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 2014  maggio 09 Venerdì calendario

PORNO TRICOLORE


L’aspetto è quello di un saggio universitario: quasi 500 pagine, pochissime illustrazioni (in bianco e nero) e un testo fittissimo corredato da chilometriche note traboccanti di dati e date. Anche i contenuti, frutto di scrupolose indagini durate anni, sono degni, per ricchezza e serietà, dei migliori libri accademici. È solo l’argomento ad avere poco a che fare con atenei e scuole in generale, benché sarebbe il caso dopo l’uscita di un lavoro così importante e completo che i corsi di laurea a indirizzo cinematografico cominciassero a occuparsene con la dovuta attenzione. Il libro di cui stiamo parlando, tappa fondamentale nella ricerca sul cinema di genere di casa nostra, s’intitola Luce rossa. La nascita e le prime fasi del cinema pornografico in Italia (Ed. Iacobelli, pp. 496, euro 29) e ne sono autori due tra i maggiori esperti di cinema italiano, in particolare di quello più commerciale e «sommerso»: Franco Grattarola e Andrea Napoli. Il loro obiettivo è appunto far sì che la pornografia inizi a essere considerata un genere a tutti gli effetti: «La tesi di fondo del nostro studio», si legge nell’introduzione, «è che il cinema pornografico abbia storicamente rappresentato in Italia l’ultima frontiera del cosiddetto “cinema di genere”, vale a dire quella produzione seriale che aveva caratterizzato e alimentato l’industria cinematografica italiana soprattutto nel corso degli anni Sessanta e Settanta».
Nel ricostruire, grazie al certosino recupero di pellicole da tempo sparite dalla circolazione e alla consultazione di centinaia di giornali e riviste d’epoca, il progressivo affermarsi del cinema porno nel nostro Paese, nonché il suo rapido declino dovuto a vari fattori (in primo luogo l’avvento dell’home-video), Grattarola e Napoli offrono anche un’interessante ricostruzione, sul piano sociale e del costume, di una fase recente della storia italiana, il decennio che va dalla metà degli anni Settanta alla metà degli Ottanta del secolo scorso.
Il libro, che è suddiviso in due parti (una prima, di taglio storico, incentrata sui rapporti fra cinema italiano e sesso a partire dai primi del Novecento, e una seconda che analizza nel dettaglio sia i singoli film pornografici del periodo 1979-1984 sia la carriera dei registi li hanno diretti e degli attori che li hanno interpretati), è zeppo di aneddoti che, da soli, valgono la lettura. Si va dalle proiezioni per soli uomini di blandi filmati erotici organizzate in alcune città italiane già agli albori del XX secolo (cupamente definite «serate nere») ai generosi seni più volte esibiti da Sophia Loren (ancora Sofia Scicolone) nelle versioni per la Francia programmaticamente più licenziose di alcuni film italiani minori dei primi anni Cinquanta. E poi, pescando in mezzo a un mare di episodi, i pessimi rapporti tra Tinto Brass e Gore Vidal, co-sceneggiatore di un film su Caligola diretto nel 1979 dal regista veneziano («Allo scrittore americano venne tassativamente vietato l’accesso sul set»); le vicissitudini italiane del leggendario film porno americano Gola profonda; le sequenze hard inserite da spregiudicati distributori dopo essersi fatti approvare dalla censura una versione soft del film in pellicole destinate a essere proiettate nei cinema per adulti (sorte che toccò perfino a Truffaut!). E ovviamente le parabole professionali ed esistenziali di registi (da Aristide Massaccesi a Renato Polselli, da Arduino Sacco a Bruno Gaburro) e attori (da Marina Frajese a Manlio Cersosimo, da Guia Lauri Filzi a Erminio Bianchi Fasani), ognuna un piccolo romanzo.
Questo, per Grattarola e Napoli, si può considerare il libro della vita. Noi però speriamo che i due facciano uno strappo alla regola e che di libro della vita, prima o poi, ce ne regalino un secondo. Un libro che racconti la fase successiva del cinema hard italiano, quella dello sdoganamento del porno e del suo introdursi persino nella politica. L’era di Cicciolina e di Moana Pozzi, le pornodive diventate dive e basta.