Marco Gasperetti, Corriere della Sera 9/5/2014, 9 maggio 2014
ARRESTATO MINUCCI, FRODE DA 60 MILIONI SIENA E LA LEGA FINISCONO NELLA POLVERE
SIENA — L’hanno svegliato alle 7 in punto, il presidente, bussando alla porta della camera dell’hotel Carlton di Bologna con la copia della chiave in tasca. Non erano le cameriere, ma tre finanzieri della compagnia di Siena. «Lei è in arresto, signor Ferdinando Minucci». Il neo eletto presidente della Lega basket, 61 anni, già ai vertici della Mens Sana e uno degli uomini più potenti di Siena molto legato in passato al Monte dei Paschi, ancora assonnato e sorpreso ha letto l’ordinanza di custodia cautelare del pm Antonino Nastasi; una smorfia, un sorriso quasi ironico, poi si è vestito e si è fatto ammanettare per essere accompagnato in auto nella sua città dove da ieri è ai domiciliari. È accusato di associazione per delinquere e frode fiscale. Altre tre persone sono state arrestate (stesse accuse) e hanno ugualmente ottenuto i domiciliari. Sono Stefano Sammarini, 50 anni e Nicola Lombardini, 40 anni, soci della Essedue Promotion (un’azienda di Rimini che lavorava anche con operazioni di marketing e scouting per la società senese) e della Brand Management, e la segretaria della società biancoverde, Olga Finetti, 52 anni.
Il blitz, ribattezzato Time Out, è stato deciso dopo che, secondo gli investigatori (le indagini, complicatissime, sono state condotte dal comandante della compagnia della Guardia di Finanza di Siena Ida Perri), i quattro avrebbero fatto sparire alcune prove, poi recuperate fortunosamente, di una colossale frode tributaria da almeno 60 milioni di euro, iniziata nel 2006. L’inchiesta è stata divisa in più filoni d’indagine (tra queste c’è anche un’ipotesi di bancarotta fraudolenta per la situazione della Mens Sana ormai in liquidazione) che sta coinvolgendo a vario titolo decine di persone.
Secondo la Procura di Siena, Minucci era l’ideatore e il capo di un’associazione criminale capace di frodare il fisco e forse drogare il campionato. Erano tempi di grande potere per Minucci: ai vertici di Mens Sana gli era concesso persino di usare le sale più prestigiose del Monte dei Paschi per ospitare i dirigenti del Barcellona e mostrare tutta l’opulenza della sua società. Contradaiolo dell’Istrice, nel 2004 aveva ottenuto il Mangia d’Oro, la massima onorificenza di Siena, nonostante fosse nato a Chiusdino: la provincia.
Il presidente avrebbe ingaggiato atleti pagandoli in nero su conti esteri, alterato i bilanci, sopravvalutato il marchio, consentito ad almeno 25 cestisti di non pagare le tasse e percepito il 5% da tutte le operazioni illecite, proprio come «quelli» dell’inchiesta Mps. Così i bilanci della Mens Sana si arricchivano di plusvalenze straordinarie. Agli arrestati di ieri sono stati sequestrati beni per 14 milioni di euro. Sette milioni (appartamenti a Siena, Firenze e una villa al mare a Punta Ala) alla segretaria Olga Minetti, 2 a Minucci (case e yacht ormeggiato a Punta Ala) e i rimanenti 5 milioni agli altri due arrestati e ad Alessandro Terenzi, commercialista di Promotion, uno degli inquisiti insieme con il d.s. della Mens Sana Jacopo Menghetti.
Gli indagati, complessivamente, sono una trentina. Tra questi 17 giocatori di basket, nomi celebri. Contro di loro s’ipotizza un solo reato: omissione di denuncia dei redditi. Al primo posto della presunta evasione c’è il lituano Ksystof Lavrinovic, 34 anni, attualmente al Valencia con 2 milioni e 647 mila euro non dichiarati; al secondo il connazionale Rimantas Kaukenas, 37 anni (1 milione e 900 mila euro), mentre la medaglia di bronzo se la sarebbe aggiudicata il capitano storico, lo statunitense Shaun Stonerook, con 1 milione e 571 mila euro. Ma nel listone dei sospettati ci sono altri nomi di grandi campioni, primo tra tutti David Moss, 30 anni, oggi cestista dell’Olimpia Milano. E ancora Nikos Zisis, 30 anni, playmaker della nazionale greca, Romain Sato, Malik Hairston e David Andersen. Altri otto giocatori sono sospettati di evasione, ma non superando una certa quota non sono inquisiti penalmente. Poi ci sono gli amministrativi. Tra questi anche Paola Serpi, sindaco revisore del Monte dei Paschi, la banca che tutto muoveva a Siena.