Erica Dellapasqua, Il Tempo 21/5/2014, 21 maggio 2014
O RAME O MORTE, È CACCIA ALL’ORO ROSSO
Ci sono i disperati, pochi, che rubano per arrotondare, ma soprattutto le bande di pendolari in partenza dalla Romania che, come hanno permesso di appurare anche le indagini della polizia ferroviaria, "fanno stagione" lungo le rotaie e poi se ne tornano a casa coi soldi. Quando va bene perché è successo, recentemente a Roma, che tra i folgorati dal rame si registrassero anche vittime: ad aprile, all’incrocio tra la Collatina e via Palmiro Togliatti, un romeno di 38 anni è morto proprio nel tentativo di appropriarsi di alcuni cavi di una centralina Acea, il corpo lo hanno scoperto le squadre di pronto intervento che agivano su segnalazione di un blackout. Sicurezza zero contro quotazioni alle stelle: il mercato del rame, rivenduto per lo più ai rottamatori locali ad un prezzo che oscilla tra i 4 ed i 5,50 euro al chilo, non conosce crisi, che è anche la ragione per cui negli ultimi due anni si fanno i conti con l’impennata di furti e danneggiamenti alle reti pubbliche e private. Il dato positivo è che, vista l’entità anche economica del fenomeno, le forze dell’ordine hanno concentrato l’attenzione su questo fronte, intensificando quindi le attività di prevenzione nelle zone più critiche, come le linee ferroviarie, a Roma e nel Lazio sotto costante monitoraggio del compartimento Polfer guidato da Domenico Ponziani.
IL LAVORO VIEN DI NOTTE
Dalle indagini condotte, così come dalle registrazioni delle telecamere che hanno ripreso le bande al lavoro, emergono tecniche rodate. Dopo aver battuto il territorio ed accertato la presenza di materiale da asportare questi soggetti, di norma organizzati in gruppi di quattro, cinque persone, fanno ritorno sul posto durante le ore notturne per mettere a segno il colpo. Aree isolate, com’è immaginabile, e poco esposte al transito, come per esempio la zona di Settebagni dove corre una delle linee dell’alta velocità. Torcia, tronchesi, seghetti, coltellini a serramanico, dopo aver divelto il camminamento in cemento che dovrebbe proteggere i cavi che scorrono paralleli alle rotaie iniziano a trafficare, tagliando quanta più metratura possibile. Passo successivo, la lavorazione, che può avvenire contestualmente - sfilando le leghe e abbandonando i tubi di plastica - o in un secondo momento, bruciando la parte che non frutta soldi, risultato gli ormai famosi roghi tossici che punteggiano la Capitale anche all’interno dei campi nomadi. La velocità, vista anche l’intensificazione dei controlli sulle linee, resta in ogni caso uno degli elementi che fanno la differenza, i ladri tendono a raggiungere alle prime luci dell’alba i rottamatori ai quali venderanno il prodotto per evitare di incorrere in controlli su strada. Pur in assenza di formulario che, anche in base alla normativa sui rifiuti, dovrebbe accompagnare la partita di rame, quest’ultimo può comunque essere tracciato e ricondotto all’azienda di provenienza: in caso di blitz, quindi, il rottamatore potrebbe rischiare la ricettazione. In alternativa, la filiera può condurre anche molto lontano, verso le fonderie del nord Italia ed in quel caso diventa chiaramente impossibile risalire alla località di partenza, o il mercato estero, Cina e India, che mantengono la domanda a livelli altissimi alimentando, consapevolmente o meno, un giro illegale che macina miliardi. Chi importa, si presume, acquistando a prezzi di mercati potrebbe non sapere che si tratta di materiale rubato.
NELLE ZONE SACCHEGGIATE
Dalla Salaria a Settebagni passando per la stazione di Salone, è praticamente impossibile - anche per gli addetti ai lavori - avere gli occhi sull’intera rete ferroviaria, che solo nel Lazio supera i 1.200 chilometri di estensione. Allora si gioca d’anticipo, dando peso ad ogni segnalazione sospetta di disturbo alla circolazione ma soprattutto cercando di tracciare i circuiti di queste bande, da dove partono, qual è il loro prossimo obiettivo, a chi vendono. La mappatura delle mete di saccheggio preferite è più o meno chiara, tra queste i casi più indicativi restano appunto Settebagni, dove la pavimentazione di protezione dei cavi risulta totalmente disconnessa, e la stazione di Salone, chiusa nel 2002 causa problemi di ordine pubblico e riaperta al servizio viaggiatori nel 2010 con orari ridotti rispetto agli standard. Qui, come a Magliana, il problema principale è la vicinanza ai campi nomadi, a Salone dal retro del villaggio attrezzato si accede direttamente ai binari, e i risultati sono evidenti: il rame, a differenza di altri materiali rimasti intatti all’interno dei tubi in plastica, è sparito. Rfi è già intervenuta diverse volte per riparare i danni, che sono ben visibili lungo le rotaie per circa un chilometro, e ripristinare la normale mobilità, tentando anche di sostituire dove possibile il rame con l’alluminio, il problema è che i rom tornano e ricominciano il "lavoro" daccapo. "Casa e parrocchia", ricorda quanto accaduto poco tempo fa ad un cantiere della metro C sulla Prenestina: i ladri di rame, anche quella volta romeni, vivevano in affitto proprio nell’abitazione all’ingresso dell’infrastruttura. Poi Salaria, altro snodo che ha scatenato l’appetito dei predoni, solo ad aprile sono state decine le aziende colpite a ripetizione, rimaste senza linea telefonica o collegamento Internet. In questo caso, doppia beffa, perché come ha obiettato Telecom in queste situazioni anche l’azienda si ritiene parte lesa.
INDAGINI E ARRESTI
Pattugliamenti diurni, per avere contezza delle aree da considerare sensibili, e appostamenti notturni: stando ai numeri, gli esiti delle attività degli uomini del vicequestore aggiunto Marco Napoli, responsabile della squadra di polizia giudiziaria Polfer, stanno portando risultati. I furti, in ambito compartimentale, sono diminuiti del 16% circa. Dall’inizio dell’anno 15 arresti, 31 soggetti indagati in stato di libertà, 200 chili di rame recuperato. Nel corso del 2013, 54 depositi controllati, 48 arresti e 367 indagati in stato di libertà, circa 15mila chili di rame ritrovato. Su impulso dell’Osservatorio nazionale sui furti di rame, dal 2013 è stato introdotto, come aggravante del reato di furto, la sottrazione di componenti metalliche e altri materiali da infrastrutture energetiche nonché da infrastrutture di comunicazione e di altri servizi pubblici gestiti, anche da privati, in regime di concessione pubblica, ciò che ha coinciso con un inasprimento delle pene.
PAROLA D’ORDINE PREVENZIONE
Sul campo, tutto parte dalla prevenzione: «Il fenomeno oltre che rappresentare un danno economico per l’azienda costituisce un disagio per i nostri utenti, i dati dell’Osservatorio danno un’idea di come questa problematica sia esplosa soprattutto negli ultimi due anni - spiega Simone Ainis Buscherini, responsabile del servizio di Protezione aziendale di Rfi Lazio - I fronti su cui agire sono molti, non ci sono solo i cavi funzionali all’esercizio della linea ma anche quelli che portano elettricità da una stazione all’altra per esempio per l’utilizzo dei monitor, oppure quelli delle gallerie, ogni parte ha la sua funzione ed anche un furto minimo, di pochissimi metri, può avere ricadute pesanti, come accaduto due giorni fa a Bologna». A livello nazionale, nel 2013, la task force a difesa del rame sul trasporto ferroviario ha condotto al controllo di 4.163 depositi, recuperati 191mila chili di materiale trafugato, 802 persone indagate, di cui 171 arrestate. «Positivi risultati - commentano i dati dall’azienda - sono stati conseguiti anche grazie alla scelta delle forze dell’ordine di incidere sul secondo livello delle organizzazioni criminali, ossia quello della ricettazione». Il secondo passo, dicevamo, che chiama in causa chi acquista merce di provenienza furtiva. «Con la nostra squadra, dodici persone - conclude il responsabile Rfi - monitoriamo giorno e notte le linee facendo più attenzione ai punti critici, Nodo Roma, alta velocità Roma-Napoli, un’attività che funziona non solo come deterrente: lavorando in stretta sinergia con la Polfer venerdì scorso abbiamo notato movimenti sospetti in zona Capannelle, in quel caso stavano rubando ferro e gli agenti hanno portato a termine un arresto».