fd’e, Il Fatto Quotidiano 9/5/2014, 9 maggio 2014
FRIGERIO, IL DC CHE AMMISE LE BUSTARELLE DA PAOLO BERLUSCONI
Certe facce sono senza pudore, nonostante le condanne e gli arresti. Pochissimo tempo fa, Gianstefano Frigerio ha scritto un libro dal titolo noir: “Chi ha ucciso la Seconda Repubblica?”. Berlusconi non si è negato alla presentazione e Frigerio si è atteggiato a pensatore politologo: “Il cammino della Storia, parafrasando Musil, non è quello di una palla da biliardo che una volta partita segue una certa traiettoria. Esso assomiglia al cammino di una nuvola, di chi va bighellonando per le strade e qui è sviato da un’ombra, e lì da un gruppo di persone o dallo spettacolo di una Piazza Barocca; ed infine giunge in un luogo che non conosceva e dove non desiderava andare”. Ecco. Certamente Frigerio non desiderava andare di nuovo in carcere. E non è tutto. Perché a pagina 111 dell’ordinanza di custodia cautelare si scopre che il prode berlusconiano ha un bisogno urgente di soldi perché deve dare cinquemila euro a Gironda, cioè all’editore Bietti Media, che ha pubblicato la sua preziosa opera. Una tangente culturale. C’è anche questo nel ritorno di Frigerio in galera. Un personaggio incredibile che nella nuova Tangentopoli si vanta di rapporti con tutti, dal governo Berlusconi a quello tecnico di Monti. Sono una cinquantina i nomi politici dell’ordinanza. Il mondo di Frigerio va da Arcore al Vaticano. Pagina 521, dice Frigerio, sconsolato : “Non c’è protezione in Vaticano perché là il papa nuovo se ne strafrega del mondo italiano e poi tra loro, tra i cardinali non c’è più nessuno che sia in grado di proteggere... anche il mio amico ministro delle Finanze... il Versaldi non è... il cardinal Versaldi non protegge certo i ciellini... (incom.)... poi anche quello che è arrivato adesso alla segreteria di Stato... (incom.).... e quindi questi qui andranno avanti a far casino sul mondo ciellino. La cosa è un peccato perché.. tutto sommato in Lombardia... si è lavorato bene”. Frigerio dixit, ve n t ’anni dopo, come Greganti. Prima essere arrestato, nel 1992, era democristiano. Al telefono, negli atti nuovi, si vanta di aver cresciuto l’attuale classe dirigente, in primis Enrico Letta. Frigerio durante Tangentopoli meritò per ben tre volte le manette. Ammise le tangenti, come quella di 150 milioni di lire da Paolo Berlusconi per la discarica di Cerro Maggiore. Conteggio finale per corruzione, concussione, ricettazione, finanziamento illecito in tre processi: sei anni e otto mesi di carcere. Con questo curriculum giudiziario, Berlusconi non poteva non candidarlo alle trionfali politiche del 2001. Il trucco per camuffare Frigerio fu nominalistico: finì nella lista della Puglia come Carlo, non Gianstefano. Viene arrestato all’inizio della legislatura perché le condanne diventano defnitive. Un anno dopo i servizi sociali. Frigerio continua a fare il deputato. Un’altra storia esemplare del magico mondo berlusconiano di condannati e impresentabili. Con il compagno G e l’ex senatore Luigi Grillo, grande sostenitore all’epoca di Antonio Fazio governatore di Bankitalia, Frigerio forma una triade che ha attraversato, per due terzi, lui e Greganti, la Prima e la Seconda Repubblica nonostante il carcere. E che si prepara alla Terza. In una telefonata successiva al patto del Nazareno tra Berlusconi e Renzi, i tre sodali s’interrogano sul contenuto dell’incontro. Ma non per le riforme. Per le nomine, solo per le nomine.
fd’e, Il Fatto Quotidiano 9/5/2014