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 2014  marzo 18 Martedì calendario

FLAVIA PENNETTA, IN DUE È MEGLIO

Pomeriggio di un indimenticabile 16 marzo, la finale di Indian Wells spinge Flavia Pennetta e il suo allenatore, Salvador Navarro, verso l’aeroporto di Los Angeles e l’aereo per Miami. Un coast to coast che fotografa la carriera della brindisina dal sorriso che conquista, dal 7-5 6-1, subìto 12 mesi fa già al primo turno da Francesca Schiavone sul cemento della California (come numero 92 del mondo), al 6-2 6-1 rifilato in finale ad Agnieszka Radwanska, con promozione al numero 12 del mondo.
Flavia Pennetta, che sensazione prova?
«Sono felice, molto felice. Ma sono ancora troppo calma. Ho chiamato papà, a Brindisi, e lui zitto... Gli ho detto: “Papà, respira”. E’ una delle persone più importanti della mia vita, con la famiglia e gli amici che mi stanno sempre vicino, ancor di più negli ultimi due anni e sanno che questo è il momento per il quale ho lavorato tanto, quello che aspettavo da tanto. Quant’è che non vincevo un torneo: Marbella 2010, eh? Ma volevo tanto arrivare in doppia cifra, dieci, suona bene».
Quella Pennetta avrebbe battuto quella di oggi?
«No, questa è una Pennetta con più personalità, che capisce molto di più la tattica di gioco in generale e legge meglio la partita. Diciamo che oggi questa Pennetta ha più palle».
L’ha anche scritto sulla telecamera in campo: N.M.M., non mollare mai. E’ il motto tatuato sul fianco di Fabio Fognini, che è restato a tifare per lei malgrado fosse eliminato.
«Siamo amici, ci conosciamo da una vita, ci supportiamo l’un l’altro, in questo momento ancor di più. C’è anche una scommessa in ballo su chi arriverà più lontano in classifica».
Ma gli ha chiesto lei di restare o l’ha deciso lui?
«Gliel’ho chiesto io, ma comunque ha ritardato solo di qualche ora, d’accordo con coach Pearlas, che conosco da anni».
Sicuro, sicuro che siete soltanto amici?
«In questo momento Fabio è un punto di appoggio, è proprio un amico. Questo legame è cominciato pochissimo tempo fa, non negli allenamenti a Barcellona, ma dopo. Vediamo che cosa diventerà in futuro. Io sto bene».
Il futuro dice che Flavia Pennetta potrebbe tornare «top ten», come nel 2009, prima italiana a riuscirci.
«Calma, calma. Battere Li numero 2 e Radwanska 3 ha un suo senso, ma la strada è ancora lunga. L’importante è che gioco più aggressiva, anche quando mi cago un po’ sotto, o almeno ci provo. Ancora non ci siamo alle prime 10, ma mi sento bene di fisico e di testa, e ho la consapevolezza di potermela giocare con tutte».
Qual è il segreto della sua seconda carriera, a 32 anni?
«Lo devo un po’ alla maturazione come persona, alla consapevolezza di quel che sono, e un po’ all’allenatore, Salva Navarro, che non è filosofico come Urpi, la guida di tanti anni, ma mi controlla, mi striglia anche. A me piace chi mi dimostra che mi sa tenere, con la forza del carattere».
Chiuda gli occhi, che flash decisivi rivede, in questi mesi, per tornare competitiva?
«Le brutte sensazioni dell’anno scorso, a Indian Wells, quando davvero ho pensato al ritiro. Era una questione fisica, prima ancora che tennistica. E quella partita con la Cornet a Wimbledon, lo 0-6 iniziale, il tie-break, l’attacco di panico, le due ore di lotta, il ritorno negli ottavi di uno Slam... E poi la Stephens, a Indian Wells, ho voluto vincere di più e mi sono sopportata».
Dopo un torneo così importante, contro avversarie così forti, che obiettivi ha ora Flavia Pennetta?
«Anche prima dell’operazione al polso che m’ha tenuta ferma 6 mesi fino a febbraio, volevo tornare fra le top 10. E il sogno di vincere il Roland Garros rimane, da sempre».
Intanto, però, è subito di nuovo tennis.
«Il brutto di questo sport è che non ti puoi mai davvero godere una vittoria. Pensa solo alla Li, avevo appena battuto la numero 2 del mondo e sono tornata in campo con la Radwanska... A proposito, un’altra si sarebbe ritirata con quel problema al ginocchio, lei no, ci ha provato fino alla fine. Ma un paio di giorni di break, a Miami, li avrò, e dovrò pagare una cena a un po’ di italiani che giocano lì... Ho vinto un milione di dollari, mi tocca!».
Bella, solare, unica, vecchia, ma insieme moderna: Flavia Pennetta è la fotografia della nostra Italia.
«Mi piace questo paragone perché il nostro è un paese fantastico, il più bello del mondo. Col mio esempio vorrei essere un simbolo positivo e dare energia agli italiani perché non si lascino mai andare, come ho fatto io. Ne sarei felice».