Antonio Galdo, Il Messaggero 10/05/2014, 10 maggio 2014
FRIGERIO, IL REGISTA DELLE TANGENTI
PLURICONDANNATO E ONNIPRESENTE –
IL PERSONAGGIO
ROMA Il regista è lui. Secondo i magistrati milanesi che hanno alzato il sipario sulla presunta Tangentopoli milanese bis, in versione appalti e mazzette Expo 2015, al vertice della «cupola degli affari» compare Gianstefano Frigerio, classe 1939, una lunga carriera a cavallo tra la politica e il carcere, tra i libri di Sant’Agostino e di Tommaso Moro e le condanne definitive per una sequenza di reati che sembrano non finire mai. Frigerio non è un personaggio noto, la sua faccia non è mai stata scolpita nel cuore dei palazzi romani, le sue parole non hanno mai attizzato le cronache parlamentari o qualche talk show televisivo. Eppure, con la sua rete capillare di rapporti e anche con la sua abilità di ordire versioni giudiziarie false presto smentite dai processi è riuscito ad attraversare tutte le scosse telluriche della Prima e della Seconda Repubblica, fino a presentarsi lindo e pinto all’appuntamento con il cantiere della Terza. Tra gli anni Settanta e Novanta, e fino alla slavina di Mani Pulite, Frigerio è un dominus della Dc lombarda. Sempre a modo suo. Con incarichi apparentemente laterali, segretario provinciale e regionale, sindaco del piccolo comune di Cernusco sul Naviglio (dove è nato), ma in realtà con un mandato pieno, da parte di piazza del Gesù e innanzitutto di Arnaldo Forlani, di ricamare in Lombardia l’alleanza strategica del pentapartito mantenendo però un filo diretto anche con gli avversari comunisti. Un’alleanza assolutamente trasversale che mette insieme, in un’unica pratica, politica e soldi, quelli per finanziare i partiti e quelli per arricchire le singole persone, politici e non solo. Quando viene arrestato la prima volta, nel 1992, Frigerio si dichiara colpevole solo del primo tipo di reato e a sua difesa presenta un conto: il costo della macchina della Dc in Lombardia. Almeno trenta milioni di lire al mese per l’ordinaria amministrazione, e non meno di 2 miliardi per ogni campagna elettorale. Il punto di vista degli inquirenti prima e dei giudici dopo, però, è diverso, e al termine di una serie di processi (alcuni prescritti) Frigerio si ritrova con tre condanne definitive, non solo per finanziamento illecito, ma anche per corruzione, concussione e ricettazione. Altro che Sant’Agostino.
LE SENTENZE
Nonostante il fardello di sentenze così pesanti, passate in giudicato, Frigerio inizia la sua seconda vita, sempre ripercorrendo la strada della prima. E alla Dc sostituisce Forza Italia, anche grazie ai buoni rapporti con Silvio e Paolo Berlusconi, uno dei protagonisti dei processi nei quali l’ex segretario regionale democristiano è stato implicato. Nel 2001 è eletto deputato in Puglia, ha solo cambiato nome di battesimo, da Gianstefano a Carlo, giusto per mimetizzarsi quanto basta nella nuova avventura politica, e ha conservato lo status di intellettuale prestato ai fondi e ai sottofondi della politica (il soprannome che lo gratifica è “Il Professore”) andando a dirigere il Centro Studi della creatura di Berlusconi. Ma la slavina di Mani Pulite lo insegue e lo cattura. Frigerio non ha il tempo di mettere piede in Parlamento che finisce a San Vittore, e tra un calcolo e un ricalcolo delle pene ricevute dalla sentenze, eccolo ai servizi sociali e di nuovo in campo, nel suo ufficio milanese in via Andrea Doria, dove intanto ha creato il Centro culturale intitolato a Tommaso Moro.
DA CL AI POST COMUNISTI
Proprio qui, e con l’etichetta-beffa di uno dei più santi umanisti della Chiesa Cattolica, Frigerio riannoda i fili della sua tela (ma forse non si sono mai spezzati) e riparte da protagonista al crocevia tra politica e affari. Con Forza Italia è di casa, nell’universo di Cl è considerato un interlocutore privilegiato e di altrettanta considerazione gode nelle varie sigle (Ds, Pds, Pd) dei post comunisti, come dimostra il suo legame di ferro con un altro personaggio inossidabile, Primo Greganti, il compagno G. Da ultrasettantenne pimpante, Frigerio non perde un colpo nel tenere insieme dirigenti politici di vario livello, dal ministro al segretario provinciale, super manager della pubblica amministrazione con sete di carriera, imprenditori, professionisti sempre a corto di ricche consulenze che lui garantiva, da puparo.
LA ZONA GRIGIA
Quando parla il “Professore” tutti ascoltano, perché sanno che ha la soluzione giusta in quella zona grigia che mescola, nel perimetro della spesa pubblica, sanità, discariche, scuole, e cantieri, a partire dall’Expo 2015. E la politica? Anche quella non è mai stata abbandonata da Frigerio che, senza né un ruolo di partito né un seggio in Parlamento, è riuscito perfino ad avere un incarico e una stanza a Bruxelles, nientemeno che nell’Ufficio studi del Partito popolare europeo. Perché intanto il “Professore” tra una riunione e l’altra con i suo compagni di avventura nell’affare Expo 2015, continua a studiare e a scrivere libri, una passione parallela alle sue traduzioni dei testi di Sant’Agostino. E tra un testo sull’America di Obama, e un altro sulla fine della Seconda Repubblica, compare anche questo titolo: «La sinistra si è venduta l’anima». Verrebbe da chiedere: solo la sinistra?