Salvatore Cannavò, Il Fatto Quotidiano 9/5/2014, 9 maggio 2014
DOPO IL CONGRESSO LA CGIL È SEMPRE PIÙ SOLA
Rimini
Susanna Camusso è stata rieletta segretario generale della Cgil ma nelle sue conclusioni ha chiuso tutte le porte in faccia a Maurizio Landini: nel sindacato “prima viene la Cgil” cioè le sue decisioni, “e poi le categorie”, cioè la Fiom. Per Camusso, l’Accordo del 10 gennaio “dovrà essere semplicemente applicato", Landini se ne faccia una ragione. Ma il congresso ha rivelato anche una vittoria sul campo del segretario Fiom che ha visto la propria lista per il direttivo nazionale guadagnare circa il 30% dei voti: “Siamo entrati con 110 delegati e ora ne abbiamo 155”. Nel segreto dell’urna una cinquantina di delegati sono passati con la minoranza di Landini e Nicolosi risaliti dall’11,5 al 17%. Qualche voto in più anche a Cremaschi che sfiora il 3%. Si forma così un’opposizione del 20% emblema di una Cgil spaccata tra due ipotesi di sindacato.
La replica del segretario generale è stata piuttosto dimessa. Nelle conclusioni, Camusso ha concesso più spazio al dibattito interno: dal “piano del lavoro”, al “salario minimo europeo”, fino alla “vertenza sulle pensioni”. Nel documento finale non si parla più di “torsione della democrazia” ma di “un tentativo volto a ridimensionare i soggetti della rappresentanza sociale”. Gli 80 euro di Renzi, mai citati nell’introduzione, vengono qui definiti “una prima misura utile” e sul Decreto Poletti non si annuncia nessuna mobilitazione rinviando tutto alla discussione sul Jobs Act. Alla proposta del “codice etico” avanzata da Landini si risponde che “la Cgil ha già lo statuto”; le accuse a Bonanni e Angeletti vengono respinte al mittente perché senza di loro "sulle pensioni siamo condannati alla sconfitta".
La Cgil esce da questo congresso arroccata in difesa, Camusso definisce questo attacco come prodotto della “politica liquida”. Non riesce, però, a intraprendere con nettezza la strada dell’innovazione. Parlando con i giornalisti, il segretario Cgil si limita a segnalare la giovane età di alcuni dirigenti locali, puntando il dito contro un apparato “mono-generazionale” che sostanzialmente è quello della generazione anni 70. Ma nel nuovo direttivo nazionale non ci sono grandi novità. Tra le “innovazioni” si indica la “limitazione del ruolo del segretario generale” per ostacolare la personalizzazione (e a Landini fischiano le orecchie) riproponendo i “vice-segretari” di qualche decennio fa.
Resta una struttura associativa importante che ha mobilitato nel suo congresso circa un milione di persone. Un serbatoio di impegno sociale con cui Renzi dovrà fare i conti, ultima struttura organizzata della sinistra. Ma Camusso ammette: “Abbiamo scommesso sul cambiamento di governo per rompere la stagione dei tecnici, ma non abbiamo visto quello che il voto del 2013 ci ha rivelato, la forza di Grillo e un Berlusconi che non era scomparso”. Per la prima volta viene esplicitato che la sconfitta di Bersani di un anno fa (che ieri insieme a Gianni Cuperlo ha visitato il congresso) è stata anche la sconfitta della Cgil. Che non si è ancora ripresa.
Salvatore Cannavò, Il Fatto Quotidiano 9/5/2014