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 2014  maggio 11 Domenica calendario

LE BATTAGLIE DEGLI ANTI-EURO CON SOLDI E PRIVILEGI DELLA UE


BRUXELLES Potrebbero essere i grandi vincitori delle elezioni del 25 maggio, promettono di distruggere l’Unione Europea che mette le mani in tasca dei contribuenti nazionali, ma quando si tratta di soldi e privilegi, gli euro-scettici non si fanno scrupoli. Anzi. Spesso gli anti-europei – dalla Lega Nord di Matteo Salvini al Front National di Marine Le Pen, passando per l’Ukip di Nigel Farage – si comportano in modo molto più opaco dei partiti europeisti, approfittando di controlli finanziari meno rigidi per moltiplicare entrate che, a volte, vengono dirottate nelle tasche degli europarlamentari. Fondi per gli uffici nazionali che finiscono su conti correnti personali. Mogli, parenti e amanti assunti come assistenti o funzionari. Soggiorni di lusso pagati dal contribuente europeo. Fondazioni e Partiti di carta che vengono utilizzati come bancomat. Sono queste alcune delle pratiche che il Messaggero ha potuto ricostruire analizzando i bilanci di gruppi parlamentari, partiti e fondazioni legati a movimenti euro-scettici e grazie ad alcune testimonianze anonime.
LE STORIE
Nigel Farage è il leader dell’Ukip, il partito euro-fobo che i sondaggi danno in testa nel Regno Unito. Eletto all’Europarlamento nel ’99, è presidente del gruppo Europa della Libertà e della Democrazia, di cui fa parte anche la Lega. Da 15 anni Farage accusa l’UE di rubare i soldi dei contribuenti. Ma nelle ultime settimane è stato lui a finire sul banco degli imputati. Grazie ad un’eccezione riservata ai deputati eletti prima del 2009, Farage ha continuato ad avere come assistente parlamentare locale la moglie Kirsten. Un’altra esponente dell’Ukip, Nikki Sinclaire, ha accusato Farage di aver fatto assumere l’ex amante, la trentaduenne Annabelle Fuller. Uno scandalo analogo aveva colpito la Lega nel 2004, quando Matteo Salvini e Roberto Speroni avevano come assistenti Franco e Riccardo Bossi, fratello e figlio primogenito del leader Umberto. Il cognato della leghista Mara Bizzotto, Andrea Merlo, è stato assunto come funzionario dal gruppo Europa della Libertà e della Democrazia.
LE SPESE
Pecunia europea non olet quando si tratta di gonfiare il portafoglio personale. Secondo il Times, oltre allo stipendio da 6.200 euro, Farage si sarebbe intascato una parte consistente dei 4.299 euro dell’indennità per spese generali. Queste risorse dovrebbero coprire le spese sostenute nello Stato membro di elezione: ufficio, telefono, computer e materiale telematico. Ma per l’ex granaio nel West Sussex che Farage ha trasformato in sede locale, il leader dell’Ukip non paga alcun affitto, mentre i costi di gestione non superano i 3.700 euro l’anno. Secondo il Times, mancano all’appello quasi 15.000 euro. Farage ha definito le accuse «oltraggiose» perché non ha violato le regole. In effetti l’Europarlamento non chiede alcuna rendicontazione per l’indennità per spese generali, che così può diventare «un’integrazione del salario», spiega una fonte di un partito euro-scettico «spesso quei soldi finiscono sullo stesso conto dello stipendio». Anche i fondi destinati al gruppo Europa della Libertà e della Democrazia sono stati usati in modo discutibile. Leghisti e soci euro-scettici si sono riuniti più volte in grandi alberghi di lusso a spese del contribuente europeo, come il Castel Brando Hotel vicino a Treviso o il Grand Hotel Principe di Piemonte di Viareggio. Circa 1.350.000 euro sono stati destinati ad attività di informazione, che i deputati utilizzano con grande libertà. «Si possono invitare a cena 20 persone e poi farsi rimborsare dicendo che era un dibattito», dice un’altra fonte.
LE ASSOCIAZIONI
L’altro grande affare sono i Partiti europei e le Fondazioni costituiti ad hoc per incassare i finanziamenti pubblici dell’UE. «Funzionano come una specie di bancomat», spiega la seconda fonte: «Un europarlamentare mette 10 mila euro per essere membro e in cambio può spendere 40 mila euro dal bilancio del partito europeo». La Lega è associata alla Foundation for a Europe of Liberties and Democracies e al Movement for a Europe of Liberties and Democracy, a cui nel 2014 sono stati destinati complessivamente più di 1.500.000 euro. Il Front National di Le Pen ha un piede nel partito European Alliance of National e un altro nell’European Alliance for Freedom. L’Ukip di Farage ufficialmente non è affiliato ad alcun partito politico europeo, ma uno dei suoi membri Goffrey Bloom, è associato alla European Alliance for Freedom che ha scelto come sede il semi-paradiso fiscale di Malta.

«USCIRE DALLA MONETA UNICA UN FURTO A DANNO DEI POVERI» [Intervista Guy Verhofstadt] –

BRUXELLES Uscire dall’euro sarebbe «un furto» ai danni di risparmiatori e povera gente. È questo l’avvertimento del candidato dei Liberali alla presidenza della Commissione Europea, Guy Verhofstadt, di fronte alle proposte di Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Forza Italia. Gli 80 euro di Matteo Renzi sono utili ma, per Verhofstadt, non bastano a risolvere la crisi.
Se diventerà presidente della Commissione, darà più tempo all’Italia per raggiungere il pareggio di bilancio come ha chiesto il governo Renzi?
«Le regole approvate devono essere applicate da tutti allo stesso modo. Non concederò più flessibilità, perché è questo che ha creato i problemi del passato. Non possiamo tornare ai deficit che sono all’origine di questa crisi. Ma occorre lanciare una seconda strategia, affianco alla disciplina di bilancio, che possa aiutare l’economia europea e italiana».
Come rilanciare la crescita?
«Serve una seconda ondata del piano Delors che è stato alla base della prosperità degli anni novanta. Dobbiamo fare con il mercato interno: la scadenza del 1992 spinse le imprese a investire anticipando la fine delle frontiere. Il mio piano prevede una unione bancaria per restaurare i flussi del credito, un’unificazione dei mercati dei capitali per far abbassare i tassi di interesse delle imprese, una comunità energetica per abbattere i prezzi e un mercato unico del digitale. Possiamo finanziare le infrastrutture con i Futurebonds: strumenti che raccolgano capitale privato attraverso Bce, Bei e Commissione».
Ma, tra l’austerità della Germania e la flessibilità chiesta da Italia e Francia, cosa sceglie?
«Dobbiamo dire basta a questa stupida querelle in corso da 4 anni tra i conservatori, che dicono che l’austerità è sufficiente, e i socialisti, che vogliono fare debito per uscire dalla crisi. E’ una discussione improduttiva che fa si che l’Europa sia il solo continente a non essere uscito dalla crisi».
Gli 80 euro al mese di Renzi sono utili a recuperare la fiducia dei cittadini?
«Possono essere d’aiuto per chi ne guadagna 1.000 al mese. Ma rendono più difficile la lotta contro la deriva dei conti pubblici. Rischia di apparire come un regalo elettorale da 10 miliardi, che non risolverà la crisi economica. La crisi non verrà risolta nemmeno dalla tesi di anti-europei come Beppe Grillo, Lega Nord o Forza Italia secondo cui la soluzione è uscire dall’euro. Il ritorno alla Lira significa tornare alla svalutazione competitiva. Chi paga? I risparmiatori e i redditi più bassi che perdono potere d’acquisto. La svalutazione competitiva è un furto».
E allora come si esce dalla crisi?
«Attraverso un salto federale. Con l’austerità difesa dai popolari, l’Europa ha fatto solo la metà di quello che era necessario. I socialisti vogliono tornare al deficit spending che ha provocato la crisi. Serve più Europa nel senso di più integrazione. E’ quello che chiedono le imprese».
I cittadini sembrano più scettici. La sua lista europeista in Italia - Scelta Europea - non sta riscontrando grande successo nei sondaggi...
«Non ancora... Ci vuole tempo, perché i cittadini devono almeno sapere che esistiamo. Noi siamo l’antidoto al populismo. Dobbiamo creare un gruppo che sia più grande di quello degli Euroscettici, perché sarà il terzo partito a decidere la maggioranza nel prossimo Europarlamento».