutto per quanto riguarda il contratto a tempo determinato: in caso di violazione l’azienda è tenuta solo a pagare una multa oppure è obbligata, come voleva il vecchio testo, alla riassunzione?
Un quadro che, pur con qualche passo avanti, resta ancora indefinito. E allora perché stupirsi se la Fiat preferisce la Polonia all’Italia? Ormai Torino ragiona nei termini di una qualunque multinazionale. Quindi colloca il capitale dove i rendimenti sono più alti. Non a caso sposterà la sede sociale a Londra, il domicilio fiscale in Olanda e la quotazione del titolo negli Usa. Quanto alle fabbriche terrà solo le più produttive che in Italia, in questo momento, sono soprattutto due: Pomigliano e Melfi. Sopravvive Mirafiori dove restano cinquemila operai (un tempo erano dieci volte di più). In grande sviluppo c’è Gruglia-
sco grazie al successo delle nuove Maserati. Certo nel piano industriale presentato il 6 maggio c’è la promessa che tutto il personale degli stabilimenti italiani sarà riassorbito. Tuttavia il primo investimento è in Polonia e il governo di Varsavia ha fretta di annunciarlo. Lasciando intendere di aver predisposto tutto perché l’investimento abbia successo.