Paolo Siepi, ItaliaOggi 9/5/2014, 9 maggio 2014
PERISCOPIO
La Boschi ci ha ragguagliato su Vanity Fair su questioni decisive: se vuole dei figli, e se quanti, se ha già trovato l’uomo giusto o se possiamo fare qualcosa per aiutarla nelle ricerche. Un giorno o l’altro magari verrà fuori un politico serio, che si fa eleggere e va al governo per governare e parla solo quando ha qualcosa da dire: non per promettere ciò che farà, ma per comunicare ciò che ha fatto. E non lo noterà nessuno. Marco Travaglio. Il Fatto.
Renzi? È intelligente ma è influenzato dall’ambasciata americana. Carlo De Benedetti, Festival Dogliani.
Nuovo passo verso la vita artificiale, creato un batterio sintetico identico ad Alfano. Jena. La Stampa.
Non sarà facile assistere, senza provare ripugnanza, alla fine delle ideologie oggi annunciata con giubilo. La rinuncia a un’ideologia porta la maggioranza della gente soltanto a perdere ogni pudore. Nicolàs Gòmez Davila, Tra poche parole. Adelphi, 2007.
Da quando c’è Matteo Renzi la sinistra non c’è più. E speriamo che lui trasformi questa sua grandissima capacità mediatica in una forza di governo. Al momento questo non è avvenuto. C’è un uomo solo, ed è difficile fare questa rivoluzione copernicana senza una maggioranza parlamentare e senza avere uomini suoi nei posti rilevanti dell’apparato di governo. Né puoi fare quello che vuoi fare senza avere dalla tua il Ragioniere generale dello Stato, il direttore generale del Tesoro, chi dirige le politiche di coesione. Luigi Bisignani a l’«Abitacolo» di Franco Bechis.
Piero Buscaroli ha un caratteraccio. Talvolta mi fa paura. In salotto tiene una foto di Osama bin Laden dentro una cornice d’argento. Ma è un motore a 8 cilindri. Non si limita a scrivere di musica: la sa anche eseguire su un pianoforte Erard del 1856 che appartenne a Johannes Brahams. Bisognerebbe solo capire perché, a un genio del genere, fu impedito di lavorare con il proprio nome solo per il fatto di essere stato fascista mentre a Giorgio Napoletano, che per 30 anni ha giustificato l’invasione sovietica dell’Ungheria, è toccato due volte l’onore di presiedere la Repubblica democratica dopo essere stato comunista. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.
Mentre osservavo Renzi, nel dibattito su Sky, mi sono domandato un’altra volta perché il sindaco di Firenze mi piace come la cacca dei gatti. E mi sono dato le solite risposte. La prima, è che Matteo è un illusionista, tutto fumo e niente arrosto. Ci vuol far credere che l’Italia, se la governerà lui, diventerà un immenso paese dei balocchi. Un paradiso laico dove tutto funzionerà a meraviglia. Le regole saranno impeccabili e rispettate. Il governo starà nelle mani dell’uomo migliore. L’onestà trionferà e tutti vivremo felici e contenti. Ma l’Italia non è così, e non lo diventerebbe neppure se il governo del Rottamatore campasse cent’anni. L’Italia che Renzi spera di conquistare è un paese più disperato del necessario. E in depressione anche morale. Ha paura del futuro. Pure chi ha soldi in tasca, compra con parsimonia e non fa molti programmi per l’avvenire. Una nazione così, ha bisogno di un grande psichiatra, a metà fra lo stregone e il confessore, che l’aiuti a ritrovare un minimo di fiducia in se stessa. È il mestiere giusto per il superficiale ex sindaco di Firenze? Credo di no. Giampaolo Pansa. Libero.
Longo fu un grande segretario del Pci. Il più aperto ai laici e ai socialisti, mentre Berlinguer vedeva solo la Dc. Fu Longo a portare Parri in Parlamento come indipendente di sinistra. Certo, so che Boffa lo definì, per certi aspetti, come il migliore segretario che il Pci abbia mai avuto. Non sono d’accordo. Non esageriamo. Il miglior segretario del Pci è stato Palmiro Togliatti. Un intellettuale di statura europea, uno che teneva testa a Stalin. Anche se non sempre, certo. Togliatti viveva all’Hotel Lux di Mosca come un prigioniero. Emanuele Macaluso. Corsera.
Io non ho mai voluto armi, non ho nemmeno mai imparato a usarle. Ma, durante la Resistenza, portavo addosso il plastico, per far saltare i ponti e così fermare le truppe naziste. E ciò perché la violenza è monotona mentre la non violenza è creativa. Lidia Menapace, ex staffetta partigiana, oggi novantenne. la Repubblica.
Milano è nata con una spinta sociale spaventosa quella dei secondi o dei terzi che non si accontentano più di restare tali. E poiché lavoravano per sé, Milano è diventata, allora, la principale città europea. Per tre secoli ha avuto la popolazione maggiore (duecentomila abitanti) e l’economia maggiore, tant’è vero che ha dato luogo alle banche, fenomeno tipicamente lombardo, attuato dagli ebrei perché il maneggio del denaro non era consentito ai cattolici. Brambilla lavorava e Melkisedeck andava a vendere i soldi che crescevano. Poi si sposavano fra di loro, per cui gli ebrei non hanno mai avuto un ghetto a Milano in quanto erano ricchi: nel ghetto ci stavano i cattolici. Gianni Brera in Gigi Moncalvo, Milano no. Edizioni Elle, 1977.
Ai giovani voglio dire: non ascoltate i consigli. Sapete sbagliare da soli. Luigi Serravalli, critico d’arte e scrittore.
La ricerca della felicità da parte degli americani, il cui diritto è sancito dalla Costituzione e stelle e strisce, provocò tragedie, epopee, migrazioni, oggetti di consumo che hanno dato un’impronta al mondo, più ancora della religione, delle ideologie e del sistema economico e politico che i suoi abitanti si sono scelti. Enrico Deaglio, La felicità in America. Feltrinelli.
In quanto al multilinguismo io lo sento, anche se realmente è un dramma, come un privilegio. Noi siamo le lingue che parliamo. Dico parlare perfettamente bene: pensare in, sognare in. Ad esempio sono stato io che ho tradotto questo libro uscito in lingua spagnola e anche, allora, da me scritto. Se parli perfettamente tre lingue, sei tre esseri. Uguali? No, diversi. Che prodigio, che miracolo. Il Coccioli che scrive un libro in francese non è lo stesso Coccioli che scrive un libro in italiano o in spagnolo. Carlo Coccioli, Tutta la verità. Rusconi, 1995.
I due benzinai stavano nel loro coso. Nel bar, la barista e il barista non facevano niente. Un romano stava al telefono e si sentiva un odore di sigarette che mi ha dato fastidio. Giuseppe Ferrandino, Pericle il nero. Adelphi, 1998.
Sono abbastanza vecchio per non avere più voglia di ringiovanire. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 9/5/2014