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 2014  maggio 11 Domenica calendario

LA BOMBA KAZAKA RIESPLODE SU ALFANO


Uno spettro si aggira sulla testa di Alfano. È quello del caso Shalabayeva, la moglie dell’oppositore politico kazako fermata e rispedita nel Paese di origine mesi fa. Il ministro degli Interni, allora, rischiò grosso. Sembrava essere passata la buriana, ma ora Angelino torna a vedersela brutta. I pm di Perugia hanno trovato alcune mail che proverebbero le ricostruzioni lacunose del Viminale sul nodo dei passaporti diplomatici. E i grillini presentano una mozione di sfiducia.
«Un blitz a mia insapu­ta». Sul caso Shalabayeva si difese così il ministro dell’Interno Angelino Alfano, lo scorso 16 lu­glio. Gli andò bene perché la mozione di sfiducia non passò nonostante i forti mal di pancia del Pd e le molte zone grigie del­la sua ricostruzione. Caso chiu­so? Niente affatto. Il pasticcio kazako rischia di riaprirsi e i gril­lini tornano a mettere nel miri­no il capo del Viminale: «Incapa­ce- accusano i pentastellati che hanno appena depositato un’al­tra mozione di sfiducia-. L’inef­ficienza e inadeguatezza dimo­strate nella gestione dell’ordi­ne pubblico in occasione della finale di coppa Italia allungano la lista delle sue nefandezze a cui, da ultimo, si aggiunge la ria­pertura del caso Shalabayeva».
La procura di Perugia, infatti, sta accendendo i riflettori su al­tri punti oscuri della vicenda che tanto ha imbarazzato e pre­sumibilmente imbarazzerà an­cora il ministro: il pasticcio dei passaporti, un verbale lacuno­so, uno scambio di mail taciuto. L’affare si (ri)complica.
Riassunto delle puntate pre­cedenti: La notte del 28 maggio 2013 Alma Shalabayeva, mo­glie dell’imprenditore e dissi­dente kazako Mukhtar Abl­yazov, viene arrestata a Casal Palocco da agenti della questu­ra di Roma, insieme alla figlia di sei anni. Le forze dell’ordine cer­cano il marito e agiscono su ri­chiesta delle autorità del Kazaki­stan. Ablyazov non è in casa e Shalabayeva viene arrestata. L’accusa: il suo passaporto è fal­so. Nel giro di soli due giorni le donne sono rispedite in Kazaki­stan e messe agli arresti domici­liari. La vicenda viene alla luce e scoppia il caso. Il 5 luglio una sentenza del tribunale di Roma condanna l’operato della que­stura di Roma dichiarando che il passaporto della Repubblica Centroafricana di Alma Shala­bayeva è valido. Alfano è nel mirino e, in Parla­mento, si difende così: «Non ero stato informato, non era sta­to informato nessuno del gover­no, non era stato informato il presidente del Consiglio». In­somma, nessuno sapeva nulla. Quindi Angelino fa rotolare un po’ di teste al Viminale: via il suo capo di gabinetto al Viminale, Giuseppe Procaccini; via il re­sponsabile della segreteria del capo del dipartimento di pub­blica sicurezza, il prefetto Ales­sandro Valeri. A dimostrazione che il passa­porto della Shalabayeva fosse valido c’è una lettera dell’amba­sciatore della Repubblica Cen­trafricana a Parigi Emmanuel Bongopassi che riferisce come l’ambasciatore kazako abbia chiesto che i passaporti di Abl­yazov e Shalabayeva fossero an­nullati. Nella relazione di Alfa­no si dice invece che i documen­ti erano «palesemente contraf­fatti».
La mattina del 31 maggio, poi, al Centro di identificazio­ne ed espulsione di Ponte Gale­ria, c’è l’udienza di convalida del fermo della Shalabayeva, al­la presenza dei suoi legali. Alle 5 del pomeriggio la procura dà il «nulla osta» al rimpatrio. Ma i legali accusano: con enfasi ab­biamo segnalato che Alma è moglie di un dissidente kazako, che rischiava la persecuzione se rimandata nel suo Paese e che quindi intendeva chiedere asilo all’Italia; ma di tutto ciò non vi è traccia nel verbale di udienza. Alfano, su questo punto, ha detto in Aula: «In nessuna fase i funzionari italiani hanno avuto notizia alcuna sul fatto che Ablyazov fosse un dissiden­te politico». Chi mente?
Inoltre durante le prime per­quisizioni nella villa di Casal Pa­locco sono state trovate delle mail tra i legali della donna nel­le quali era chiaro che la Shala­bayeva fosse la compagna di un dissidente kazako. Insomma, la storia è tutt’altro che chiarita.