Leonardo Iannacci, Libero 18/3/2014, 18 marzo 2014
ROBY FACCHINETTI – [CANTO LA MIA VITA LONTANO DAI POOH]
La mia vita senza i Pooh. Questo il titolo che Roby Facchinetti avrebbe potuto dare al suo nuovo album solista, il primo dopo l’annuncio della band di prendersi due anni sabbatici.
Dei Pooh, Facchinetti è un nume tutelare, uno che c’è sempre stato in questo gruppo che si riunirà nel 2016, in occasione del 50esimo anniversario della fondazione, avvenuta nel lontano 1966 a Bologna. «E in quella festa accadrà di tutto!», fa lui. Nel nome di una continuità artistica tenace e volitiva, Roby ha fatto uscire Ma che vita la mia (Carosello Records), l’album che anticipa un tour solista (10 maggio a Bergamo, 13 Roma, 16 Brescia, 18 Milano) dedicato a una sola persona: Valerio Negrini, il quinto Pooh, scomparso poco più di un anno fa.
Facchinetti, ci racconta la genesi di questo disco?
«A star fermo non ci riesco proprio. Tutto è nato nel 2012 quando ero ancora con i Pooh e stavo lavorando con Valerio a questi brani. Volevo fare un album solista. Finimmo tutte le canzoni, Negrini mi consegnò l’ultima poco prima del Natale e, dieci giorni dopo se ne è andato ».
Il fatto di non essere più un Pooh l’ha spinta a far uscire questo disco al più presto?
«Mi sono sentito solo, senza Dodi e Red. E, più tragicamente, senza Valerio. Sentivo il bisogno di un album».
Otto canzoni e due tracce strumentali: la sua voce, qua e là, pare diversa dal Facchinetti dei Pooh...
«È così. Essere in un gruppo media molte cose. Nel brano È per me canto la capacità di leggere le donne. Questa canzone è un ringraziamento a quanto l’universo femminile fa per noi uomini».
Ogni tanto, lavorando sul disco, non ha sentito la mancanza di Dodi Battaglia o di Red Canzian?
«Come ho detto, mi sono sentito solo spesso. Mi giravo e loro non c’erano. Quindi mi sono concentrato sulla ricerca musicale, sulle tastiere, sull’elettronica». In tour senza i Pooh: non le fa effetto?
«Certo! Per questo ho pensato di circondarmi di tanti musicisti. Ci saranno Danilo Ballo, che ha arrangiato il disco, e tra le voci Valeria Caponnetto, la soprano che canta con me Poeta, dedicata a Negrini. Proporrò i nuovi brani ma anche quelli dei Pooh a me più vicini».
Se si volta, cosa le viene in mente dei 48 anni da Pooh?
«È stata un’avventura fantastica, sempre in prima fila e con compagni di lavoro incredibili. Quando siamo rimasti in tre, dopo l’addio di Stefano D’Orazio, abbiamo cercato una nuova coesione ed è venuto fuori un album eccellente come Dove comincia il sole».
Qual è il vero motivo per cui i Pooh hanno fatto successo per cinque decenni?
«Abbiamo avuto professionalità, rispetto per il pubblico e la capacità di anticipare, in alcune canzoni, tematiche future. Abbiamo precorso i tempi. La prima canzone sull’omosessualità fu Pierre, uscita quando questo problema veniva misconosciuto. Con decenni di anticipo abbiamo cantato, sempre grazie a Negrini, le problematiche legate all’integrazione, quella della violenza sulle donne, poi la solitudine, la depressione. Per alcuni, però, siamo rimasti soltanto quelli di Piccola Katy. E non ho mai capito il perché».