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 2014  maggio 11 Domenica calendario

LA GLOBALIZZAZIONE DELLA ’NDRANGHETA


Droga e appalti. Va bene, lo sappiamo. È la via Crucis di un paese dolente che assiste impietrito alla penetrazione e alla ascesa della ’ndrangheta, «la più potente organizzazione criminale italiana», presente in diversi paesi del mondo, dal Canada all’Australia passando per la Germania, che si nutre, cresce, prospera grazie alla droga e agli appalti, appunto.
Lo riconosce sommessamente forse il magistrato che ha più titoli per parlare dell’attività fondamentale della ’ndrangheta, la droga. Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria: «Molte famiglie sono specializzate nel traffico internazionale di droga. Spesso nella gestione di queste attività, si creano veri e propri cartelli, in grado di comprare ingenti quantitativi di cocaina, grazie a broker che vivono in Sud America e in Europa. Gli appalti restano uno strumento fondamentale per entrare in contatto con la pubblica amministrazione. Senza il rapporto con il potere, la ’ndrangheta morirebbe per asfissia».
Una delle più importanti inchieste sulla ’ndrangheta al Nord è quella denominata “Infinito”. Da una sua costola è nata l’indagine che ha portato alla retata dell’altro giorno per Expo 2015. Le mazzette, le gare truccate. Tra gli arrestati però nessun calabrese (per il momento). E questo perché, avvertono gli investigatori, la ’ndrangheta si ferma a un gradino inferiore. Le sue imprese lavorano in subappalto per la movimentazione terra.
C’è un documento straordinario raccolto dal Ros dei carabinieri, una intercettazione ambientale tra il figlio del mammasantissima di Limbadi, Giuseppe Mancuso, e un imprenditore brianzolo, Germano Brambilla. Dice Mancuso: «Perché ti devo venire a cercare la mazzetta? Io mi faccio socio con te. Tu non ti senti ricattato e facciamo affari insieme».
In una certa antimafia calabrese è forte la suggestione di schierarsi con quel revisionismo negazionista che riduce la ’ndrangheta a un fenomeno di franchising. Ma invece dossier riservati, analisi degli apparati investigativi e della nostra intelligence, convergono tutti nel lanciare un vero e proprio allarme: «Le straordinarie e convergenti acquisizioni probatorie vedono, oggi, la ’ndrangheta come un’organizzazione criminale strutturata verticalmente, secondo un assetto di tipo piramidale, le cui strategie dipendono da decisioni assunte da un organo apicale, denominato “Provincia” o “Crimine” che influenza la vita dell’organizzazione ‘ndranghetista anche al di là dei confini regionali e nazionali».
«Nel Nord Italia, in particolare in Piemonte, in Lombardia ed in Liguria, sono state individuate apposite strutture criminali - spiega il dossier - che agiscono in stretto raccordo con le “famiglie” di origine. Per la Lombardia e la Liguria il collegamento con i territori di origine viene assicurato attraverso un organismo intermedio, detto “camera di controllo”, deciso dal “Crimine di Polsi”, che ha una funzione di supervisione delle dinamiche criminali attinenti a quelle regioni. In Piemonte, invece, tale organismo non è stato istituito ed il collegamento è assicurato da contatti diretti tra i capi-locale piemontesi ed esponenti di spicco del “Crimine”».
Addirittura, dunque, la ’ndrangheta lombarda e ligure nei fatti è commissariata dalla organizzazione «madre», quella che affonda radici in Calabria.
«Le attività investigative degli ultimi anni hanno ampiamente dimostrato come la ’ndrangheta - connotata da un sempre maggiore consolidamento del proprio ruolo nel narcotraffico internazionale - riesca sapientemente a coniugare la fortissima vocazione a farsi impresa, attraverso i tentativi di infiltrazione nell’economia locale e negli apparati amministrativi territoriali, con la stretta osservanza delle proprie tradizioni, fatta di riti iniziatici di affiliazione e di passaggio di grado».
Dice Raffaele Grassi, direttore del Servizio centrale operativo della polizia: «La ’ndrangheta è una delle più potenti organizzazioni criminali al mondo che ha occupato interi mercati attraverso il riciclaggio dei narcodollari». Andrea Caridi, direttore del secondo Reparto della Dia, che coordina tutte le inchieste, esplicita: «Indagini in corso fanno intravedere delle relazioni tra mondi apparentemente diversi, tra ’ndrangheta e poteri occulti e trasversali».
Ma quanto è ricca la ’ndrangheta? «Tanto - risponde il procuratore aggiunto Nicola Gratteri - per alcuni istituti di ricerca il fatturato ammonterebbe a decine e decine di miliardi euro, per altri a meno di dieci».

Guido Ruotolo, La Stampa 11/5/2014