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 2014  maggio 09 Venerdì calendario

SE I NARCOS FANNO SCHIZZARE I PREZZI DEL MOJITO

I primi effetti si sono avuti sul margarita e sul mojito. A New York due tra i più famosi cocktail messicani e cubani sono aumentati di 3 dollari nel giro di una settimana. Ma si teme che il contagio possa estendersi agli ingredienti base della stessa cucina creola ormai diffusa in tutti gli States. Colpa del lime, l’agrume esotico per eccellenza la cui origine commerciale proviene, strano a dirsi, dal sud dell’Iraq.
Per capire quanto possa incidere il narcotraffico con prodotti che nulla hanno a che fare con la coca, basta seguire l’andamento della borsa agricola mondiale. Da due settimane, il prezzo del fratello minore del limone ha subito un’impennata di cui all’inizio non si capiva il motivo. Gli analisti si sono consultati con i grossisti e questi hanno confermato che si trattava di una speculazione messa in piedi dai vari protagonisti della filiera. Se ne raccoglieva di meno e i rischi nei trasporti dalle coltivazioni ai centri di stoccaggio erano aumentati.
La responsabilità era dei Cartelli messicani. Soprattutto quello dei Templari, attivi nella cosiddetta Tierra Caliente, al centro dello stato di Michoacàn, regione occidentale del Messico.
Da oltre un anno questo territorio povero e isolato è al centro di uno scontro tra le bande di narcos e la popolazione che si è organizzata in Comitati di autodifesa. Stanchi dei soprusi delle milizie, gli agricoltori hanno deciso di imbracciare le armi e hanno fatto ciò che la polizia e l’esercito messicani evitavano di fare. L’arrivo dei corpi speciali delle Marina ha ristabilito una parvenza di ordine. Il capo dei Templari è stato ucciso, gli agricoltori si sono convinti a deporre le armi e tutto è tornato nelle normalità. In apparenza. Decimati e dispersi, gli storici narcos si sono presto riorganizzati. Ma al posto di sfoggiare la violenza di sempre, sono stati più subdoli: hanno imposto una tassa sui raccolti. E visto che lo Stato del Michoacàn produce il 97 per cento della frutta esportata negli Usa, di cui il 50 per cento sono
proprio i lime, il prezzo è schizzato alle stelle.
Ai primi di maggio, la Borsa di Chicago registrava un aumento di tre volte del prezzo base. Le ripercussioni sono state immediate. Fino alle nostre tavole. I lime erano introvabili e quei pochi reperibili costavano tra il 5 e il 10 per cento in più. Il governo messicano è stato
chiamato in causa. Si è affrettato a smentire: i narcos non c’entravano nulla. La colpa di questa improvvisa impennata, era dovuta solo alle piogge torrenziali che avevano distrutto le colture degli alberi da frutta. Lime compresi. Gli agricoltori del Michoacàn hanno negato. La natura aveva fatto la sua parte, ribadivano, ma la vera
causa era un’altra: trasportare i lime era diventato impossibile per la presenza dei Templari. Per superare i blocchi stradali e evitare la “tassa di transito” i più coraggiosi hanno tirato fuori di nuovo le armi per scortare i camion carichi di frutta. Pochi. A New York i margarita e i mojito ormai si fanno con il limone.