Guido Olimpio e Guido Santevecchi, Corriere della Sera 18/3/2014, 18 marzo 2014
AEREO SPARITO, LE TROPPE VERITA’ DELLA MALESIA
Ogni giorno si aggiungono frammenti di tessera al mistero del Boeing 777 scomparso mentre era in volo da Kuala Lumpur a Pechino. Gli ultimi tasselli ci riportano a quanto è avvenuto nella cabina dei piloti e alle strane manovre del jet. Nulla, però, che aiuti ad avere il mosaico completo.
La sequenza
Le fonti ufficiali hanno fornito nuove informazioni sulla sequenza degli eventi. Domenica il ministro della Difesa ha sostenuto che il transponder del jet è stato disattivato dopo l’ultimo contatto radio. Ora, invece, tutto è stato rivisto. E questa sarebbe la catena di eventi. Ore 1.07: il sistema di comunicazioni dati Acars manda il suo segnale; 1.19: una voce dalla cabina dice «All right, good night», per gli investigatori a parlare è il copilota Fariq Abdul Hamid; 1.21: il transponder che dialoga con il radar smette di funzionare, probabilmente è stato disconnesso; 1.30: i controllori perdono il contatto; 1.37: l’Acars dovrebbe inviare un nuovo «ping» ma ciò non avviene, non è più attivo. Cosa ha determinato lo stop negli apparati? Il governo malese, nei giorni scorsi, ha parlato di gesto deliberato. Da qui l’attenzione sul comportamento dell’equipaggio. Ieri alcuni esperti Usa sembravano più cauti, molti, invece, trovano conferme ai sospetti sui piloti o su un dirottatore con competenze aeronautiche.
La frase
Si discute anche sull’ultima frase: di norma, il pilota dovrebbe ripetere informazioni importanti, come le frequenze radio date dai controllori aerei, per confermare di aver ricevuto correttamente il messaggio. E poi bisognerebbe concludere con la formula «Roger, out». Lo sostiene per esempio Hugh Dibley, ex comandante della British Airways e ora membro della Royal Aeronautical Society. Quel «Tutto bene, buona notte» era forse un tentativo di richiamare l’attenzione da parte del copilota su un dirottamento in corso? Altri dicono che non sempre la procedura è seguita alla lettera.
Le impennate
Le ricerche si estendono per ottomila chilometri, dal Kazakistan a Nord fino all’Oceano Indiano a Sud. Nessuno sa (o ammette di sapere) dove si sia diretto il Boeing con i suoi 227 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio. Chi era ai comandi pare aver fatto di tutto per scomparire. Con impennate sopra 45 mila piedi (13.700 metri) e discese a 23 mila piedi (7 mila metri), sotto l’altezza di crociera. Un satellite ha captato i «ping» del jet fino alle 8.11 del mattino, quando il Boeing doveva avere carburante per volare ancora non più di mezz’ora. Fonti malesi dicono che a un certo momento il Boeing si è abbassato a 5 mila piedi, 1.500 metri, forse per nascondere il suo percorso ma in questo modo ha consumato più carburante. O perché il «pilota» non era abbastanza esperto? I radar militari, spiegano, lo avrebbero inquadrato comunque. Molte domande anche sul picco dei 45 mila piedi. Uno scenario ipotizza che abbiano raggiunto quella quota per asfissiare i passeggeri. È vero che, in caso d’emergenza, escono le maschere per l’ossigeno, però hanno una durata limitata, giusto il tempo per riportare il jet ad un’altezza normale.
Le indagini
Oltre al comandante Ahmad Shah Zaharie, un altro membro dell’equipaggio aveva a casa un simulatore di volo: lo steward Tan Size Hiang, 46 anni, steward della Malaysia Airlines e padre di una bimba che ha compiuto 5 anni il 14 marzo. La presenza del simulatore, si ripete, non è però una cosa inusuale. Gli Usa accusano — in forma anonima — i malesi di aver rifiutato un’offerta di collaborazione e aggiungono che per ora non sono emersi legami con realtà terroristiche conosciute. Gli agenti dell’Fbi sono al lavoro per scoprire eventuali connessioni.
L’Independent rilancia la voce che il 777 potrebbe essere atterrato in territorio talebano, ma resta da spiegare come abbia fatto ad arrivarci senza essere scoperto in un’area che dovrebbe essere sorvegliata. Il congressista americano Pete King ripropone la «formula» del suicidio del pilota. Dall’elemento umano a quello elettronico: magari è stata un’azione di cyberwar a mettere fuori uso la strumentazione del 777. L’India, dopo aver escluso il transito del jet, ha sostenuto che i radar nella zona della Andamane non coprono tutto. Uno dei tanti buchi: solo il 10% del pianeta ha una copertura adeguata. E si chiude con la diffidenza verso il governo di Kuala Lumpur che dice e si contraddice. Pechino parla di incompetenza ma forse è solo una cortina per nascondere qualcosa avvenuto la notte della scomparsa.