MilanoFinanza 18/3/2014, 18 marzo 2014
LA CINA ALLARGA LA BANDA DI OSCILLAZIONE DELLO YUAN
La Banca centrale cinese ha ampliato la banda di oscillazione dello yuan, consentendo alla moneta di salire o scendere dall’1% al 2% rispetto a un tasso di cambio fissato giornalmente dall’istituto. La moneta cinese diventa così più flessibile e quindi più legata agli andamenti di mercato. E così ieri lo yuan è sceso dello 0,5% a 6,1781 per dollaro, ai minimi da 11 mesi. Secondo gli economisti di Brown Brothers Harriman, «poiché l’allargamento della banda di oscillazione è stato deciso in una fase di indebolimento dello yuan, il messaggio implicito è che alle autorità cinesi sta bene un ulteriore discesa della valuta». L’allargamento fa seguito alla mossa operata nei giorni scorsi dalla Banca centrale cinese di pilotare un calo dello yuan per stroncare gli speculatori, che puntavano invece sul suo rafforzamento. Ma a consigliare un indebolimento della moneta c’è il rischio che quest’anno la Cina non riesca a raggiungere gli obiettivi di crescita del pil. Gli economisti di Goldman Sachs pensano invece che una fascia di oscillazione più ampia non implichi affatto che si voglia indebolire lo yuan. Resta il fatto che il calo dello yuan finisce per aumentare le pressioni deflazionistiche su Eurolandia, che si deve confrontare con un tasso d’inflazione sceso a febbraio allo 0,7% annuo. Sono già in deflazione Cipro (-1,3%), Grecia (-0,9%), Portogallo e Slovacchia (-0,1% entrambi).