Amedeo La Mattina, La Stampa 11/5/2014, 11 maggio 2014
LA GRANDE PAURA DI FORZA ITALIA “SOTTO IL 20% SILVIO CI MOLLA”
Hanno poco tempo per fiatare, impegnati fino allo spasimo in una campagna elettorale che vale la vita. Ma quando fiatano, attorno a un piatto di pasta e un bicchiere di vino, i dirigenti di Forza Italia fanno emergere la loro paura, sintetizzabile come la «sindrome degli orfani». Dei futuri orfani di Berlusconi se «quella maledetta soglia del 20% non venisse raggiunta o superata, anche fosse di uno zero virgola qualcosa», dice stanco uno che tira il fiato.
È la linea Maginot, quasi una trincea mentale da difendere a qualunque costo. I capi e i capetti, che stanno osservando la tregua interna, hanno i piedi gonfi dopo una giornata a sfacchinare e con la voce afona dicono quello che mai avrebbero osato immaginare. Ovvero che Berlusconi molla tutto e tutti se rimane sotto il pelo dell’acqua del 20%. «Sì, molla, lascia tutti e addio». C’è chi glielo avrebbe sentito dire di persona. C’è chi lo avrebbe sentito da altri, c’è chi ne è convinto senza aver bisogno di averlo sentito in presa diretta. La «sindrome degli orfani» è fortissima tra generali e colonnelli berlusconiani che prima sfilavano spavaldi con le mostrine al petto e il volto fiero del vincitore perché i moderati, si sa, in Italia sono la maggioranza e votavano Forza Italia. Lasciando le macchine da guerra di cartone della sinistra con un palmo di naso. Ora questi generali, colonnelli, vecchi e nuovi, girano per i mercati, le strade, i posti della propaganda elettorale e si sentono male, non vedono entusiasmo, si sentono dire sempre più spesso «ho sempre votato per voi ma ora non voto più, oppure voto Grillo, magari quel giovanotto fiorentino che mi ricorda il giovane Berlusconi». Ma quando Berlusconi scese in politica aveva già cinquant’anni e di energia ne aveva da vendere. Anche adesso sta mettendo l’anima in questa campagna elettorale, come sempre generosamente, senza risparmiarsi. Come nessuno del suo partito si sta risparmiando: o si vive o si muore. «Tutti stiamo facendo il possibile e l’impossibile - racconta sorseggiando, di corsa, una birra fresca uno dei berluscones che non è in lista per le Europee ma pedala come un pazzo - ma ho l’impressione che il consenso non cresca. Dicono che siamo al 21%, ma non è vero. Siamo ancora un pelo sotto. Alla fine dovremmo farcela. Siamo pure cresciuti rispetto alla partenza e come sempre grazie a Berlusconi».
Sì, possiamo farcela, dicono i volenterosi berlusconiani che vogliono vendere cara la pelle. E ce la stanno mettendo tutta. Fitto al Sud, Tajani al centro, Toti, Romani, Gelmini, Brambilla con i suoi cani e la sua pancia in dolce attesa. Pedalano Gardini e Galan nel nord-est. Macina chilometri Miccichè in Sicilia, in una terra dove Grillo miete consensi come frumento a luglio. Quando sono sfiniti, si guardano in faccia e si dicono «speriamo di farcela». «Quel 20% è la linea del Piave, sotto la quale Silvio li molla. E non avremo la possibilità di sperare in Marina: a quel punto è la fine, il fuggi fuggi. Significherebbe che l’appello di Berlusconi ai moderati non funziona più. Non ci sarebbe neanche la prova del fuoco delle elezioni Politiche: se poi saranno nel 2018, non avremo Silvio o Marina a salvarci. Ma ora basta - dice il nostro interlocutore posando il bicchiere vuoto della birra - non è il momento di pensare a quello che potrebbe accadere. È il tempo di rimettersi in marcia, altrimenti Silvio ci dice addio».
Amedeo La Mattina, La Stampa 11/5/2014