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 2014  maggio 10 Sabato calendario

FACCIAMO SCUDO CONTRO IL MONDO


[Alba e Alice Rohrwacher]

Due questioni, durante l’incontro con Io donna, preoccupano le sorelle Rohrwacher: non apparire melense e fare in modo che il film diretto da Alice e interpretato da Alba, Le meraviglie, su una famiglia mista (come la loro) che vive in campagna nell’Italia centrale (dove sono cresciute loro) con un papà che alleva api aiutato dalle figlie (come il loro) non sia presentato come un’autobiografia. Se i timori per il primo punto sono condivisibili («Mia sorella è un’attrice fantastica», «Alice è una grande regista», il tutto a proposito di un film che gronda, letteralmente, miele), per l’altro fatichiamo a capire. Nonostante gli elementi in comune tra vita e sceneggiatura è difficile, per esempio, immaginare le due sorelle, pur bambine, incantate di ammirazione davanti a una monumentale e luccicante Monica Bellucci star della tv in una delle scene più divertenti del film. Che a Cannes è l’unico in concorso per l’Italia: per Alice è il secondo lungometraggio (anche il primo, Corpo celeste, era stato selezionato al Festival alla Quinzaine des Réalisateurs), per entrambe il primo lavoro e la prima intervista insieme: le risposte si alternano a sguardi, rossori, silenzi, carezze brevi, «risponde lei» e «no, dillo tu». «Ci rivediamo oggi dopo settimane » dice Alba «ero a girare un film in Albania. Un’esperienza abbastanza estrema, sulle montagne vicino al Kosovo con un metro di neve» (il film è Vergine giurata di Laura Bispoli, ndr).
L’esperienza di Le meraviglie dev’essere stata molto più familiare.
ALBA A nessuna delle due era mai successo di lavorare vicino a casa, con gli amici e i genitori che venivano sul set (il film è girato tra Toscana e Lazio, le Rohrwacher sono cresciute a un centinaio di chilometri da lì, vicino a Orvieto, ndr).
ALICE Mi son divertita a chiamare gente che vedo tutti i giorni a collaborare al film, è stata una gioia grande poter restituire un po’ di lavoro al posto in cui sei cresciuto.
Allora perché vi preoccupa tanto che si associ questo film alla vostra vita?
ALICE Perché perderebbe valore. Ci lavori per anni, che noia se fosse solo la tua storia, senza la curiosità di scoprire qualcosa che non sai.
ALBA Non so se perderebbe valore, certo noi non siamo quella cosa lì: la nostra casa, o nostro padre, non erano così...
ALICE Ho raccontato una famiglia non catalogabile. Non sono contadini, né fricchettoni, né cittadini. Ma appartengono a un territorio che in genere viene distrutto, o trasformato in agriturismo. Io ho provato a mostrarlo senza retorica: vengo da lì, lo conosco bene, è la mia “città”. In questo senso il film è personale. Inoltre, questa volta, per lavorare avevo bisogno di sentirmi protetta, e tutti quegli ingredienti così familiari sono state le mie “protezioni”: come quando parti per un viaggio mettendo nello zaino quello che ti serve per star bene. Ma è appunto in un viaggio che ti porto, non a vedere il mio armadio.
ALBA Io che pur sento una grande vicinanza ho anche voglia di vedere il film come una turista.
Alice, qualche anno fa disse che non voleva dirigere sua sorella perché sarebbe stato troppo complicato. Che cosa è cambiato?
ALICE In realtà c’era un grande desiderio di girare con lei.
E com’è andata?
ALICE e ALBA È stato naturale. E, come spesso la natura, sorprendente.
Vi ha sorpreso cosa?
ALICE e ALBA Essere capaci di lavorare senza innescare le dinamiche tipiche tra sorelle. Senza litigare o lasciarsi andare troppo proprio perché stai parlando con qualcuno della tua famiglia.
ALICE Tutto è andato via liscio. Mai freni o dighe. Avere vicino qualcuno che condivide il tuo immaginario è un aiuto incredibile, come avere nel coro chi già conosce le canzoni.
ALBA Se pensiamo a una madre, per esempio, ovvio che abbiamo in mente la nostra. Se sistemo una stanza, lo faccio con gli stessi gesti che ha in mente Alice. Non c’è bisogno di spiegare.
Davvero otto settimane di riprese e mai uno screzio?
(Si guardano): «Be’, una lite c’è stata... Prima di cominciare, però» (seguono molte insistenze per sapere il motivo. Manco si fossero rubate il fidanzato...): «Per il look del personaggio di Alba».
ALBA «I miei capelli dovevano essere in un certo modo ma all’ultimo momento Alice ha cambiato idea. Io avevo già lavorato sul ruolo e mi sono arrabbiata. Poi ho capito che aveva ragione lei: un regista ha una visione d’insieme che sfugge all’attore».
Alba è diventata la madre che Alice immaginava?
ALBA Lo ero nell’anima, meno nel corpo, secondo lei, non avendo figli.
ALICE Era un dubbio che ho avuto all’inizio, poi mi è sembrata perfetta.
Chi ha deciso per prima di dedicarsi al cinema?
ALBA Io. Dopo alcuni corsi di teatro, mi sono iscritta al Centro sperimentale a Roma. Lei intanto si laureava in lettere a Torino.
ALICE A un certo punto ho cominciato a girare documentari e ho pensato che bella vita sarebbe, se diventasse un lavoro. Ecco, per entrambe è sempre stato importante trovare un lavoro che fosse anche una vita.
Alice, in entrambi i suoi film la protagonista è una pre-adolescente.
ALICE Osservare come crescono in Italia le bambine ci racconta molto della società e dei suoi cambiamenti.
Voi come eravate, da piccole?
ALICE Di speciale vedo solo l’amore. Per il resto era un normale rapporto tra sorelle che litigano tanto, poi fanno pace e hanno voglia di stare vicine. Anche nelle incomprensioni resta un territorio comune e unico, che vale più di tutto. Di fronte alle difficoltà siamo come uno scudo. Forse quello che ci lega di più è il nostro essere bambine mezzosangue. Come scrive Elsa Morante nell’Isola di Arturo, un mezzosangue è un ladro appoggiato con la schiena al tesoro. Non lo vede davanti a sé, e quindi lo cerca continuamente.
ALBA Forse il nostro rapporto era più esclusivo della media: abitando in campagna frequentavamo poco altre persone. Di sicuro eravamo diverse.
Diverse come?
ALBA Io più in azione, lei...
ALICE In contemplazione. Me ne stavo di più isolata. La seguivo, Alba era quella che andava avanti.
ALBA Come tutte le sorelle maggiori. Però sono state fasi, poi le cose si sono ribaltate. Lei che era sempre “stata” si è allontanata, io sono rimasta più vicino.
Quanta voglia avevate di andare via?
ALBA Io molta.
ALICE Io meno, aspettavo di andare all’università.
ALICE e ALBA Ma anche quando siamo andate a vivere da sole c’è stato sempre un sostegno. Il tessuto costruito era sano: nei momenti che ci hanno cambiato la vita, c’eravamo.