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 2014  maggio 09 Venerdì calendario

RCS, CAIRO VOTA «NO» IN ASSEMBLEA


L’assemblea Rcs ha approvato tutti i punti all’ordine del giorno: bilancio, conversione delle risparmio, modifica dello statuto per far spazio alle minoranze, integrazione del consiglio con la nomina di Teresa Cremisi (ceo di Flammarion). L’adunanza annuale degli azionisti questa volta non è stata teatro di tensioni, mentre è aumentata la partecipazione degli investitori istituzionali e nuovi soci (Neptune european opportunities al 2,1%) sono spuntati nell’azionariato di mercato, con un flottante ordinario che, dall’asfittico 7% di un anno fa, si è ampliato al 30% ed è destinato a crescere ancora con la prossima conversione dei titoli senza diritto di voto.
A ratificare la tregua (mediata dal presidente Rcs Angelo Provasoli) tra i due principali azionisti – la Fiat di John Elkann (ferma al 20,55%) e Diego Della Valle (8,99% secondo le ultime rilevazioni Consob, davanti a Mediobanca, scesa all’8,75%) – è stata l’assenza dell’imprenditore della Tod’s, che pure nei mesi scorsi aveva minacciato il ricorso alle vie legali. Il testimone dell’opposizione è passato però a Urbano Cairo, recentemente salito al 3,66%, che – pur non essendo presente fisicamente in assemblea – a quanto risulta ha votato con la sua quota «no» su quasi tutta la linea: bilancio, conversione delle risparmio, modifica dello statuto e presumibilmente anche sulla nomina nel board di Teresa Cremisi (non da solo, visto che in questo senso si è espresso il 6,2% del capitale), esprimendosi a favore solo della cooptazione in consiglio di Attilio Guarneri, rappresentante degli eredi di Giuseppe Rotelli. Su quest’ultimo punto ha votato contro il 2,5% del capitale, con il contributo forse anche del nuovo socio Neptune.
In questo contesto sarà da verificare quanto durerà la tregua, a logica almeno fino a quando non si sarà riassettato l’azionariato con la conversione delle risparmio che potenzialmente aggiungerà fino a un altro 20% di capitale ordinario. Il consiglio però scade tra un anno e la rinuncia a forzare un rimpasto in questa occasione potrebbe essere un segnale indicativo che si vada verso la scadenza naturale. Come pure sono rientrate le voci di un abbandono anticipato del presidente.
Tra un anno il board sarà nominato con le nuove regole statutarie approvate ieri e cioè con un terzo dei posti riservati alle minoranze. Alla lista più votata andranno invece i due terzi dei posti con il consiglio che è stato circoscritto a 7-11 membri rispetto ai 3-21 delle precedenti disposizioni statutarie. Al termine dell’assemblea, Provasoli ha detto di non credere che «si si scatenerà una guerra tra i soci: dipenderà dalla qualità del consiglio di amministrazione. Rcs diventerà sempre di più una società di mercato». Nessuna previsione, ovviamente, su quale sarà la maggioranza. «La lista di maggioranza sarà quella più votata in assemblea», si è limitato a commentare Provasoli.
La dissoluzione del patto, anticipata di qualche mese rispetto alla scadenza di marzo, non è ancora stata compensata da un riassetto stabile dell’azionariato, mentre parte dei soci del salotto buono è in via di ritirata. Oltre a Mediobanca, che ha quasi dimezzato la propria partecipazione dal 15% dell’estate scorsa, anche Intesa-Sanpaolo sta limando la propria quota, oggi pari al 5,1%, con l’obiettivo di ridurla ancora. Claudio Calabi, l’ex ad di Rcs e ora presidente di Pandette, ha invece dichiarato che il 3,3% della famiglia Rotelli «è stabile, non si dismette assolutamente». Giuseppe Rotelli, che era arrivato a controllare oltre il 16% di diritti di voto, si era lasciato poi diluire non aderendo all’aumento di capitale deciso un anno fa.
Non sono state invece evase, nella sostanza, le richieste del comitato di redazione del Corriere della Sera, che ieri si è presentato in assemblea per chiedere chiarezza sulla direzione. «La nomina e la revoca del direttore del Corriere della Sera sono di esclusiva competenza del consiglio di amministrazione, non solo del sottoscritto, e tale tema non è mai stato posto in discussione nell’ambito del cda»: è stata questa l’unica dichiarazione rilasciata dall’ad Pietro Scott Jovane che si è mantenuto ancorato al profilo formale.

Antonella Olivieri, Il Sole 24 Ore 9/5/2014