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 2014  maggio 01 Giovedì calendario

GENERALI, FONDI ESTERI PRIMI SOCI IN ASSEMBLEA

I grandi soci di Generali spingono per il rafforzamento della governance della compagnia. E il tema è tutt’altro che accademico perché i fondi esteri sono pronti ad incrementare le posizioni nell’azionariato e lo stanno già facendo, come si è visto ieri nell’assemblea degli azionisti Generali. Gli investitori istituzionali esteri, che rappresentavano il 9,2% del capitale nell’assemblea del 2012 e il 12,2% in quella dello scorso anno, ieri sono arrivati a Trieste con il 15,2% del capitale. Un impegno crescente, che fotografa la trasformazione progressiva della compagnia in "public company" e che nei prossimi anni avrà un impatto sugli assetti di controllo della multinazionale guidata fuori dalla crisi da Mario Greco. In questo quadro è BlackRock (il fondo più grande del mondo) ad avere un ruolo da protagonista, non solo nelle Generali ma in tutto il listino milanese. Proprio nei giorni scorsi il presidente del Leone, Gabriele Galateri di Genola, ha incontrato il numero uno di BlackRock, Laurence Fink. E ieri ha svelato un particolare inedito: Fink ha incontrato anche il premier Renzi, al quale ha rivolto «commenti positivi».
Galateri ha aperto l’assemblea dei soci affrontando proprio il tema della governance: «Gli obiettivi strategici che il gruppo si è posto ad inizio 2013 sono in corso di raggiungimento, e i risultati, in continuo miglioramento, danno ragione alle iniziative messe in campo», ha detto Galateri, ma «l’esecuzione di questo ambizioso progetto di turnaround del gruppo richiede una governance adeguata» e «con la decisa spinta di Mediobanca, guidata da Alberto Nagel, e dei nostri importanti azionisti, Caltagirone, DeAgostini e Del Vecchio, il gruppo si è rinnovato molto, creando un management team coeso». Nonostante le divergenze sull’azione legale nei confronti degli ex vertici della compagnia, «il lavoro del consiglio si svolge in armonia - ha detto Galateri - anche laddove la dialettica è forte, sempre però senza conflitti, e dando un coerente supporto al management nelle decisioni necessarie al raggiungimento di obiettivi strategici». Insomma, chiusa la ricostruzione interna sulla passata gestione, ricostruiti gli investimenti alternativi e avviate alcune azioni risarcitorie, il gruppo vuole guardare avanti, agli impegni presi con gli azionisti nel piano al 2015. La ricostruzione di quanto avvenuto, più che alla possibilità reale di recuperare le perdite subite negli investimenti alternativi, è servita a rafforzare i presidi per il futuro: «Non crediamo che attività del genere possano accadere ulteriormente nella società che oggi si comporta e opera con standard e controlli fra i più elevati al mondo», ha commentato Greco spiegando comunque di non voler rendere pubblica la relazione di Kpmg sulla base della quale sono state decise le azioni contro l’ex amministratore delegato Giovanni Perissinotto.
I soci, che ieri hanno approvato i conti con il 99,6% del capitale depositato, sembrano guardare con favore al nuovo corso e ai risultati del bilancio 2013, chiuso con un risultato operativo in crescita del 5,3%, a 4,2 miliardi di euro, un utile netto di 1,915 miliardi, rispetto ai 94 miliardi del 2012, e una cedola raddoppiata a 0,45 euro per azione. «L’attuale amministratore delegato sta gestendo molto positivamente la società - ha detto ieri Francesco Gaetano Caltagirone, azionista di Generali con il 2,23%, «sono molto soddisfatto della sua azione e ritengo che, con l’arrivo di Greco, le Generali abbiano effettuato una svolta». La governance della compagnia ora «va bene», ha ribadito Leonardo Del Vecchio, socio del Leone di Trieste con il 3% e in passato molto critico sulla gestione: «Credo che oggi la nuova Generali possa tenere fede alle promesse che nel primo anno ha dato al mercato».
L’assemblea di ieri, che ha anche nominato il nuovo collegio sindacale della compagnia, determinato il compenso dei sindaci, confermato il cooptato Jean René Fourtou in consiglio, approvato la relazione sulla remunerazione e, infine, varato il nuovo piano di incentivi per il management (Long Term Incentive Plan) che comportarà l’acquisto fino a 7 milioni di azioni proprie e la delega al cda di emettere altre 7 milioni di azioni al servizio del piano, è stata un’occasione per fare il punto sulle partite aperte, come la vendita di Bsi. Dopo due anni di trattative, il gruppo ha ricevuto per la banca elvetica le offerte di Cinven-Investindustrial, di Julius Baer e della brasiliana Btg Pactual (che le indiscrezioni danno per favorita). Il ceo Mario Greco non ha commentato, ha solo detto che «è un’operazione da fare con attenzione» perché «il valore di Bsi è una cosa cui badiamo con molta cura».
È possibile che le tre proposte d’acquisto possano essere valutate dal Cda delle Generali, già convocato per il 14 maggio. Se il valore delle offerte sarà giudicato equo si vedrà. Parlando delle dismissioni di Trieste, Del Vecchio ha sottolineato che «quando sei più o meno obbligato a vendere, cambia il prezzo» e «bisogna cercare di trattare, anche magari prolungando nel tempo» i negoziati. Sarà così? Di sicuro nella compagnia è stato preso in considerazione anche un piano alternativo, che prevede la ristrutturazione della banca, il rinnovo del management - che non è stato modificato in questi anni -, un forte rafforzamento della governance e, infine, l’avvio dell’istituto verso la quotazione in Borsa.