Leonardo Maisano, Il Sole 24 Ore 10/5/2014, 10 maggio 2014
LA RISCOSSIONE FORZOSA DI SUA MAESTÀ
Il rischio è che i conti correnti dei sudditi diventino il bancomat per ingrassare le finanze di Sua Maestà. L’idea di garantire poteri di prelievo diretto dai depositi dei cittadini morosi verso il fisco risale al marzo scorso quando il Cancelliere dello Scacchiere la annunciò, con la sordina, per vedere l’effetto sul Paese. Un mese e mezzo più tardi il progetto scuote un Regno che sulla tutela dell’individuo dalle vessazioni dello Stato ha costruito la propria reputazione. Le carte d’identità, per intenderci, dopo decenni di discussioni al calor bianco, ancora non esistono a garanzia suprema della privacy.
Per questo la Commissione Tesoro della Camera dei Comuni ha acceso il semaforo rosso al progetto cullato da George Osborne nell’estremo tentativo di velocizzare la riscossione tributaria. Modi spicci, a dir poco, affidandosi alla linee generali fin qui emerse. L’Inland revenue, nel disegno tracciato dal Cancelliere, si vedrebbe garantita il diritto di mettere direttamente mano ai conti di chi risulta non aver pagato le imposte in base ai soli calcoli degli uffici tributari. Il sequestro del danaro scatterebbe dopo quattro segnalazioni dell’Inland revenue all’interessato e potrebbe essere esteso a tutti i conti, compresi quelli di risparmio - denari normalmente vincolati - con una sola raccomandazione: evitare di ridurre alla fame il contribuente. Si può interpretare solo così, infatti, l’obbligo dell’ufficio della riscossione inglese di lasciare almeno 5mila sterline sui conti dopo il prelievo forzoso.
Per Andrew Tyrie, presidente della Commissione Tesoro, la proposta «è molto preoccupante». In realtà ad angustiare più che l’idea di George Osborne è lo scenario che fa da sfondo, ovvero l’affidabilità dell’Inland revenue nel calcolare le tasse dovute. «Si tratta di misure - ha precisato Tyrie - che si reggono sulla presunzione che l’imposta sia corretta, ma tanta abilità da parte degli uffici tributari non è affatto una certezza come la storia dimostra. È inaccettabile immaginare che prima possa esserci un prelievo forzoso e successivamente, concluso l’accertamento, la restituzione del danaro». Accompagnato dalle inevitabili, quanto inutili, scuse.
Nessuno mette in discussione il principio ovvio che le tasse vadano pagate, ma sulla quantificazione i dubbi abbondano. Per l’associazione che riunisce i commercialisti abilitati nel Regno la misura era apparsa da subito «seriamente draconiana». Giudizio attenuato appena quando dal Tesoro sono usciti dettagli e precisazioni, fra cui notizia che si prevede il congelamento del conto per due settimane prima del via al vero sequestro. Quattordici giorni di tempo per permettere al contribuente di pagare spontaneamente prima della confisca.
Il dubbio dei parlamentari britannici riguarda anche i poteri concessi alla riscossione che si troverebbe ad assumere le funzioni di potere giudiziario seppure preliminare. Oggi, infatti, spetta alla magistratura disporre il sequestro dei conti per irregolarità, presunte o vere, fiscali.
Leonardo Maisano, Il Sole 24 Ore 10/5/2014