http://www.corriere.it/economia/14_marzo_17/energia-industria-finanza-d5fa9eec-adfc-11e3-a415-108350ae7b5e.shtml, 18 marzo 2014
L’entrata indiretta del colosso Rosneft in Pirelli riaccende i riflettori sulle relazioni finanziarie e commerciali tra Italia e Russia e lo fa in un momento di alta tensione internazionale che vede Mosca sul banco degli imputati per la crisi in Ucraina e Crimea e destinataria di sanzioni
L’entrata indiretta del colosso Rosneft in Pirelli riaccende i riflettori sulle relazioni finanziarie e commerciali tra Italia e Russia e lo fa in un momento di alta tensione internazionale che vede Mosca sul banco degli imputati per la crisi in Ucraina e Crimea e destinataria di sanzioni. Un quadro delicato, e complesso, in cui si muovono consistenti e in alcuni casi storiche relazioni economiche tra i due Paesi. La stessa Rosneft non e’ alla sua prima iniziativa in Italia: il numero uno mondiale del petrolio ha da anni alleanze con Enel ed Eni, controlla il 21% di Saras (famiglia Moratti) e ha siglato accordi con Autogrill. Una presenza di spicco in Italia e’ anche quella del fondo Pamplona - lussemburghese di domicilio, ma riconducibile al banchiere russo Alexander Knaster - che ha il 5% di Unicredit. Tornando al campo petrolifero, di rilievo le iniziative di Lukoil che ha rilevato la raffineria Isab dalla Erg, la compagnia della famiglia Garrone. Un’altra incursione russa nella Penisola - ma con esiti infelici - e’ stata quella della Severstal dell’oligarca Alexei Mordashov che nel 2005 ha rilevato per 500 milioni di euro la Lucchini, ora in amministrazione straordinaria e in una fase cruciale per la sua sopravvivenza. E’ in ogni caso nel campo energetico che sono maggiori i rapporti tra i due Paesi. Partita alla fine degli anni 50, come semplice collaborazione commerciale e’ diventata una vera collaborazione industriale sempre piu’ interdipendente. Eni, oltre ad essere il maggiore acquirente di gas da Gazprom nonché uno dei maggiori acquirenti di greggio da Rosneft, e’ in joint venture con Rosneft per l’esplorazione nel Mar Nero e nel Mare di Barents ed e’ partner di Gazprom in South Stream. Enel, primo operatore estero a entrare nel mercato russo dell’energia elettrica, possiede il 56% di Ogk-5, gruppo con quattro centrali termoelettriche e partecipa anche al 49,5% a RusEnergoSbyt con una quota del 4% della domanda del mercato russo e nel settore nucleare ha firmato un accordo di collaborazione con RosAtom. Restando nel settore energetico, c’e’ la genovese Coeclerici, che opera in Russia da 60 anni e nel 2008 ha acquistato la miniera di carbone di Korkchakol. Saipem dal conto suo si e’ aggiudicata importanti contratti in Russia, i piu’ recenti dei quali da parte del colosso Lukoil. Ben presente in Russia anche Technimont, che ha iniziato il 2014 con 2 contratti di engineering per impianti di fertilizzanti. Fiat opera nella regione di San Pietrobrugo con impianti a Tartstan e Nizhny Novgorod. Tutti i nomi di rilievo dell’industria italiana operano in Russia, dalla siderurgia-metallurgia (come Techint, Danieli, Dalmine, Ansaldo, Marcegaglia), alla ceramica (Marazzi), al vetro, al cemento, alla gomma (Pirelli e Comozzi), all’arredamento, agli elettrodomestici (Merloni, Indesit, De Longhi tra gli altri), alle tlc, alla farmaceutica (Menarini, Soren ed Esaote), come pure i grandi nomi del «made in Italy» sia della moda sia dell’alimentare che trovano in Russia una clientela molto attenta. Tra i progetti industriali comuni, quelli di Alenia con la russa Sukhoi per un aereo civile a medio raggio e quella di Agusta Westland con Russian Helicopters. Passando al settore finanziario, Generali ha il 38,5% del gruppo assicurativo Ingosstrakh, uno dei principali della Russia, mentre e’ stata nel tempo azzerata la piccola quota in Vtb una delle principali banche del Paese. Tra le banche italiane attive in Russia vi sono Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca, Mps, Bnl e Banca Ubae. La presenza italiana e’ dunque assai consistente e variegata. In base ai piu’ recenti dati dell’Ice sono oltre 400 le aziende italiane che operano in Russia e la presenza maggiore (36% del totale) riguarda la meccanica e i mezzi di trasporto, seguita dall’arredamento-edilizia (18%) e dalla moda (11%), fino ai servizi di consulenza (10%), i servizi legali (5%) e l’agroalimentare. Sul fronte degli investimenti sono peraltro gli italiani a primeggiare sui russi. I flussi di investimenti esteri netti diretti dell’Italia verso la Russia totalizzano 5,6 miliardi di euro tra il 1992 e il 2012 - secondo i dati piu’ recenti del ministero dello Sviluppo economico - contro i 980 milioni di Ide netti della Russia in Italia. La porzione italiana e’ comunque poca cosa se confrontata ai 107 miliardi di Ide complessive verso la Russia (dati 2011). Passando ai rapporti commerciali, l’Italia lo scorso anno e’ stata il sesto fornitore della Russia con una quota di mercato del 4,4% e il quarto cliente con il 6,6%. La Russia invece e’ al quinto posto come fornitore della Penisola (5,5% del mercato) e all’ottavo come cliente (2,8%). L’interscambio con l’Italia e’ cresciuto notevolmente, passando da 17,8 miliardi del 2005 ai quasi 31 miliardi stimati per il 2013, di cui oltre 20 miliardi di esportazioni. Ed e’ sempre l’energia a tirare la corsa (Fonte: Radiocor)