Paolo Griseri, la Repubblica 11/4/2013, 11 aprile 2013
TORINO
Da Rimini il segretario della Fiom bombarda il governo: «I provvedimenti sui contratti a termine dimostrano quanta confusione ci sia». A Torino Giuliano Poletti partecipa a una manifestazione dedicata all’occupazione giovanile, una sorta di borsa lavoro con offerte che vengono da tutta Europa. In una pausa Poletti risponde alle critiche della Fiom. 
 Ministro, vi accusano di essere 
 confusi e di proporre un 
 provvedimento che non favorisce 
 nemmeno le imprese. 
 Come 
 risponde? 
 «Ho già detto che il provvedimento sui contratti a termine è uno dei pilastri della mia proposta e che non è modificabile nelle sue linee essenziali ». 
 La 
 critica dei sindacati è che 
 allungando il periodo di possibile 
 precarietà fino a 36 mesi 
 non si aumenta l’occupazione 
 stabile.. 
 «Se io posso assumere un ragazzo per sei mesi e poi devo decidere se assumerlo definitivamente o no, finisce come capita oggi: che dopo 6 mesi le imprese ne assumono un altro. Così nei 36 mesi ci sono sei precari senza contratti duraturi. Se io concedo la possibilità di proroga, magari alla fine dei 36 mesi può diventare conveniente assumere un ragazzo che è sempre stato in azienda». 
 La 
 contestazione sindacale parte 
 dalla previsione opposta: 
 se un contratto a tempo determinato 
 può durare tre 
 anni, finirà per essere utilizzato 
 dalle imprese in alternativa 
 a quello a tempo indeterminato.... 
 «Dipende da come si agisce sulle altre forme contrattuali ». 
 Avete 
 intenzione di abolire 
 i contratti di collaborazione? 
 «Pensiamo di intervenire anche su quelli ma non c’è nell’immediato un provvedimento di abolizione. Non si tratta tanto di abolire forme contrattuali ma di rendere più convenienti per le imprese le une al posto della altre ». 
 Come 
 pensa di rendere conveniente 
 l’assunzione a tempo 
 indeterminato? 
 «Quello è il nostro obiettivo. Stiamo studiando un sistema per raggiungerlo. Oggi un contratto a tempo determinato costa l’1,4 per cento in più di uno a tempo indeterminato. Diciamolo: è troppo poco. Una differenza che non incide sulla scelta di un’azienda. Ma se un contratto a tempo determinato costasse il 10 o il 15 per cento in più di uno a tempo indeterminato, ecco che le cose potrebbero cambiare. Se io azienda, dopo alcuni periodi di assunzione a tempo determinato, mi trovo 
 bene con un ragazzo, posso pensare che mi convenga assumerlo a tempo indeterminato perché così risparmio». 
 Tecnicamente 
 come pensate 
 dicrearequeldivariodel10- 
 15 per cento tra le due forme 
 contrattuali? 
 «Stiamo studiando. Ci sono diverse leve su cui agire, non solo quella fiscale». 
 Il 
 contratto a tempo indeterminato 
 low cost riuscirà a 
 sostituire gli altri? 
 «Io preferisco immaginare un sistema in cui si va verso 
 un lavoro stabile perché le imprese lo trovano conveniente. Tranne casi patologici in cui viene messa in discussione la legalità, non mi piace vivere in un paese in cui tutti i giorni c’è un giudice che decide se un lavoratore ha diritto di stare in fabbrica o no. Ci deve essere una convenienza reciproca e noi dobbiamo creare le condizioni perché ci sia una libera scelta delle imprese verso il lavoro stabile e non precario».