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 2014  maggio 09 Venerdì calendario

IL PROFESSORE VA IN BRASILE E GIOCA I MONDIALI DEL METEO


I Mondiali di calcio si possono vincere anche grazie ai «guru» della meteorologia. Non a caso, più d’un team nazionale si sta attrezzando, ingaggiando esperti che sanno «leggere il cielo».
Anzi, qualcuno probabilmente lo sta già facendo, in silenzio, da tempo. «Spagna e Germania già per la Confederations Cup e per Sudafrica 2010 si sono preparate con allenamenti specifici che fanno pensare ai consigli di meteorologi», afferma Alessandro Pezzoli, ricercatore e docente in servizio a Torino presso il Dipartimento interateneo di Scienze, progetto e politiche del territorio che fa capo al Politecnico e all’Università del capoluogo piemontese. Pezzoli ha una specializzazione nella meteorologia applicata allo sport che lo ha portato a quattro Olimpiadi (per Rio 2016 è sotto contratto con il Comitato olimpico svedese, per il quale seguirà in particolare la vela, il tiro, l’equitazione, il ciclismo e il triathlon) e altrettante America’s Cup, le regate al top nella vela (la prima con Luna Rossa per l’analisi dei dati e successivamente con Mascalzone Latino e con gli svedesi di Victory Challenge come responsabile del team meteo).
Tante squadre si stanno attrezzando, dunque, con i «guru» del meteo, ma non ancora – almeno ufficialmente - l’Italia. «Va detto, però, che è stato proprio mister Prandelli a proporre il time-out per i Mondiali di Brasile, sulla base dell’esperienza del Sudafrica, dimostrando una sensibilità maggiore in materia di condizioni climatiche e meteorologia rispetto ai ct che lo hanno preceduto» dice Pezzoli.
Già, il Mundial. Il professore torinese sta rifacendo le valigie per San Paolo, dove è già stato nell’inverno scorso e dove ritornerà durante la competizione calcistica per fare da «allenatore» ai colleghi del Cptec, il quartiere generale per la previsione del tempo e clima che si sta sviluppando come centro di ricerca sotto l’egida statale. Centro che dovrà gestire dal punto di vista climatologico i Mondiali e, successivamente, i Giochi Olimpici di Rio 2016. E che farà da «laboratorio» anche per i Mondiali del Qatar (per i quali è in atto una accesa discussione sulla data: si parla addirittura di spostarli dall’estate all’inverno). «Nel caso delle Olimpiadi è il Cio che impone al Comitato organizzatore di fornire a tutti i partecipanti le info meteo. I brasiliani sono all’avanguardia nella ricerca in questo settore e stanno investendovi molto, facendo rientrare anche “cervelli” dall’estero. Resta comunque la facoltà ai Comitati delle singole nazioni di avere un proprio gruppo di esperti».
Esperti che, proprio per i Mondiali brasiliani, potrebbero diventare il dodicesimo uomo in campo. «Il girone dell’Italia vede le prime partite nel Nord del Paese, in Amazzonia, in un’area caratterizzata dal caldo e dalle piogge, e quelle successive nel Centro-Sud, dove il clima sarà europeo. I giocatori dovranno ammortizzare un grande sbalzo di temperatura, un vero e proprio cambio di stagione: è come se si spostassero dall’Inghilterra alla Sicilia. E questo inciderà profondamente sulle prestazioni e sui tempi di recupero».
Riavvolgiamo il nastro. Le condizioni climatiche possono anzitutto incidere sulle caratteristiche del terreno di gioco e, quindi, sulla gestione del match. «È l’aspetto più semplice cui pensare, parlando di meteo. Campi pesanti o più leggeri, pioggia, caldo possono contribuire alla scelta delle modalità di gioco: lanci lunghi, scambi bassi… Ma non solo. Possono anche influire sulla rosa, perché vi sono atleti con caratteristiche che si adattano meglio a determinate condizioni. Anche sotto il profilo psicologico: ci sono giocatori che temono di scendere su certi terreni, perché magari non congeniali alle loro caratteristiche tecnico-fisiche».
In realtà, l’apporto del meteo non è una parentesi che si apre e si chiude solamente in corrispondenza dei novanta minuti del match. «Bisogna tener conto del clima anche a monte della partita, e con largo anticipo, per scegliere quale tipo di preparazione atletica adottare, per adeguare la tabella nutrizionale cui sottoporre gli atleti. Quindi, più a ridosso dell’incontro, le info meteo hanno importanza anche per decidere il tipo di riscaldamento. E dopo la competizione, sono fondamentali per la fase di recupero».
Vale per il calcio, e naturalmente per gli sport olimpici. Per le stesse ragioni, e non solo per le discipline direttamente condizionate dal meteo, come la vela, il tennis, piuttosto che il tiro, il canottaggio o il rugby.
«I team della palla ovale, ad esempio, sono molto sensibili alla meteorologia e al clima. Anche in Italia. La Benetton Treviso, in vista della sua partecipazione alla Celtic League, aveva commissionato uno studio per individuare i campi sulla Penisola ove allenarsi che più si fossero avvicinati ai terreni di gioco che avrebbero trovato in Gran Bretagna. Un approccio, questo, che però è più facile trovare in nazioni del Nord Europa, dove è consueto che vi sia uno staff di meteorologi in quasi tutte le discipline sportive. Si tratta di cura del particolare: serve a ridurre al minimo il fattore casualità».

Fabio Pozzo, La Stampa 9/5/2014