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 2014  maggio 10 Sabato calendario

SCHIAVE MODERNE: CHEERLEADER IN RIVOLTA


La Grande Rivolta delle cheerleader è cominciata in gennaio, quando Lacy T. (la sola iniziale del cognome serve ad arginare l’invadenza degli ammiratori) ha presentato una class action contro gli Oakland Raiders. Sono accusati di pagare le Raiderettes meno del minimo previsto dallo Stato della California, di trattenere il salario fino a fine stagione, di imporre multe illegali per infrazioni minime. È proseguita in febbraio, quando Alexa Brenneman ha portato in tribunale i Cincinnati Bengals, sostenendo di aver lavorato nel 2013 più di 300 ore a stagione (fra allenamenti ed eventi di beneficenza) ma di essere stata pagata a forfait: 90 dollari a partita per 10 partite, equivalenti a 2,85 dollari l’ora mentre il minimo in Ohio è 7,85. È terminata, per il momento, alla fine di aprile, quando 5 ex Buffalo (le cui cheerleader si chiamano Jills) hanno fatto causa ai Bills per averle sottoposte a un “trattamento insultante e degradante”, che comprendeva un test di scuotimento per vedere quanto fossero sode e le obbligava ad apparizioni pubbliche in cui venivano palpeggiate o “messe all’asta” come accompagnatrici fra i partecipanti a un torneo di golf – e tutto per 105 dollari a stagione nel caso peggiore, 1.800 in quello migliore. Non è tuttavia solo una questione di soldi. Il comportamento delle cheerleader è regolato da un corposo codice, definito la “bibbia”. Quello dei Buffalo Bills ha un capitolo sulle regole dell’etichetta a una cena formale, uno su come tenere una conversazione (“evitare sempre: politica, religione, riferimenti sessuali, battute inappropriate, opinioni forti e pettegolezzi”), uno sull’igiene intima (quali prodotti usare per mantenere un pH equilibrato, per arginare le mestruazioni e per depilarsi nella zona pubica). Quello degli Oakland Raiders stabilisce per ogni cheerleader il tono di abbronzatura artificiale da mantenere tutto l’anno, la sfumatura del colore dei capelli e il loro taglio (Lacy T. doveva farsi una messa in piega con boccoli del diametro di 28 centimetri) e il peso forma, dal quale non sono ammesse oscillazioni superiori a 1,8 kg pena una multa e, alla terza infrazione, l’espulsione dal gruppo. Tutte le spese sono a carico delle ragazze. Le uniformi delle Jills costano 650 dollari. Ogni volta che Lacy T. doveva rifarsi la tintura ramata-brillante assegnatale sborsava 150 dollari. L’unico viaggio che le franchigie pagano è quello per il calendario, in qualche isola dei Caraibi o alle Hawaii. Ma le ragazze devono comprarsene un po’ di copie, minimo dieci, a un prezzo fra i 5 e i 12 dollari, per rivenderle guadagnandoci qualcosa. Allora perché lo fanno? Intanto non tutte le squadre sono vessatorie: i Seattle Seahawks riconoscono le paga minima federale e gli straordinari. E poi alcune vogliono semplicemente divertirsi. Altre si costruiscono un futuro come istruttrici di fitness o mettono su una scuola di danza. Qualcuna ha recitato in un reality show o ha fatto la modella per Playboy.