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 2014  maggio 09 Venerdì calendario

SCONTO DI PENA AI DETENUTI: BASTA CHE LEGGANO UN LIBRO

Ncd e Pd uniti per fare del­l’Italia il Brasile e regalare il condono ai detenuti: per ogni libro letto, tre giorni di carcere in meno.
La cultura rende liberi. Ma per ac­culturarsi non servono più studio e nemmeno esperienza: al tempo del governo Renzi basta saper leggere. Il suggerimento che accorcia la perma­nenza dietro le sbarre a ogni volume sfogliato arriva dalla Calabria. A met­terlo nero su bianco, con tanto di pro­posta di legge, la giunta regionale fino a pochi giorni fa presieduta da Peppe Scopelliti, dimessosi dalla presiden­za ( ma ancor oggi coordinatore nazio­nale dei circoli del Nuovo centrode­stra e candidato alle Europee) dopo essere stato condannato in primo gra­do dai giudici reggini a 6 anni di reclu­sione per aver concorso a truccare tra il 2008 ed il 2010 i bilanci del Comune di Reggio Calabria, quando ne era sin­daco.
Non pensavano certo a lui (forse) i suoi ex assessori quando, l’altro gior­no hanno presentato l’iniziativa desti­nata ad innalzare il livello di istruzio­ne nelle carceri italiane e a consentire il ritorno a piede libero di più d’un ga­leotto. Il compito di spiegare il senso, i contenuti e le finalità dell’operazione l’ha sbrigato l’assessore regionale ca­labrese ( ovviamente alla Cultura) Ma­rio Caligiuri. Testualmente: «La lettu­ra è uno straordinario antidoto al disa­gio. Favorisce la consapevolezza e il ri­scatto sociale e personale. In base al provvedimento adottato si prevede che i detenuti condannati a pena de­tentiva superiore a 6 mesi che legge­ranno un libro potranno avere 3 gior­ni di sconto di pena. Le verifiche ver­ranno effettuate dall’educatore carce­rario. Si potrà arrivare al massimo a 48 giorni di sconto di pena all’anno».Nei fatti,un mini indulto: su 12 mesi com­minati dall’autorità giudiziaria, 3 ven­gono già decurtati per effetto dei bene­fici previsti dalla legislazione vigente e dall’ordinamento penitenziario. Un altro mese e mezzo potrebbe ora essere tagliato se diventasse legge la proposta che l’esecutivo calabrese, adesso guidato dalla vicepresidente (lei pure alfaniana) Antonella Stasi, ha già inviato al Parlamento perché la faccia propria.
Difficile possa incontrare ostacoli: il Pd è d’accordo. Il primo a sostenere la bontà dell’equazione pena-libro, del resto, era stato un parlamentare democrat, la deputata Daniela Sbrolli­ni, tra i più stretti collaboratori del mi­nistro ( alla Cultura) Dario Franceschi­ni. Era il luglio del 2013: «La pena de­tentiva - ragionava la parlamentare democratica - deve guardare al futu­ro, traducendosi in rieducazione e in efficace reintegrazione civile. Per ogni libroletto segue l’obbligo di rela­zione e comprensione del testo. La let­tura amplia la mente, è utile per cono­scere il mondo e imparare la lingua, penso ai detenuti stranieri. Si tratta di sconti di pena lievi, qualche giorno per ogni libro letto, con un tetto massi­mo di letture annuali». Idea origina­le? Non proprio: «Sto lavorando a un progetto di legge- precisava la Sbrolli­ni- che riprende una campagna gover­nativa brasiliana con la quale la presidente Rousseff ha introdot­to uno sconto di pena per i detenuti che se­guono un program­ma di lettura».
Insomma, l’Italia come il Brasile, che nelle classifiche mon­diali del crimine è tra le prime venti nazio­ni per tassi di violenza criminale, con più di 10 omicidi ogni 100.000 abitan­ti (15 volte più che da noi).
Tana libera tutti. Ma in nome della cultura.