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 2014  marzo 18 Martedì calendario

SUA ECCELLENZA PINO CARUSO E L’INVASIONE DELL’ULTRATRASH


L’ignobile “Giass” (domenica sera su Canale5, e dove sennò?) di Antonio Ricci, accanto a un bel carico di scoregge pop e choc e un’ottima rubrica sui figli di papà opportunamente piazzati in televisione per diritto dinastico, ci ha fatto l’altra sera dono del ritorno di uno straordinario Pino Caruso, protagonista della comicità che ebbe a muovere i primi passi sul finire dei Sessanta nei varietà del servizio pubblico domenicale pomeridiano, a ridosso della controra del Teatro delle Vittorie. Pino Caruso, a suo tempo, c’era modo di notarlo accanto a Villaggio-Otto von Kantz o Fracchia con il suo “sacco” o anche Cochi e Renato, rispettivamente poeta e contadino. Della ripugnante cornice spettacolare, dove Caruso ha avuto modo di riapparire con la cifra di elzevirista in poche folgoranti battute che gli è propria, possiamo soltanto dire che non ci è parso affatto male, per amore di barricata contro le buone maniere, la caduta precipitosa d’ogni freno inibitorio proprio in Ricci, segno di un palazzeschiano “…e lasciatemi divertire” che a quell’ora, e visti i tempi di moralismo timorato di una sinistra con pretese di buon costume, ha fatto da contrappeso alle anime belle di Fazio e soci che in contemporanea stavano lì ad agitare il turibolo con Gramellini e altri benemeriti della parola pia ancora.
PARADOSSALMENTE, perfino il senso di raccapriccio suscitato tra Twitter e resto della Rete dal nuovo format che a suo modo rende perfino omaggio all’agorà dell’Arbore di “Indietro tutta”, ha un suo retrogusto liberatorio, ma soprattutto, come dicevamo, ha rimesso meritatamente al mondo della prima serata comico-sarcastica lo straordinario Pino Caruso: che sommo piacere infatti vederlo lì nei panni dell’uomo di mondo palermitano che la sa lunga e finalmente non è costretto a indossare la divisa di maresciallo della benemerita fiction d’Italia per fare capolino sulla scena.
Ho detto di lui come di un elzevirista comico, temperato di sarcasmo sicano (cioè palermitano, i siculi sono i catanesi), c’è da aggiungere, sia che si tratti di mafia sia che si tratti di porco mondo tout court, e infatti Caruso, lì tra Luca e Paolo, svettava come un senatore della memoria vivente del varietà televisivo che scende a fare a pezzi il costume di casa, e forse – pensandoci bene – anche questo genere di castoni preziosi nello sbraco generale d’altri comici recenti che meriterebbero invece d’essere spediti al soggiorno obbligato per manifesta ignobiltà (la barzellettiera Valentina Persia in primis) è uno dei meriti di “Giass”, un’avventura che sicuramente ci sarà modo di ricordare come scommessa ultratrash e tuttavia benefica, e poco male se la parodia della Boldrini era politicamente debole, non proprio adeguata nella denuncia dell’ipertrofia dell’Io dell’ambiziosa presidente della Camera.
Insomma, seppure “Giass” dovesse essere chiuso d’ufficio dalla squadra buoncostume perché ritenuto osceno e inadeguato a un pubblico destinato a ben altri nutrimenti etici, andrà comunque ringraziato per aver fatto nuovamente brillare la stella saturnina di Pino Caruso.
@fulvioabbate