Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  maggio 11 Domenica calendario

LA VERITÀ SCIENTIFICA NEL REBUS STAMINA


«Terrificante è sempre stata l’amministrazione della giustizia, dove e quando fedi, credenze, superstizioni, ragion di Stato o ragion di fazione la dominano o vi si insinuano» (La strega e il capitano ). Fu buon profeta Sciascia. Nulla di più attuale per il triste epilogo dell’affare Stamina. La procura di Torino rinvia a giudizio tutti (o quasi) quelli che hanno avuto a che fare con Stamina — direttori di ospedali, dirigenti della Regione, medici, biologi, laboratoristi, l’amministratore delegato di Medestea, i biologi ucraini, certi membri del comitato etico e persino un funzionario dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) che con una lettera non proprio impeccabile aveva preso tempo, «nulla di ostativo, aspettiamo ulteriore documentazione» (mai arrivata però) — con l’accusa di associazione a delinquere e truffa.
Con un’accusa così e così tante persone rinviate a giudizio uno potrebbe pensare che la questione Stamina sia chiusa per sempre. Neanche per sogno. Altri giudici vanno avanti come se nulla fosse e ingiungono che si continuino le infusioni. E chi dovrebbe praticarli quei trattamenti? Quegli stessi medici in attesa di essere giudicati per associazione a delinquere? Altri che potrebbero a loro volta essere accusati quanto meno di truffa? «C’è qualche medico disponibile?». Forse, o forse no (non c’è giudice al mondo che possa chiedere a un medico di contravvenire al codice deontologico) anche perché per i preparati di Stamina non basta il medico che infonda, serve chi preleva le cellule del midollo osseo e poi un anestesista, degli infermieri e tanta altra gente ancora. Ma a dire di «no» non si rischia di essere accusati di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria? E forse anche di omicidio colposo se uno di quei bambini che i giudici vorrebbero curare con Stamina nel frattempo dovesse morire? Fra l’altro, i giudici del lavoro hanno idee molto diverse; il 10 marzo con un’ordinanza documentatissima di 32 pagine e tanto di bibliografia (40 voci), un giudice del tribunale di Torino respinge la domanda dei genitori di un bambino di tre anni con una gravissima malattia del sistema nervoso perché «i preparati di Stamina non risultano conformi alle norme europee di fabbricazione dei medicinali e nemmeno alle disposizioni del decreto del ministero della Salute del dicembre 2006». Un rebus insomma che — da quello che si legge sui giornali — sta per coinvolgere il ministro della Giustizia, il Consiglio superiore della magistratura e persino il Presidente della Repubblica. Intanto il ministro della Salute spiega che «in queste ore si sta costituendo la segreteria scientifica della seconda commissione istituita presso l’Istituto superiore di sanità che dovrà prendere una posizione sul fatto che quei preparati possono essere oggetto di sperimentazione come ha previsto il decreto Balduzzi».
C’è un modo di venirne a capo? Certo che c’è. E non è nemmeno tanto difficile: basta un po’ di buon senso e che ciascuno faccia il proprio lavoro con rigore, facendosi guidare dalle leggi che ci sono e che andrebbero rispettate. Per loro stessa ammissione, i medici di Brescia non sapevano cosa iniettavano ma così hanno violato la legge e anche il codice deontologico («sono vietate l’adozione e la diffusione di terapie senza adeguata sperimentazione e documentazione clinico-scientifica nonché di terapie segrete»). E chiunque continuasse a farlo violerebbe la legge e l’Ordine dei Medici avrebbe il dovere di intervenire; l’avessero fatto a suo tempo la questione Stamina sarebbe finita lì. Come possono dei giudici prescrivere cure e chiedere ai medici di violare la legge? Loro se la cavano dicendo che non prescrivono, dispongono solo che si dia seguito alla prescrizione di un medico. Ma prima di ordinare che si dia corso alla prescrizione di un medico i giudici del lavoro dovrebbero almeno accertarsi che quello che prescrivono sia «prescrivibile», proprio come hanno fatto quei giudici che invece quei trattamenti li hanno negati.
E la legge delle cure compassionevoli? Con Stamina non c’entra niente, il giudice Ciocchetti — quello della sentenza di Torino — se ne è accorto subito e nelle sue 32 pagine dell’ordinanza lo spiega per filo e per segno. Come se non bastasse nel maggio del 2012 Luca Pani, il direttore dell’Aifa, aveva diffidato formalmente l’ospedale di Brescia dal continuare questa attività. Chi adesso fosse disponibile ad assecondare i giudici che impongono Stamina violerebbe un’altra legge perché in Italia nessuno può fare terapia cellulare senza l’autorizzazione dell’Istituto superiore di sanità e dell’Aifa.
Iniettare quei preparati è pericoloso, dentro ci sono impurità e contaminanti come hanno stabilito a suo tempo gli esperti del ministero; ecco perché i medici che hanno creduto a Vannoni dovranno rispondere di associazione a delinquere e truffa. Ma non dovrebbe essere così anche per i giudici del lavoro che hanno imposto ai medici di praticare quelle infusioni, persino ai bambini?