Alberto Di Majo, Il Tempo 21/5/2014, 21 maggio 2014
DA «POPULISTA» A «EVASORE», VENT’ANNI DI ACCUSE A BEPPE
L’ultima accusa ieri. Gli hanno dato dell’assassino. Più spesso dell’evasore. Tutti i giorni del buffone. Non solo. I critici lo chiamano populista. Tant’è che in alcuni comizi lui s’è attaccato un cartello al collo con lettere cubitali e ogni tre-quattro frasi scandisce «po-pu-li-sta». I sostenitori impazziscono. Lo ripetono pure loro: «po-pu-li-sta». È l’unico insulto che gli piace. Tanto che ne ripete spesso il significato letterale: chi ha a cuore il popolo.
Per il resto Beppe Grillo, che dispensa soprannomi e parolacce a piene mani, non si scompone mai. Sorride. Silvio Berlusconi gli ha dato dell’evasore perché «quando faceva gli spettacoli pretendeva di essere per gran parte pagato in nero», lui ha riposto con un ironico: «Uno dei più grandi evasori della storia dà dell’evasore a me? È fantastico».
Beppe sa che l’accusa di essere un «evasore» potrebbe anche riscuotere una certa simpatia. Del resto non è stato proprio Berlusconi anni fa a dire che con le tasse così alte comprendeva chi le evadeva?
Quando due giorni fa, nel salotto di «Porta a Porta», il comico genovese ha ammesso di non aver pagato alcune volte il canone della Rai, non s’è nemmeno soffermato sulla «confessione». È, o almeno appare, un italiano come tanti. È la sua forza. La stessa che ha portato il Cavaliere a scalare la politica italiana contro il pronostico di tutti.
Altra storia l’accusa di essere un «assassino» che gli ha rivolto l’ex premier in tv: «Grillo è un pregiudicato, un assassino», ha detto Berlusconi a «L’aria che tira». «Lui è uno esperto sul non entrare in prigione, perché con colpa ha ucciso tre amici. È entrato dentro una strada che aveva un cartello che avvisava "strada impraticabile", lui è riuscito ad uscire dalla sua auto e sono morte tre persone. Grillo - ha insistito l’ex Cavaliere - è condannato per omicidio plurimo colposo, è pregiudicato e assassino: ha scampato la prigione e non dovrebbe tornare su questi argomenti».
Non ne parla mai Beppe di quell’incidente in auto. Era il 1981. Morirono tre persone, che viaggiavano sul Suv che guidava lui. Nel 2012 Grillo l’ha raccontato in un’intervista a Gian Antonio Stella su «Sette» con queste parole: «Era inverno. Guidavo io. Eravamo a Limone Piemonte. Facevamo una strada che conoscevano quelli che erano in macchina con me, ma io no. C’era un tubo che perdeva, una lastra di ghiaccio. Siamo finiti fuori strada. Io mi ritrovai appeso a una roccia. E mi salvai, per miracolo. I miei amici e il loro bambino no. In primo grado mi assolsero. In appello mi condannarono. È un ricordo che mi pesa. Tutti i giorni». Dice spesso di essere pregiudicato, fa battute. «Ho dei carichi pendenti», risponde sempre a chi gli chiede durante i comizi di candidarsi. Ma non parla mai dell’incidente e della condanna. Per il resto è un comico. Si diverte quando lo accusano di essere un demagogo, un capopopolo. Quando gli storpiano il cognome chiamandolo, alla toscana, «Grullo» o, più semplicemente, «Beppe Brillo». Una volta il direttore de Il Giornale, Sallusti, ha tuonato in tv: «Grillo non può essere un interlocutore politico. Secondo me è uno stronzo». Un’occasione ghiotta, il comico mise il video in apertura del suo blog. Arrivarono 665 commenti non proprio lusinghieri per il giornalista. Ovviamente a Grillo hanno dato, spesso, del fascista. Lui stesso arringa la folla con un divertito «Italianiiii!». Ma, nello stesso tempo, anche del comunista o del nazista (Berlusconi ha citato addirittura Hitler e anche Pol Pot). Al limite i critici precisano che Beppe è, genericamente, un dittatore. Ultimamente il candidato del Pse alla Commissione Ue Schulz l’ha accostato a Stalin. Un anno fa sempre Schulz ironizzò sulle 5 stelle del simbolo del MoVimento, vantando un primato: «La mia bandiera ha dodici stelle, sono il Movimento 12 stelle, per questo Grillo non mi fa paura». Eppure gli attacchi lanciati al comico genovese farebbero pensare il contrario.