Varie 18/3/2014, 18 marzo 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - L’ARRESTO DI COSENTINO
REPUBBLICA.IT
DARIO DEL PORTO
CONCHITA SANNINO
Torna in carcere l’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino. L’ex esponente di Forza Italia, oggi leader della formazione Forza Campania, è stato arrestato insieme ai fratelli Giovanni e Antonio. La Procura ipotizza i reati di estorsione e concorrenza sleale con metodo mafioso nel settore dei distributori di carburanti in provincia di Caserta. I Cosentino sono imprenditori nel settore. Le indagini sono coordinate dai pm Antonello Ardituro, Fabrizio Vanorio e Francesco Curcio con i carabinieri del Roni di Caserta.
L’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Cosentino fa parte di un insieme di 13 misure cautelari nei confronti di altrettante persone, tra cui Pasquale e Antonio Zagaria, fratelli di Michele, boss del clan dei Casalesi. La famiglia Cosentino, proprietaria di vari distributori di carburante, avrebbe agito con pratiche commerciali lesive della concorrenza.
Secondo la Procura i fratelli Cosentino, in concorso con dirigenti pubblici, funzionari della Regione e del Comune di Casal di Principe, e complicità di funzionari della Q8, hanno ottenuto rapidamente il rilascio di permessi e licenze per costruire impianti, anche quando c’erano cause ostative. Inoltre avrebbero costretto amministratori e funzionari pubblici locali a impedire o rallentare la costruzione di impianti di aziende concorrenti anche con atti amministrativi illegittimi. All’inchiesta dei magistrati napoletani ha contribuito il titolare di una stazione di servizio in corso di costruzione a Villa Briano, Luigi Gallo, il cui racconto ha trovato riscontri nelle indagini. Determinanti anche le dichiarazioni di collaboratori di giustizia e l’acquisizione di documentazione sull’apertura di due impianti di distribuzione di idrocarburi nel Comune di Casal di Principe e in quello di Villa di Briano.
IL COMUNICATO DELLA PROCURA
Cosentino è ricomparso appena pochi giorni fa ad una manifestazione pubblica in un albergo di Napoli, alla presentazione di Forza Campania, il gruppo di consiglieri regionali "dissidenti" di Forza Italia, che riconoscono la leadership di Cosentino. In numerose interviste ha sempre negato di volersi candidare alle elezioni Europee e di voler fare politica in prima persona. Ma questo non risulta dalle intercettazioni. Decisivo un passaggio dell’inchiesta sulle esigenze cautelari. Il giudice delle indagini preliminari, nel valutare la necessità dell’arresto, ha ritenuto significativo il fatto che - si legge nel comunicato della Procura - "Nicola Cosentino si sia attivamente interessato per l’andamento degli affari delle imprese di famiglia, circostanza finora sempre negata dallo stesso indagato e l’ulteriore circostanza costituita dalle risultanze dell’analisi di alcuni recenti tabulati telefonici che danno atto dei frequenti contatti del Cosentino, anche nel periodo in cui era agli arresti domiciliari, con importanti esponenti della politica e delle istituzioni locali e nazionali, comprovandosi in tal modo il persistente svolgimento, da parte dello stesso, di attività politica".
Colpisce in particolare un episodio. Cosentino e l’ex prefetto di Caserta Maria Elena Stasi convocarono l’allora sindaco di Villa di Briano (Caserta) nell’ufficio della prefettura di Caserta intimandogli di provvedere alla rimozione dell’incarico del tecnico comunale che aveva rilasciato l’autorizzazione all’imprenditore Luigi Gallo, per la realizzazione della stazione di servizio che impediva di fatto ai fratelli Cosentino la realizzazione di un impianto analogo a Casal di Principe. Il tecnico comunale Nicola Magliulo era "colpevole" anche di "aver resistito alle incessanti pressioni esercitate dai Cosentino e da Luigi Letizia" per revocare l’autorizzazione, scrive il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli.
In caso di mancata rimozione dall’incarico di tecnico comunale, Cosentino e Stasi avrebbero minacciato "azioni ritorsive" da parte dello stesso Cosentino e della prefettura di Caserta contro l’amministrazione comunale di Villa di Briano. "Indebite e illecite pressioni" sarebbero state esercitate in modo coordinato da Antonio e Giovanni Cosentino e da Luigi Letizia sia sul sindaco che su tutti gli addetti dell’Utc di Villa di Briano.
LA STORIA GIUDIZIARIA
Cosentino, ex coordinatore regionale del Pdl e deputato uscente, fu arrestato una prima volta il 15 marzo del 2013. Scelse per costituirsi il carcere napoletano di Secondigliano. Entrò in cella "da persona innocente", disse. Alla fine di "un calvario di cui non riesco a comprendere la necessità". Condannò "la camorra" come la "forma più nefasta di illegalità". E chiese ai suoi cari "e al buon Dio la forza per superare questo baratro".
L’intervista/"Schifato da Silvio: mi ha tradito"
"Rinuncio a presenziare a tutte le udienze in riferimento al procedimento indicato". Questo il testo del documento che Cosentino consegnò all’autorità giudiziaria appena gli venne notificata l’ordinanza di custodia cautelare.
A carico di Cosentino c’erano due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse per i reati di concorso esterno in associazione camorristica, reimpiego di capitali e corruzione aggravati. Il processo è ancora in corso.
Cosentino fu poi scarcerato il 26 luglio 2013 e andò agli arresti domiciliari a Venafro, in provincia di Caserta. Alla sua scarcerazione si erano opposti i pm della procura di Napoli e anche il tribunale del Riesame l’aveva negata, decisione però respinta dalla Cassazione con reinvio degli atti perchè le esigenze cautelari erano cessate dato che "le organizzazioni camoristico-mafiose non hanno interesse a servirsi di politici", scrissero i giudici della Suprema corte.
L’uomo politico del Pdl, difeso da Stefano Montone e Agostino De Caro, aveva già ottenuto dal presidente Orazio Rossi, del collegio giudicante di Santa Maria Capua Vetere, il beneficio dei domiciliari.
Poi arrivò la decisione dell’altro presidente di collegio giudicante, Giampaolo Gugliemo, e Cosentino poté lasciare
l’istituto di pena di Napoli per andare a Venafro come disposto da Rossi. Dopo pochi mesi, l’8 novembre scorso, su decisione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Cosentino ottenne la scarcerazione definitiva, e poté lasciare anche gli arresti domiciliari a Venafro.
Il senatore di GAL/Forza Italia Vincenzo D’Anna, intervistato da Gad Lerner per Fischia il vento attacca gli oppositori di Cosentino, arrestato oggi per estorsione e concorrenza sleale con metodo mafioso: "Sono amici suoi in privato ma lo emarginano in pubblico. Devono tutto a Consentino e lo hanno abbandonato"
CORRIERE.IT
NAPOLI - Arrestato Nicola Cosentino e i due suoi fratelli, Giovanni e Antonio. L’ex sottosegretario all’Economia e i suoi congiunti sono stati arrestati dai carabinieri di Caserta con le accuse di estorsione e concorrenza sleale aggravata dalla finalità mafiosa. Nel corso dell’operazione sono stati arrestati anche Pasquale e Antonio Zagaria (peraltro già in galera), fratelli del boss Michele, uno dei grandi capi del clan dei Casalesi.
L «CARTELLO» - Gli arresti sono scattati perché i fratelli Cosentino avrebbero imposto, configurando una sorta di «cartello», la vendita nel Casertano di prodotti petroliferi delle loro aziende di famiglia (Aversana Petroli, Aversana Gas e Ip Service). In tutto gli arrestati sono tredici (sei in carcere, tra cui i Cosentino, e sette ai domiciliari). Tra loro ci sono tre funzionari dell’Ufficio tecnico del comune di Casal di Principe, un funzionario della Regione Campania e due dipendenti della Kuwait Petroleum Italia.
PRESSIONI CRIMINALI - L’inchiesta della Dda di Napoli, coordinata dai pm Antonello Ardituro, Fabrizio Vanorio e Francesco Curcio, è scattata nel 2011 e ha consentito di ricostruire l’illecita attività di gestione delle aziende d famiglia con l’uso spregiudicato di pressioni criminali. In particolare con la complicità dei due funzionari della Kuwait Petroleum i «Cosentino’s» si assicuravano il «rapido rilascio di permessi e licenze per la costruzione di impianti anche in presenza di cause ostative». I fratelli Cosentino, inoltre, scrivono i pm, «attraverso un sistema di coercizione in danno di amministratori e funzionari pubblici costringevano il comune di Casal di Principe e la Regione Campania ad adottare atti amministrativi illegittimi per impedire o rallentare la creazione di altri impianti da parte di società concorrenti».
LA DENUNCIA - Molto importante nell’inchiesta il ruolo svolto da Luigi Gallo, titolare di un distributore di benzina a Villa di Briano nel Casertano. L’inchiesta è scattata proprio grazie alle sue denunce. Gallo aveva chiesto l’autorizzazione per l’apertura di una stazione di benzina che, di fatto, avrebbe bloccato un’analoga concessione ai fratelli Cosentino per ragioni legate alla distanza minima di 5 chilometri tra le due "pompe", come richiedeva la normativa del tempo. I Cosentino prima avevano fatto in modo che la concessione della autorizzazione fosse (ingiustamente) concessa anche a loro da parte dell’Ufficio tecnico del comune di Casal di Principe, violando così la legge. Successivamente, aggiungono i pm, avevano minacciato pesantemente Gallo.
NESSUNA ESTORSIONE - Un comportamento, aggiungono i magistrati della Dda di Napoli e scrive l’aggiunto Giuseppe Borrelli, reso possibile dal fatto che i Cosentino continuavano ad avere un rapporto molto stretto con i Casalesi. Tanto che - scrive ancora Borrelli - «a Giovanni Cosentino è stata contestata anche una continua attività di riciclaggio a favore del clan, svolta attraverso il meccanismo del cambio degli assegni di provenienza illecita con denaro contante». Un legame che fa ipotizzare, secondo i pm, uno «stabile rapporto di cointeressenza di Nicola Cosentino e del fratello Giovanni con esponenti del clan dei Casalesi, con alcuni dei quali sussistono rapporti di parentela e/o affinità... Da questo legame discendeva poi il divieto imposto dai vertici del clan di operare estorsioni ai danni di impianti riconducibili ai Cosentino, a differenza di quanto avveniva per i concorrenti».
INDAGATO EX PREFETTO DI CASERTA - Nell’inchiesta è indagato anche l’ex prefetto di Caserta ed ex deputato del Pdl Maria Elena Stasi, accusata di concussione ed estorsione. Stasi, come sottolinea in una nota il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, nel 2002, quando era viceprefetto a Napoli, avrebbe cercato di far rimuovere dall’ incarico un tecnico comunale considerato «scomodo». Maria Elena Stasi avrebbe, infatti, convocato in un ufficio della Prefettura di Caserta l’allora sindaco di Villa di Briano, Raffaele Zippo, e, alla presenza di Nicola Cosentino, gli avrebbe intimato di rimuovere dall’incarico di tecnico comunale un geometra «colpevole» di avere contribuito al rilascio di un’autorizzazione a costruire un impianto per la distribuzione di carburante all’imprenditore Luigi Gallo, rivale dei fratelli Cosentino. Il geometra, secondo l’accusa, aveva inoltre resistito alle «incessanti pressioni» attuate dai Cosentino. Il sindaco Zippo riferisce di essere stato ricevuto in Prefettura «da un vice prefetto donna poi divenuto prefetto», che era in compagnia di Nicola Cosentino. «La donna - si legge nella misura cautelare - rimase in silenzio, ma parlò Cosentino, il quale gli disse: ’"Tu devi allontanare il tecnico comunale Nicola Magliulo, perché è indiziato di reati di concussione. Questo Magliulo mi sta dando fastidio. Se mi fai questo piacere ti sarò riconoscente, posso anche darti una mano politicamente, ti sto vicino, se ti serve qualcosa vieni qua"».
SECONDO ARRESTO - Per l’ex sottosegretario all’Economia è il secondo arresto in poco di un anno. Cosentino, infatti, il 15 marzo dello scorso anno si presentò, accompagnato dai suoi legali, al carcere napoletano di Secondigliano: su di lui pendeva un’ordinanza di custodia cautelare emessa nell’ambito dell’inchiesta denominata «Il Principe e la Scheda Ballerina». Dopo alcuni mesi trascorsi nel carcere di Secondigliano, a Cosentino il 12 giugno furono concessi gli arresti domiciliari, dapprima in una villetta del comune di Sesto Campano, in provincia di Isernia, e successivamente nella sua abitazione di Caserta. L’otto novembre scorso Cosentino, su decisione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, era tornato in libertà. Cosentino è imputato nel processo sul presunto reimpiego di capitali illeciti in relazione alla costruzione, mai avvenuta, di un centro commerciale a Casal di Principe
L’arresto dà un colpo importante anche al tentativo dell’ex coordinatore regionale del Pdl di tornare in politica dopo l’esclusione dalle liste per le Politiche italiane. Nonostante la dichiarata volontà di dedicarsi solo ai processi in cui è coinvolto, Nicola Cosentino aveva «incoraggiato» una sorta di scissione in Forza Italia costituendo «Forza Campania» con sette consiglieri regionali, i cosiddetti «sette samurai».
LA SOLIDARIETA’ DI FORZA CAMPANIA - «Siamo vicini a Nicola Cosentino e gli ribadiamo, oggi più di ieri, la nostra amicizia e la nostra solidarietà. Sentimenti che non si azzerano per una inchiesta giudiziaria, ma che si rafforzano semmai in un momento così difficile nella consapevolezza che noi tutti abbiamo dell’uomo e del politico che abbiamo conosciuto e apprezzato in questi anni di militanza e di comune passione politica. Non abbiamo mai rinnegato il rapporto umano e personale che ci lega a lui. E siamo convinti che la verità sarà presto accertata, anche se resta il dolore per il prezzo da pagare per ottenerla», scrive in una nota il gruppo regionale di Forza Campania.
FI: STIMA A COSENTINO - Un po’ a sorpresa arriva anche la solidarietà del coordinatore regionale di Fi, Domenico De Siano. «Esprimo la mia sincera vicinanza all’amico Nicola Cosentino, raggiunto questa mattina da un provvedimento cautelare, ed alla sua famiglia. Siamo certi che la Magistratura, nella quale nutriamo piena fiducia, farà presto piena luce sulla vicenda. D’altro canto, ribadiamo stima per Nicola Cosentino, al quale auguriamo di dimostrare quanto prima la sua estraneità ai fatti contestati».
COSENTINO IN CARCERE IL 14/3/2013
NAPOLI - «Entro in galera con la serenità di chi sa di essere innocente»: lo ha detto Nicola Cosentino, secondo quanto riferisce all’ANSA la sua portavoce, Paola Picilli. L’ultima giornata da uomo libero per il deputato Pdl, che dovrebbe costituirsi domani, è cominciata con il solito jogging alla Reggia di Caserta; poi è rientrato in casa.
ULTIMO GIORNO DA UOMO LIBERO - Cosentino alle 9 ha effettuato la sua seduta di jogging nel verde della Reggia di Caserta. Un’abitudine che ha mantenuto anche oggi, nonostante una pioggia ininterrotta. Alle 10.30, una volta rientrato a casa, si è fatto leggere per telefono la rassegna stampa dalla sua portavoce Paola Picilli. Nessun commento ai quotidiani, solo un leggero fastidio mostrato per i giornalisti che, a suo dire, vogliono carpirgli continuamente dichiarazioni. «Da giorni l’onorevole Cosentino va ripetendo a me e agli altri del suo staff che dobbiamo stare tranquilli», commenta la sua portavoce. Cosentino si è chiuso nel suo palazzo al civico 25 di via Tescione, a Caserta, insieme alla moglie e ai due figli gemelli appena maggiorenni - hanno votato la prima volta alle ultime elezioni - e ha ricevuto al momento solo una visita di alcuni amici.
IN CARCERE - Secondo quanto riferito nei giorni scorsi da uno dei suoi legali, Cosentino dovrebbe costituirsi in carcere domani al termine delle procedure di insediamento del nuovo Parlamento. Nei confronti dell’ex sottosegretario all’Economia e coordinatore del Pdl campano sono pendenti due ordinanze di custodia cautelare in carcere per le quali la Camera ha rifiutato l’autorizzazione all’arresto, ma che sono state confermate nei giorni scorsi dal Tribunale del Riesame di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Cosentino è accusato di corruzione e di concorso esterno in associazione camorristica.
IL COMMENTO DI DE MAGISTRIS - «Non mi unisco al coro di chi brinda quando qualcuno va in carcere. Penso che bisogna portare assoluto rispetto alle decisioni della magistratura e lo penso da ex magistrato e sindaco». Così il sindaco di Napoli Luigi de Magistris in relazione all’arresto di Nicola Cosentino, che domani dovrebbe consegnarsi in carcere. «Ritengo - ha aggiunto de Magistris - che la magistratura abbia agito in piena autonomia e, dunque, che Cosentino debba andare in carcere anche alla luce delle due ordinanze di custodia cautelare e dei provvedimenti confermati dai giudici»